Come saprete, è stata rilasciata di recente l’ultima espansione di World of Warcraft: Legion.
Una recensione è doverosa naturalmente, ma riprendendo a giocare mi sono resa conto che parlare solo delle novità sarebbe stato riduttivo e quindi ho scelto di dedicare la mia rubrica a questa release, per ringraziare a modo mio l’aver riportato in vita questo mondo, che come ho detto più volte, per me era morto con Mists of Pandaria.
Ho bisogno di premettere però che avendo guardato WoW solo da lontano negli ultimi tempi, alcuni dettagli per me nuovi, sono aggiustamenti di quanto già visto in Warlords of Draenor, dunque il mio punto di vista sarà sul risultato finale di ciò che è adesso, non tanto delle differenze rispetto alla precedente espansione
Ora, visto che sicuro i benpensanti punteranno il dito contro la mia bellissima Collector’s Edition, vi assicuro che ho anche le bellissime Collector’s di Mists of Pandaria e di Warlords of Draenor, espansioni di cui non mi sono mai sentita di parlare bene in nessun modo.
Stavolta però, mamma Blizzard ha deciso di ricondurmi all’ovile e ha usato molti stratagemmi per renderlo possibile. Una delle cause del mio allontanamento dal gioco erano stati i numeroni: milioni di punti ferita, milioni di danni, milioni di cure.
Questo aspetto è adesso finalmente (quasi) risolto, riducendo tantissimo le statistiche del personaggio e dell’equipaggiamento fino a livello 100 (cap di WoD), mentre dal 100 fino all’end game ritroviamo i numeroni, ma se Orda e Alleanza devono combattere contro un nemico immenso, è giustificabile, o quantomeno comprensibile avere cifre che fanno girare la testa.
Questo nemico immenso è di nuovo Gul’Dan, la nostra ormai celebrity del cinema, che con il suo stuolo di demoni ha deciso di far capolino mettendo a repentaglio il flebile equilibrio tra le fazioni. Il tono è sicuramente epico fin da subito, e la possibilità di fare personaggi trial a livello 100 è utilissima sia per conoscere subito la storia, sia per chi come me, vuole riprendere la mano e rendersi conto di come siano cambiate le meccaniche di gioco.
Ricordo di aver lasciato la mia affascinante Warlock Undead con la sua ventina o forse anche trentina di spell sparse su 4-5 barre (benedetto Bartender!) e l’ho ritrovata che le magie neanche riempivano una barra: cos’è successo? Niente di male, probabilmente vedendo che le build migliori non lasciavano spazio a molte alternative di rotation, era inutile tenere spell come Curse of Tongues.
La grande novità di Legion però è la classe epica dei Demon Hunter, che partono da livello 98 (non ce li avrei visti nelle Barrens a uccidere gazzelle) e hanno una potenza distruttiva pazzesca, sia come tank che come dps, oltre ad avere un aspetto così tamarro da far sembrare cattivi perfino i Blood Elf (sì, non ho mai perdonato mamma Blizzard per aver fatto i Night Elf più malvagi dei Blood). Naturalmente le classi sono ancora sbilanciate soprattutto in PvP ma alla fine, sono stata quasi contenta di vedere che certe cose non sono cambiate.
Un cambiamento positivo invece l’ho riscontrato nel mood generale dell’espansione, ovvero un rinnovato impegno nel costringere i giocatori a conoscere la storia e seguirla; il sistema di quest attuale infatti lega moltissimo le vicende tra loro, alternando i soliti metodi di uccisioni/raccolta/consegnare cose, ma costruendo al tempo stesso una trama fittissima che a mio parere rende tutto molto più intenso e di qualità.
La Class Hall invece non l’ho trovata particolarmente interessante, è giusto una base dove i propri seguaci prendono in carico e consegnano quest per accrescere i nostri punti esperienza e i nostri artefatti, una specie di area relax, ma da questo punto di vista forse era meglio il Garrison.
Chiudo però con la vera vittoria di Legion, per cui basta solo un nome: Illidan. Chiunque sia passato da Black Temple è cosciente di aver trascorso così tanto tempo in sua compagnia da sentire ancora risuonare nelle proprie orecchie “You are not prepared”. E onestamente rivederlo lì, bello come il sole, a coccolarmi con un rassicurante “ Now you are prepared”, mi ha quasi commosso.
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