Il progetto legato alla realizzazione di Kingdom Come: Deliverance è stato lungo e tortuoso. Il talentuoso designer, ex 2K Czech, Daniel Vávra aveva le idee ben chiare sin da quando lasciò la precedente compagnia nel 2009 per fondare i Warhorse Studios nel 2011. Da lì passarono molti anni, in cui il progetto restò in bilico a causa del poco interesse di vari publisher, fino a quando la campagna Kickstarter del 2014 dimostrò l’ampio interesse del pubblico, raccogliendo in poco tempo oltre un milione di dollari dei 300 mila richiesti. Da lì, la situazione del titolo, snobbato da tutti, migliorò fino all’accordo stretto con Koch Media e Deep Silver per la pubblicazione anche su console. Grazie a questo successo, siamo qui a parlare del primo titolo dei Warhorse Studios: l’RPG dall’animo spiccatamente medievale Kingdom Come: Deliverance.
Sin dai primi filmati di gameplay il titolo ci ha lasciati dubbiosi sulla sua vera natura, certo è un RPG, ma senza avere una visione d’insieme facevamo fatica a inquadrarlo e a capire se ci piacesse o no. Ora, dopo aver potuto mettere mano alla visione completa ne siamo sicuri: Kingdom Come: Deliverance è un grande gioco, una perla inaspettata che è riuscito a imporsi grazie alla sua originalità in un periodo pieno di pesi massimi come Monster Hunter World o Dragon Ball FighterZ. Vi spieghiamo dunque i motivi che ci hanno convinti ad affermare quanto appena detto.
ANNO DOMINI 1403
In Kingdom Come: Deliverance non troverete elfi, nani, orchi, draghi né dungeon misteriosi da esplorare, e non sarete nemmeno eroi senza macchia e senza paura che sbaraglieranno un esercito con un colpo di tosse; sarete semplicemente Henry, figlio del fabbro del piccolo villaggio di Skalica. Siete un villico come tanti, che pensa a divertirsi con gli amici e a rincorrere le fanciulle, con poca voglia di ereditare il mestiere del padre e tanta invece d’avventura. Il periodo medievale era duro e senza pietà e di colpo la vita tutto sommato tranquilla e pacifica di Henry viene stravolta dall’arrivo dell’esercito di mercenari Cumani di Sigismondo, che rade al suolo il villaggio del povero ragazzo, uccidendone genitori e la maggior parte dei suoi amici. Ci ritroviamo così nei panni di un povero giovane uomo che ha perso tutto e che deve scrollarsi di dosso la spensieratezza della gioventù se vuole arrivare a vendicarsi degli uomini che gli hanno strappato ogni cosa. Kingdom Come è ambientato nella Boemia di inizio ‘400, in un periodo di tumultuosa guerra civile, dove il re legittimo, Venceslao, detto “il Pigro” per il suo scarso interesse alle questioni di corte (sostituiti da alcol e donne), viene rapito dal fratellastro, Sigismondo di Lussemburgo re d’Ungheria, dopo l’appello di molti nobili stanchi della condotta del “Pigro”. Questo però porta a una guerra civile fra Sigismondo, che vuole impadronirsi delle ricchezze della Boemia e sostituire in toto il fratello, e i nobili ancora fedeli al vecchio re, fra cui il nobile a capo del nostro villaggio ,Sir Radzig Kobyla (motivo per cui il povero paese natale di Henry è preso di mira).
Il contesto storico è il vero protagonista del titolo e gli sviluppatori di Wildhorse hanno fatto davvero un lavoro magistrale nel ricostruire un’ambientazione credibile e immersiva, con dialoghi fra i personaggi che sembrano davvero usciti da oltre 600 anni fa. Il fascino dell’epoca è resa alla perfezione nelle parole e nei caratteri dei vari intermediari che incontreremo nel gioco, con molte discussioni forse non necessarie allo sviluppo della trama, ma sicuramente utili ad aumentare l’immersione del giocatore in un’altra epoca storica, come ad esempio un semplice dialogo fra gli avventori di una taverna che parlano di politica come noi oggi parleremmo dei vari partiti delle elezioni. I villaggi spogli e sporchi e i popolani vestiti di stracci che vivono a stretto contatto con gli animali lasciati liberi per le strade rendono il tutto ancora più realistico, per un titolo che dimostra la cura fin nei dettagli più minimi. Per i meno esperti del periodo storico è presente anche il Codex, una mini enciclopedia consultabile nel menu di gioco che ci racconta tantissimi particolari della vita medievale, dai maggiori eventi storici che stiamo vivendo fino alle curiosità sulla vita quotidiana del popolo.
