Tempo fa ci eravamo chiesti se una serie, priva del suo classico protagonista, fosse in grado di reggersi in piedi da sola, e se tale serie avesse potuto raccontare storie in larga parte conosciute da un diverso punto di vista, più originale. In occasione del ritorno sul piccolo schermo, il 24 aprile, dopo un’entusiasmante midseason finale, e dell’arrivo di tutta la seconda stagione su Netflix, torniamo a parlare di Gotham, la serie tv incentrata sull’universo di Batman, ma senza Batman.
Gotham nasce sullo schermo nel settembre del 2014, partorita e creata da Bruno Heller (ideatore di The Mentalist), e si configura come un prequel/spin-off che racconta la origini dei personaggi che negli anni hanno legato la loro vita a quella del giustiziere mascherato.
Lo show ha come protagonista un giovane detective James Gordon, ancora prima di diventare commissario, ancora prima dei classici baffi e impermeabile, e la sua rocambolesca (rivisitata) carriera che lo porteranno dove ben sappiamo tutti.
La prima stagione si apre con il caso iconico dell’omicidio dei Wayne e, da subito, ci viene presentato il futuro vigilante, ancora in erba, ancora fin troppo giovane per diventare il protagonista. Nel corso della stagione fanno la loro entrata in scena anche gran parte dei villain storici. A ciascuno viene dedicato il giusto tempo e gli viene fatta imboccare la strada che li porterà li dove devono arrivare; il tutto senza dimenticare in sottofondo una trama più generale che tiene legata l’intera stagione.
Con la seconda stagione, seppur il modus operandi rimanga lo stesso, l’intento introduttivo della prima si modifica fino ad amalgamarne anche uno evolutivo dei personaggi principali e in particolare dei cattivi, veri motori della serie. Non a caso le due parti della seconda stagione sono denominate: Rise of the Villains e Wrath of the Villains. Molti sono i personaggi che vengono buttati sul ring, alcuni con semplici richiami e citazioni, molti invece presentati in carne e ossa.
Prenderanno sempre più forma le leggende che negli anni futuri si opporranno all’uomo pipistrello: il giovane assassino psicopatico Jerome Valeska, la discesa verso l’oscurità di Edward Nygma e la scalata al potere di Oswald Cobblepot sono solo parte della celebrazione del male che è la seconda stagione. Stagione che si chiude con più interrogativi della precedente, lasciando alla città più nemici che mai e che apre diverse possibilità alla terza.
Sottotitolata Mad City, riparte dalle basi precedentemente gettate e le rinnova in parte ripresentando il medesimo sistema narrativo ma con una lentezza sopita che non la fa brillare sicuramente di originalità. Lo show eccelle soprattutto quando abbraccia le sue note pulp, molto meglio di quei frangenti in cui decide di vestire i panni di un poliziesco investigativo non troppo convincente.
Nonostante alcuni cambiamenti fondamentali e diverse svolte inattese la terza stagione potrebbe essere paragonata tranquillamente ad una macchina a diesel: lenta nello sprint iniziale ma che con l’andare recupera e si assesta ad una buona velocità. Infatti, con la conclusione della prima parte e l’introduzione di ottime sottotrame tra i personaggi, di un possibile ravvivamento dello storyline dedicato al giovane Bruce e soprattutto con un grande ritorno di Jerome Valeska sulla scena, il midseason finale lascia con la saliva e l’acquolina alla bocca per ciò che verrà.
Un primo confronto tra quello che sarà Batman e quello che ricorda (e potrebbe divenire) il Joker, fa radicare nel ragazzo l’unica regola che mai infrangerà e apre le porte alla decisione concreta di mettersi in gioco, come vigilante. Proprio da qui ripartirà la stagione con un trailer che ci prospetta un’ulteriore evoluzione, un altro passo verso l’addestramento e verso Batman.
Inoltre è molto probabile che assisteremo alla definitiva trasformazione di Jerome nella nemesi del Cavaliere Oscuro e, nelle puntate finali, alla prima apparizione della ragazza dell’anno, Harley Quinn. Il tutto con in sottofondo i piani della Corte dei Gufi, pronti a utilizzare ogni espediente per rimarcare il loro potere e continuare a controllare la città.
In definitiva, la terza stagione si appresta a concludersi e gli autori non si sono risparmiati nel mettere carne al fuoco sia per questa run finale sia per apparecchiare la quarta con villain principali di un certo calibro.
La serie ha confermato che quello che in principio era un tentativo di adattamento pre-Batman si è trasformato in una rivisitazione della mitologia del Cavaliere Oscuro, che ha imboccato strade completamente diverse da quelle attese, tra alti e bassi, riuscendo a dare una rilettura originale a figure conosciute da decenni, potendo solo immaginare quello che verrà, ma sempre con la curiosità del non sapere.
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