In questi tempi oscuri, cinematograficamente parlando, la semplicità e la coerenza possono essere due punti a favore (lo sono anche di solito in effetti), ma in questi tempi risaltano e sembrano brillare con più fervore.
World War Z racconta di una malattia, un'infezione che attacca le persone e che in poche ore ha distrutto la civiltà come la conosciamo. Orde di Zombie, non morti, che corrono e si accalcano solo per cibarsi ancora e crescere di numero, la cornice l'abbiamo già vista, la conosciamo e le sue certezze ci riscaldano in qualche modo.
Gerry è un investigatore militare dell'ONU e per proteggere la sua famiglia è costretto a intraprendere un viaggio alla ricerca dell'ospite zero, del primo infetto. Il suo sarà un viaggio intorno al mondo per trovare una cura e la fonte dell'epidemia.
Basta, questa è la trama, è semplice e chiara e non c'è niente di male.
World War Z è liberamente tratto dall'opera letteraria del famoso Max Brooks e, per quanto differisca dal tomo (cosa del tutto secondaria), riesce a mantenere una forte struttura di base.
Gerry volerà, con una squadra addestrata, dall'India a Gerusalemme, a Boston alla Scozia, seguendo piccole tracce sparse per il globo, incontrando personaggi classici e non, solamente per riuscire a salvare la sua famiglia, di riflesso, dopo aver salvato il mondo.
Nel cast, oltre a Brad Pitt, troviamo anche un Pierfrancesco Favino visibilmente in forma, Favino interpreta un Medico Italiano (stranamente) e sarà protagonista, insieme allo squadrato Brad Pitt, di una delle scene che più ci ha fatto sorridere nostalgicamente.
Quando la suddetta scena è giunta i nostri occhi erano già stati "vittima" di grandi esplosioni, effetti speciali da troncare il fiato e sequenze d'azione apocalittica, non particolarmente uniche, ma di certo ben fatte e coinvolgenti.
Lo sciamare degli infetti, uno sopra l'altro, come tante termiti intente a salvarsi da un'inondazione, risulta essere una delle particolarità della pellicola. Tuttavia World War Z non punta a essere rivoluzionario, vuole raccontare, intrattenere e lo fa nel migliore dei modi. Perfino la regia di Marc Forster non si perde in inutili soluzioni artistiche o in grovigli tecnici cervellotici, la regia è invisibile volutamente per risaltare le vicende narrate. World War Z riporta in vita il genere Zombie.
Ma torniamo a parlare della scena che più ci ha colpito, ovvero quella conclusiva ambientata nell'ospedale: i personaggi di Brad Pitt, Pierfrancesco Favino e di Daniella Kertesz si preparano a combattere.
I tre sanno che dovranno vedersela con più di ottanta non morti che infestano i corridoi della clinica (chiamata W.H.O. ,quindi tutti i dottori che ci lavorano sono tutti "dottori who") e ciascuno è costretto a scegliere un'arma da mischia per prepararsi al peggio.
E qui sul nostro viso si è stampato un sorriso, le armi scelte sono fra le più classiche del genere, ecco quindi che Gerry (Brad Pitt) impugnare un'ascia da pompiere, la bella Segen (Daniella Kertesz) una mazza da baseball e il nostro Pierfrancesco Favino un piede di porco di "Hal Lifeiana memoria".
World War Z è un film da vedere, sobbalzerete, riderete e vi esalterete ma soprattutto vi verrà voglia di correre! Intanto anche noi di ON però stiamo affrontando la nostra "
Crisi Zero" e non abbiamo per niente voglia di correre.
Sevogliamo dirla tutta è anche molto simile alla serie di J.L. Bourne “Diario di un sopravvisuto agli zombie”.
Mi è piaciuto, ma la totale assenza di sangue mi ha un po’ deluso.