REPETITA IUVANT
Il realismo è la parola d’ordine di Kingdom Come,aspetto che viene inserito in ogni singolo aspetto del gioco, e che forse lo renderà un titolo non per tutti, specialmente per i poco avvezzi al genere. Deliverance pone le sue basi sui classici action RPG di stampo occidentale, con un sistema che ricorda i titoli Bioware, quali Mass Effect o Dragon Age Origins, i titoli Bethesda come Skyrim o Fallout 4 o il più recente Witcher 3 di CD Projekt Red. Le somiglianze di sistema con questi titoli si trovano in tutti gli aspetti classici come i dialoghi a risposta multipla, la progressione del personaggio, il combattimento votato all’azione ecc. Il titolo però riesce a rendere questi aspetti già conosciuti a chi mastica il genere davvero peculiari. Vi basti sapere che dovrete mangiare e dormire con una certa regolarità altrimenti subirete dei malus e se aspetterete troppo a mangiare il cibo diventerà avariato e subirete un’intossicazione alimentare.
Nei dialoghi poi avremo diversi tipi di risposta, influenzati dalla nostra abilità nel dialogare, dal nostro carisma o dalla nostra presenza intimidatoria (a volte anche dai nostri denari). Non basterà però avere un punteggio più alto in una caratteristica per avere successo nelle discussioni, ma dipenderà molto anche dalla situazione.
Ad esempio è inutile far leva sul nostro carisma tramite abiti sfarzosi di fronte a un nobile, ben consapevole delle nostre umili origini, così come sarà deleterio intimidire una guardia grossa due volte noi. Entreranno in gioco anche altri fattori, come l’alcol, che ci può dare un bonus nel dialogo a patto di non esagerare, caso in cui invece subiremo dei malus, oppure i talenti specifici e originali che il titolo ci permette di scegliere, come quello, molto inconsueto, di poter esercitare un certo fascino sulle donzelle grazie alla scarsa igiene personale, così da mostrare tutto lo charme dell’uomo vissuto, anche se ciò comporterà dei malus con il resto degli interlocutori. Dunque starà a noi costruire il nostro personaggio nella maniera che più preferiamo, e vi garantiamo che avrete l’imbarazzo della scelta.
Il sistema di progressione ricorda molto gli Elder Scrolls, in cui una statistica aumenta utilizzandola il più possibile. Il combattimento con la spada, ad esempio, farà aumentare la nostra forza e abilità con quest’arma, mentre tirare con l’arco accrescerà la nostra agilità oltre che la nostra abilità con gli archi stessi. A ciò va aggiunto anche un livello generico che salirà tramite le varie azioni svolte. Ogni aspetto elencato avrà a sua volta dei talenti: far aumentare la forza, il dialogo, ecc. ci farà guadagnare punti da spendere in alcune perk specifiche per ciascuna caratteristica, così da aumentare il peso degli oggetti trasportabili, la possibilità di sentire meno la fame o il sonno, o il numero dei bonus nei dialoghi in determinate condizioni. Ci saranno davvero talenti per tutti i gusti e saremo liberi di decidere l’approccio preferito al gioco. Potremo infatti votarci all’azione e diventare dei potenti guerrieri facendo carriera nel mondo militare oppure potremo frequentare più assiduamente i salotti nobiliari utilizzando come arma le nostre pungenti parole. Avremo persino la possibilità di finire il gioco senza uccidere nessuno.
ALLA PUGNA!
Passando alla fase action, i combattimenti sono gestiti da un sistema che ci ha ricordato molto quanto visto con Mount & Blade. In pratica, con un’arma in pugno potremo attaccare da cinque direzioni differenti aggiungendo alla pressione del tasto d’attacco la direzione scelta. Potremo poi parare, cosa che ci farà consumare resistenza, o schivare gli attacchi. Sarà possibile anche fare delle finte e contrattaccare parando all’ultimo secondo con il giusto tempismo. Dovremo però stare attenti a tenere sotto controllo il consumo della resistenza, perché restarne a secco ci renderà vulnerabili e più lenti nei movimenti. Se feriti, potremo addirittura diventare meno efficaci; ad esempio, se colpiti a una gamba non potremo più correre, se al braccio non potremo più tenere bene l’arma e i nostri attacchi risulteranno meno efficaci.
