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Underdogs: tra citazioni, animali antropomorfi e anni ’90

Il trio dietro la saga a fumetti pubblicata da saldaPress ci ha guidato alla scoperta di questo mondo

Si chiama Underdogs, è un fumetto (anzi, il primo volume di una serie) e già il titolo è tutto un programma. Al centro, una vicenda che vede tre eroi improbabili, appunto. O forse qualcuno è più probabile di altri, ma la verità è che le cose cambiano molto in fretta in questo mondo. E che quello che ti aspetti potrebbe essere diverso da ciò che avrai. Per questo motivo abbiamo voluto farci raccontare da Frekt, Luigi Formola e Francesca Dell’Omodarme qualcosa di più su Underdogs, sulle origini di questo fumetto e sul suo futuro…

Di cosa parla il fumetto Underdogs?

Siamo in un mondo alternativo, abitato unicamente da animali antropomorfi. Seguiamo la storia di due di loro, il coraggioso ed eroico cane Diamond Dog (o meglio, Quake ma non vi anticipiamo altro a riguardo) e Ramis, un’oca brillante e geniale. La loro vita è sconvolta dall’arrivo di Ziggy, una giovane umana che cambierà la loro routine quotidiana.

Ma non ci sono solo questi tre personaggi nel fumetto di Underdogs. La realtà che si muove intorno a loro è viva e vibrante, piena di pericoli e figure che si muovono nell’ombra o meno. C’è un passato pesante, che precede gli eventi di questo primo fumetto di Underdogs, che ancora deve riemergere. Soprattutto, ci sono tantissimi aspetti di questo mondo che non conosciamo.

Perché, come poi ci hanno raccontato Frekt, Luigi Formola e Francesca Dell’Omodarme, la vera caratteristica centrale del fumetto di Underdogs è l’inatteso. Dietro tutto ciò che accade c’è molto di più di quanto ci aspettiamo. Anzi, molto spesso le nostre previsioni saranno completamente ribaltate e saremo colti di sorpresa dagli sviluppi della storia.

La nostra intervista con Frekt, Luigi Formola e Francesca Dell’Omodarme

underdogs fumetto saldapress intervista

Di questo e di molto altro abbiamo discusso con gli sceneggiatori del fumetto di Underdogs Frekt e Luigi Formola e con la disegnatrice Francesca Dell’Omodarme. Un’intervista divertentissima, in cui abbiamo scoperto di più sulle origini di Diamond Dog/Quake, su cosa ci aspetta nel futuro di questa saga e soprattutto che i coccodrilli sono particolarmente difficili da disegnare. La trovate di seguito!

Quake, Ziggy e Ramis sono un trio molto particolare, sia dal punto di vista della caratterizzazione grafica, sia come personaggi. Come nascono?

Frekt: Nascono tanti anni fa. La storia l’ho creata tanto tempo fa. Era nata tutta nella scuola di fumetto a Milano, la scuola di arte applicata Castello Sforzesco di Milano. Il professore cercava di insegnarci a trovare storie interessanti con argomenti ormai abusati, tipo gli zombie, gli animali antropomorfi e simili.

Quindi mi ero inventato una specie di storia primordiale di una coppia di paperi in un mondo in stile Disney, dove cadeva un essere umano e in questo mondo molto anni ’90 non si poteva adottare – tipo le coppie gay – un bambino. E quindi mi immaginavo questi paperi che trovando un bambino se lo tenevano con sé, tipo Superman.

Mi fu bocciata in maniera cattivissima, quindi l’ho tenuta da parte. Poi iniziando a pubblicare le prime storie, l’ho ripresa in mano, pensando: “Ma l’idea di un umano che cade su un pianeta di animali antropomorfi non mi dispiace”. Da lì ho iniziato a creare questa storia, perché mi andava di raccontare la sfortuna, cioè il concetto di sfortuna collegato a tutti gli ambiti della vita, che sia un incidente, che sia un’occasione persa.

La sfortuna fa parte della nostra vita e possiamo sia utilizzarla come catalizzatore per fare meglio, sia come ostacolo che non possiamo superare e ho iniziato a pensare ai personaggi. Ho lasciato un papero, ho pensato a un paese dove i paperi sono ricchi, perché volando sono migliori.

Luigi Formola: Che poi è diventata un’oca.

