Alla fine ce l'hanno fatta. Un passo alla volta, anzi, un faticoso passo alla volta, i film di animazione giapponesi stanno finalmente arrivando anche nelle nostre sale. Le opere di Miyazaki hanno fatto un po' da apri pista, anche se non è mai stato dato loro il giusto spazio nei cinema italiani, quindi sono venuti Puella Magi Madoka Magica ed Evangelion.
A novembre 2013 abbiamo Wolf Children – Ame e Yuki i bambini lupo (おおかみこどもの雨と雪 ).
Seguiamo la vita di Hana, il cui sorriso non sfiorisce mai.
All'università incontra l'amore della sua vita, che scoprirà essere un licantropo, ma ciò non impedisce ai due di vivere la loro storia, felici… Almeno finché lui non perde tragicamente la vita.
Hana rimane sola a dover crescere due figli Ame (pioggia) e Yuki (neve), due cuccioli. Infatti entrambi i nascituri hanno la capacità, ereditata dal padre, di mutare in lupo.
Delicato e intenso come il suono dell'arpa.
Ogni nota giunge esattamente dove il musicista vuole che arrivi, ma la melodia finale crea un disegno diverso nel cuore dello spettatore.
Magica ma anche tragica (scusate il gioco di parole), narra la fatica di crescere dei figli, di crescerli da soli e di vederli scegliere strade che non ci si aspettava, che magari non si sarebbero volute per loro. Hana si ritrova a dover formare due piccole vite senza essere ancora diventata lei stessa un'adulta. Eppure, con grande coraggio, non si tira indietro e si rimbocca le maniche, dando un grande esempio di determinazione che andrebbe sempre seguito.
Li cresce e cresce insieme a loro, sono la sua vita come lei è la loro.
E anche il trauma della crescita, che si sia mezzi lupi o tutti umani, è un percorso difficile e impegnativo per tutti. Cercare con tutte le proprie forze di capire chi si è, sentirsi diversi, sentirsi nel posto sbagliato; guardare il proprio corpo cambiare e cercare di dare un senso a quell'ammasso di ossa, carne e sangue. Siamo tutti diversi, in un modo o nell'altro, e come tali dobbiamo sgomitare e urlare prima di poter, finalmente, respirare.
Splendide scenografie e musiche azzeccate, particolari importanti per narrare una storia forte, dura come può essere la realtà in alcuni momenti.
Il tema della licantropia è trattato con grande dolcezza, con quel tocco soft quasi sussurrato come solo i Giapponesi sanno fare.
C'è spazio per le risate, per lo stupore e naturalmente per le lacrime, perché una buona storia racchiude elementi diversi e riesce a farti provare tutta la gamma dei sentimenti.
Hosoda ha conquistato il suo pubblico nel 2006 con La ragazza che saltava nel tempo, film d'animazione fantascientifico basato sul romanzo di Tsutsui Yasutaka (di cui esiste anche un live action del 2010).
Quindi tre anni dopo è stato il momento del bellissimo Summer wars, che non si dimentica facilmente, creandosi un seguito non indifferente e consolidando l'idea di “grande artista” che aveva dato con i primi lavori.
L'anno scorso, per il Giappone, è stato il momento di commuoversi con Wolf children. Ora tocca e noi e poi non ci resterà che attendere una nuova pellicola.
La definizione “nuovo Miyazaki” ha creato non poco scompiglio tra i fan di entrambi. Il paragone è comprensibile ma non necessario, sono infatti grandi registi che, ognuno a modo proprio, hanno tentato di creare qualcosa da regalare al pubblico. Hanno i loro punti forti e le loro peculiarità che li rendono speciali ai nostri occhi. Speriamo che Hosoda sia prolifico come il Maestro Miyazaki, che ringraziamo per il lavoro svolto finora.
Sperando che Wolf children non sia l'ultima opera che vedremo sul grande schermo, ci diamo appuntamento alla prossima.