Il Combat System risulta in linea con il resto del titolo, sacrificando la fluidità dell’azione per uno stile più ponderato e tattico. La scelta dell’arma non sarà limitata alle sole spade, ma avremo modo di utilizzare anche asce, mazze, bastoni e molto altro. Potremo anche usufruire dell’uso degli archi per attaccare a distanza, ma in questo caso l’estremo realismo rende parecchio difficile usarli con efficienza. Ci è piaciuta molto l’evoluzione che anche questo aspetto avrà nel gioco. All’inizio, infatti, Henry non è molto abile né con la spada, né tantomeno con l’arco (sarà una vera impresa colpire un bersaglio statico con la mano tremolante del protagonista). Aumentando le varie caratteristiche, vedremo il nostro personaggio migliorarsi fino a diventare un provetto spadaccino o arciere. Naturalmente non saremo mai in grado di sconfiggere interi eserciti da soli e, anche nelle fasi avanzate del titolo, per quanto forti e ben equipaggiati faremo fatica a sopravvivere a scontri con più di un avversario. Proprio in queste occasioni il combat system mostra il fianco, infatti contro due o più avversari il sistema non è così efficace per via di un cambio di bersaglio troppo lento e che ci manderà in confusione nel direzionare gli attacchi.
Questo aspetto non è l’unico ad avere dei problemi, difatti molte meccaniche del gioco risultano scomode e non pienamente riuscite, come ad esempio lo scassinare, complesso e difficile da mettere in pratica, considerando le pene pecuniarie e di reputazione che subiremo se scoperti. Inoltre, anche il sistema di salvataggio è piuttosto macchinoso: il gioco salverà all’inizio e alla fine di ogni quest o quando dormiremo in un letto. Per salvare liberamente dovremo possedere “la grappa della salvezza” un oggetto costoso (o che potrete produrre per conto vostro ma molto in là nel gioco) che vi permetterà di salvare in ogni momento, il che lo rende davvero preziosissimo, data la sua rarità. Questo ci obbliga a sperimentare un po’ meno durante l’esplorazione, per paura di dover ripetere da capo grosse parti di una quest, e a utilizzare la grappa solo in situazioni di estrema necessita. Probabilmente alcuni apprezzeranno la possibilità di evitare di ricaricare quando le cose vanno male troppo spesso, ma molti altri avrebbero preferito una maggior libertà in questo senso.
ARS VISUALIS
Graficamente il titolo ci mostra degli ambienti ottimamente realizzati, anche se i modelli dei personaggi sono piuttosto anonimi. Per il budget del titolo è comunque un ottimo risultato e la cura in ogni dettaglio si vede, se consideriamo che chi lo ha sviluppato è un gruppo molto ridotto rispetto ad altre grosse software house; il risultato finale è davvero buono, nonostante qualche sbavatura e alcuni bug che però non inficiano l’esperienza. La mappa di gioco non è enorme come altre produzioni ma è piuttosto ampia e ricca di cose da fare, fra quest secondarie e attività minori. Una delle cose che abbiamo più apprezzato è la componente artistica, che permea tutto il gioco, compresi i menu che ricalcano perfettamente miniature e polittici medievali. Anche la colonna sonora è perfetta per l’ambientazione, aumentando ulteriormente l’immersività.
Kingdom Come Deliverance è un gioco vasto che vi saprà catturare e immergere in un mondo medievale perfettamente riuscito. Forse non è adatto a tutti, data la peculiarità dell’ambientazione e il minuzioso aspetto realistico applicato a ogni meccanica di gioco, ma chi saprà andare oltre a ciò si ritroverà a vivere l’esperienza videoludica più storicamente accurata e coinvolgente mai realizzata.
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Curiosissimo di provarlo, non mi dispiacerebbe un’intera saga spalmata sui vari periodi storici.
È bellissimo giocare in un mondo realistico.
Mai fatto prima, è estremamente godibile.
Non ne rimarrai deluso, te lo dico io. A patto di avere un pc decente.