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Miss Peregrine e la casa delle recensioni speciali

Quando ci invitano alle anteprime di solito in noi scattano due interruttori. Il primo attiva la curiosità che ci porta ad accettare l’invito e a recarci al luogo della proiezione, il secondo attiva l’ansia. Quest’ultima spesso è dovuta al fatto che il nostro giudizio sul film non rispecchi quello che si aspettano i lettori o che nello scrivere la recensione ci scappi qualche spoiler involontario.
Così ci troviamo spesso a scrivere recensioni pesando le parole una ad una, soprattutto quando si tratta di film con alla regia qualcuno che ha influenzato parecchio le nostre generazioni. C’è sempre del timore reverenziale che ci osserva mentre scriviamo. È li, in piedi con le braccia conserte e ci osserva.
Oggi qui accanto c’è il timore reverenziale verso Tim Burton.
Siamo andati al cinema con nella testa le recenti immagini dei due capitoli di Alice in Wonderland e nel cuore la speranza che il buon vecchio Tim fosse ritornato in carreggiata dopo il brutto scivolone giù per la tana del bianconiglio.
Vorrei specificare, a scanso di equivoci, che chi scrive non è un esperto assoluto di cinema ne un critico cinematografico e che quella che segue è una semplice opinione di un ragazzo qualunque con la passione per la settima arte.
Detto questo parliamo del film.
"La casa per ragazzi speciali di Miss Peregrine" è tratto dal primo capitolo di una serie di tre libri di Ransom Riggs e date le premesse molto dark ed inquietanti la scelta del regista era scontata.
La storia è molto bella e i giochi temporali sono ben gestiti e privi di eccessivi paradossi. Il film purtroppo però sembra troppo glissare sulle atmosfere dark che la storia fornisce. Il che ci ha stupito negativamente visto che la storia sembrerebbe veramente cucita addosso allo stile di Burton che però si perde strada facendo.
Il protagonista (Asa Butterfield) che ci aveva trasportato con successo facendoci emozionare con "Hugo Cabret", in questo film non ci trasmette nulla così come gli altri personaggi che, nonostante l’ottimo background fornito dai racconti iniziali, risultano piatti, vuoti, quasi intercambiabili.
Il tutto forse è dovuto ai tanti, troppi spiegoni inseriti ogni due scene, che si prestano bene ad una storia letta ma che in una vista sul grande (o piccolo) schermo distraggono fin troppo e diventano tediosi.
Gli antagonisti capeggiati dall’onnipresente Samuel L. Jackson, sembrano un branco di Slendermen senza un ben preciso scopo.
Infine i ragazzi “speciali” rinchiusi in una casa protetta da un loop temporale ci ricordano fin troppo gli X-men con la differenza che Charles Xavier non sarà mai bello quanto Eva Green nei panni di Miss Peregrine.
Il film è tutto sommato piacevole anche se siamo rimasti un po’ delusi da quella curiosità attivata dal nome Tim Burton. Insomma se nelle locandine non ci fosse scritto “regia di Tim Burton” non vi accorgereste minimamente della differenza. Il vecchio Burton, quello artistico, ci manca.
La sua caduta libera non accenna a rallentare.
Miss Peregrine si macchia di una grave colpa, forse la peggiore per una storia: essere facilmente dimenticabile.

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Un commento

  1. Devo ancora vedere il film,tuttavia mi sembra che sia arrivata l’ora per Tim Burton di darsi a un’opera originale scritta e ideata da lui,per vedere se ha perso o no il suo tocco,in quanto è da parecchio che non si vede (a parte Frankenweenie) un qualcosa uscito direttamente dal suo immaginario.

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