L’ancora non risolta situazione pandemica legata al coronavirus ci ha reso sicuramente più guardinghi quando si parla di nuove malattie potenzialmente epidemiche. Non stupisce quindi l’allarme causato dai casi di vaiolo delle scimmie, che in maniera ancora non del tutto spiegata sono spuntati in giro per il mondo. Proviamo a capire meglio di cosa stiamo parlando e se effettivamente c’è motivo di preoccuparsi.
Le informazioni essenziali sul vaiolo delle scimmie
A differenza del coronavirus, un virus sconosciuto all’inizio della sua diffusione, il patogeno del vaiolo delle scimmie è noto da decenni. Si tratta di un patogeno che causa una malattia simile al vaiolo umano, anche se con un’infettività più bassa, sintomi più lievi e livelli di mortalità più bassi (tra 3 e il 6%, invece di 30-35%), anche se comunque assolutamente non trascurabili. A differenza del vaiolo umano, inoltre, l’infezione, almeno fino poco tempo fa, si riteneva potesse essere trasmessa principalemente da roditori, come ratti e topi. Le scimmie hanno finito per dare nome alla malattia perché proprio in una scimmia è stato per la prima volta identificato il virus, ma questi animali non sono il bacino principale.
Per il vaiolo delle scimmie abbiamo già un vaccino, o almeno una strada da percorrere. Il vaccino per il vaiolo umano sembra dare infatti un certo grado di protezione anche per quello delle scimmie (circa l’85%). E anche se la campagna di vaccinazione per il vaiolo è terminata decenni fa (perché, proprio grazie ai vaccini, questo è stato debellato) e i vaccini di prima generazione non sono più in commercio, esistono altri vaccini più recenti pensati per gli operatori sanitari. Abbiamo inolte a disposizione un medicinale antivirale, sviluppato per il vaiolo e a quanto pare efficace anche contro la sua controparte ‘scimmiesca’.
Una diffusione da chiarire
Una serie di eventi sta cambiando le carte in tavola rispetto a quanto visto sopra, con conseguenti preoccupazioni e allarmi. Nel corso di maggio 2022 sono stati infatti identificati diversi casi di vaiolo delle scimmie in giro per il mondo. Non è stato possibile per tutti ricollegare il paziente ad un viaggio o ad dei contatto nei paesi africani, come il Congo, dove questo virus è considerato endemico.
Il numero dei casi identificati è cresciuto in maniera preoccupante, e a inizio giugno sono stati confermati più i 400 casi in Europa, tra cui l’Italia, e più di 700 casi in tutto il mondo. Guardando i primi casi, sembra esserci una prevalenza, anche se non un’esclusività, tra persone giovani che si auto-identificano come uomini che fanno sesso con altri uomini (MSM).
L’elemento di novità preoccupante sembra essere la conferma che questa infezione non si trasmetta più solo dagli animali all’essere umano, ma anche da persona a persona, come era stato ipotizzato in anni recenti. La trasmissione sembra essere dovuta al contatto stretto con lesioni, fluidi corporei, droplets respiratorie e materiali contaminati (es. lenzuola). La trasmissibilità è comunque bassa, e apparentemente possibile solo dopo un contatto ravvicinato prolungato, come un rapporto sessuale.
I sintomi da monitorare
Come già accennato, i sintomi assomigliano, anche se in forma più lieve, a quelli del normale vaiolo. Quindi febbre, dolori muscolari, cefalea, rigonfiamento dei linfonodi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste.
Di solito la malattia passa spontaneamente in un tempo che va dalle 2 alle 4 settimane senza bisogno di terapie specifiche. In popolazioni fragili, come bambini, donne in gravidanza e persone immunodepresse, può avere però un decorso più grave, e potenzialmente letale.
Le fonti ufficiali
Di seguito trovate le varie risorse ufficiali a qui fare riferimento per le informazioni più aggiornate e complete sul virus:
- Ministero della Salute
- Istituto Italiano di Sanità
- European Centre for Disease Prevention and Control
- OMS/WHO
Al momento nessun ente ha ancora previsto misure particolari per il vaiolo delle scimmie, se non un auto-isolamento per i contatti diretti delle persone contagiate. Le autorità sanitarie stanno comunque monitorando la situazione, seguendone gli sviluppi.