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Zootopia e la Rule 34: Internet sta esagerando?

Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con quello che è il magico mondo di Internet conosce certamente quelle che sono le Regole di Internet. Se non avete idea di cosa stiamo parlando siete troppo giovani o, evidentemente, navigate troppo poco.
Brevemente: le Rules of the Internet sono nate nell'ambiente di 4chan, e comprendono nozioni basilari per la sopravvivenza in rete come “non esistono ragazze su Internet” (Rule 30) e “la piscina è sempre chiusa” (Rule 47).
Ma la regola d'oro, la più famosa e la più considerata è la famigerata Rule 34: “Se qualcosa esiste, ne esiste anche la versione pornografica”. E provate un po' a dire che non sia vero. 
La Disney probabilmente si sente immune a questo genere di cose, o preferisce non pensarci. Altrimenti, forse, ci avrebbe pensato due volte prima di produrre un film come Zootopia (Zootropolis in italiano, in uscita il 18 febbraio). E, siccome non è affatto immune, le cose ultimamente sono un po' degenerate (esiste anche una petizione, non ufficiale, per porre fine a queste versioni di Zootopia).
Il fandom furry tratta essenzialmente di animali antropomorfizzati, ed è un posto pericoloso, almeno per il film: non conosciamo ancora l'intera storia delle bestiole protagoniste di Zootopia, ma in centinaia di fan-fiction e fan-art sono state già costrette a fare cose che la maggior parte di voi non concepirebbe neanche nei propri momenti più perversi.
La cosa, ovviamente, non è stata gradita proprio a tutti, e quando il mare di disegni pornografici è fuoriuscito dalle barriere dei siti e forum esplicitamente dedicati al fandom furry sbarcando anche su diverse pagine Facebook, qualcosa ha cominciato a muoversi. Attualmente diverse petizioni chiedono agli artisti di smettere di produrre fan-art pornografiche sul lungometraggio, ma si tratta di tentativi disperati quanto tentare di svuotare il mare usando un cucchiaino. 
La Disney, invece, ufficialmente tace.
A questo punto, due domande sorgono spontanee.
La prima: possibile che la Disney non si aspettasse una simile accoglienza, da parte di una porzione dei suoi potenziali, futuri spettatori? D'altra parte non sarebbe certo la prima volta; praticamente tutti i personaggi “animali” della Disney vengono sfruttati, per così dire, dal fandom furry – il Re Leone in particolar modo e in testa a tutti. In questo caso, anzi, sembra che lo studio d'animazione stia proprio facendo l'occhiolino al fandom, per svariati motivi. Anzitutto, la stessa trama ruota attorno al fatto che i personaggi sono ben coscienti di essere degli animali antropomorfi, a differenza di altri film (Robin Hood, ad esempio) dove la questione era secondaria. Allo stesso modo, si trattano tematiche più da film per adulti, o comunque per spettatori abbastanza cresciuti – la storia è fondamentalmente un poliziesco. Senza contare la palese sessualizzazione della protagonista.
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Non stiamo dicendo che la Disney possa aver voluto provocare le reazioni più hardcore o che sia un film creato su misura per il fandom furry (Perrault sarebbe complice), ma c'è da dire che soprattutto negli USA sta prendendo piede sempre di più, e questo ci sembrava abbastanza scontato sin dal primo trailer.
Insomma, se da una parte la Disney sembra quasi aver voluto sfidare la Rule 34 dell'Internet, dall'altra sta propinando ad uno dei lati oscuri di Internet una marea di strizzatine d'occhio.
E la seconda: al di là del fandom o meno, al di là dei giudizi che ciascuno di noi può avere a riguardo, cos'è che porta, effettivamente, delle persone per lo più ultra-adulte a creare della pornografia che vede come protagonisti personaggi animali di film che, a conti fatti, sono pensati “ufficialmente” per dei bambini? Okay, la Regola 34 e tutto il resto, ma un “accanimento” simile nei confronti di un cartone animato tutt'altro che pornografico, sarà un'accoglienza da considerarsi “normale” anche per gli standard di Internet, oppure no?
La cosa, probabilmente, non avrà un grosso riscontro in termini di successo del film, poiché si tratta di un fenomeno, sebbene dilagante, ancora abbastanza circoscritto, ma… chissà.  Noi rimaniamo come sempre a favore della libertà di espressione e quindi rispondiamo "no" alla domanda del titolo.
Gli altri come reagiranno? Staremo a vedere.
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