Come ogni anno il Natale sta arrivando, gli alberi ormai sono tutti addobbati e luccicanti nelle vostre case, in attesa che nella mattinata di domani si possano trovare tanti bei regali pronti da scartare. Il Natale è una tradizione affascinante dal punto di vista folkloristico; nonostante la maggior parte di noi sia ormai adulta, conserviamo sempre un bel ricordo del caro vecchietto benevolo e barbuto che ogni anno vola a una velocità che farebbe impallidire il Millenium Falcon per consegnare regali a tutti i bambini del mondo. La storia di Babbo Natale ha contribuito molto a creare quell’atmosfera magica che ogni anno viviamo in questo periodo e che ci viene ricordata con forza non appena accendiamo la televisione dai milioni di film a tema; questa leggenda resta sempre attuale, tramandata di genitore in figlio, anche allo scopo di indurre i piccoli a comportarsi bene, così da avere dei bei regali, e non ritrovarsi solo con del misero carbone sotto l’albero. Questo è quello che si racconta nella maggior parte dei paesi del mondo a riguardo del Natale, ma non tutti i bambini che si sono comportati male sono così fortunati da cavarsela con del semplice carbone.
In Islanda, terra fredda di origine vichinghe, le cose non sono così sdolcinate e permeate della stessa patina di buonismo. Secondo la tradizione, infatti, il periodo natalizio diventa il regno del terrore del troll Grýla, che insieme al pigro marito Leppalúði, ai suoi tredici figli detti gli Yule Lads, e al suo enorme gatto nero chiamato il gatto di Yule o in islandese Jólakötturinn, si ritrovano durante le feste a mangiare i bambini cattivi, usati per cucinare il piatto preferito del troll, ovvero lo stufato di bambini. Della storia di Grýla si hanno cenni sin dal tredicesimo secolo, addirittura il suo nome è citato nell’Edda di Snorri Sturluson, ed è probabile che le sue origini siano anche più antiche, tramandate in origine soltanto oralmente. Il suo legame con il periodo natalizio nasce intorno al 1600, quando i genitori islandesi iniziano a raccontarne la storia ai propri figli così da indurli a comportarsi bene; e quale miglior modo se non quello di terrorizzarli a morte? Grýla è chiamata troll, ma viene descritta in diversi modi a seconda delle storie: a volte è composta da varie parti di animali, a volte ha quindici code e ognuna di esse può portare fino a venti sacchi pieni di bambini cattivi, in altre ha tre teste o tre occhi, mentre in altre appare come un troll dei più classici.
A quanto pare le storie su questa allegra famiglia di troll furono parecchio efficaci in passato: nel 1746, i bambini erano talmente terrorizzati da non voler più uscire di casa nel periodo natalizio, tanto che il governo islandese dovette vietare l’uso di queste storie a scopo “intimidatorio”. Col tempo, così, sia Grýla che gli Yule Lads furono addolciti, tanto che i tredici, pur mantenendo una parte del loro carattere dispettoso, divennero delle figure positive e legate al clima di festa, e si ritrovarono a portare dei piccoli doni ai bambini buoni o una patata marcia a chi si comportava male: un bel passo avanti rispetto al mangiarli! Ai giorni nostri, in Islanda gli Yule Lads sono diventati delle celebrità e rendono felici i bambini con piccoli doni lasciati nelle loro scarpe per i tredici giorni prima del 25 dicembre. Quanto al destino di Grýla, esso risulta diverso a seconda delle storie, fra cui molte anche di derivazione recente.
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