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Frekt: Sì, perché, diciamo la verità, i paperi sono inflazionati. Poi il cane in realtà è il mio cane. Volevo trovare un personaggio figo da vedere a cui togliere quella figaggine, perché anche un personaggio che sembra un duro, che ha avuto un passato glorioso, può trovarsi davanti a una difficoltà che lo può fermare in modo che tutti si possano identificare.

Perché è vero, è stato un eroe ma la sfortuna che incontra nella storia lo rende umano. È stata una storia che mi ha accompagnato per tanto tempo. Io volevo farne una serie, perché avevo tante idee insieme, non mi bastava una storia sola. Per evitare di ripetermi – sono un autore comunque esordiente, questa è la mia terza opera – cercavo un compagno di avventure e ho trovato Luigi che ha accettato. Io sono un po’ cattivello, avevo bisogno di qualcuno più tenero per smorzarmi.

Cshow

Formola: Esatto, lui è infatti quello che va dritto sull’azione, io più sulla caratterizzazione dei personaggi e la loro emotività. Abbiamo lavorato tanto su personaggi, sul renderli tridimensionali, sul fatto che Ramis, Ziggy e Quake rappresentino tre diversi aspetti caratteriali. Sono molto diversi tra di loro, ma si compensano. Volevamo spingere in questa direzione. 

Frekt: Anche perché Ziggy è l’entusiasmo puro. Ha perso la memoria e quindi tutto è nuovo. Perché è così entusiasta? Perché non ha ancora vissuto tanto. È vero, ha 16 anni ed è una ragazzina, ma avendo perso la memoria è come se vedesse per la prima volta tutto. E quindi tutto la piglia bene. È la controparte di Quake, che è un personaggio disilluso e con Ramis è come se fossero un io, super io ed es. L’es che è Ziggy

Formola: La continua scoperta.

Frekt: Poi c’è il super io di Ramis che cerca di riportare l’ordine e poi l’Io di Quake che ha a che fare con la vita che mette i bastoni fra le ruote. E quindi insieme questo trio funziona perché sono complementari, come spiega anche Freud.

Com’è stato invece dal punto di vista grafico sviluppare queti personaggi?

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Francesca Dell’Omodarme: È stato interessante, anche perché partivo un po’ da zero. Io non ho mai disegnato animali antropomorfi quindi è stata una bella scuola. Però erano già molto ben caratterizzati su carta, quindi nel tradurli ho cercato di dargli un po’ di impronta personale di come li vedevo. Le loro espressioni, i gesti… Frekt e Luigi mi hanno dato comunque tante indicazioni precise, però mi sono fatta proprio ispirare.

Nella mia testa loro erano proprio caratterizzati in quel modo, quell’associazione ho dovuto fare, quella espressione, quella reazione… È stato molto divertente perché mi hanno permesso proprio di lasciarmi andare e divertirmi. Non è scontato perché non sai mai quanto puoi esagerare. Invece è stato bello perché mi hanno lasciato proprio carta bianca e mi sono divertita a renderli molto diversi.

Formola: Infatti la vera forza è proprio che la personalità dei personaggi, al di là dei dialoghi si capisce dalle espressioni di Francesca. È stata in grado di raccontare Quake, Ziggy, Ramis soltanto da un’espressione, senza nessuna battuta. Questa è una sua grande forza.

Secondo me questo si vede tanto nella differenza tra Diamond Dog e quello che diventa Quake. 

Frekt: È la trasposizione carpenteriana – io sono un grande fan di John Carpenter – che c’è tra Jena Plissken e il Jack Burton di Grosso guaio a Chinatown. Uno che è veramente un eroe, figo, quasi caricaturale nel suo machismo e l’altro che invece è uno stupido che crede ancora nel sogno americano di poter fare qualsiasi cosa e invece non ne fa una giusta. È proprio un mio omaggio a Carpenter il personaggio di Quake.

È l’unione dei suoi due Kurt Russell, tanto che ho sostituito la benda: quello con la benda è la versione Jackburtoniana, mentre Jena è Diamond Dog ed è senza benda. L’ho fatto giusto per far capire che è una citazione al mio regista preferito (che sono undici anni che non fa film, maledizione a lui).

Poi in tutto questo la vera forza di Underdogs è la regia. Abbiamo cercato di renderla universale, non nel senso di “per tutti”, ma che prendesse a piene mani da tutto il mondo fumetto. Io credo che la distinzione tra comics, fumetto europeo e manga non abbia più senso. Questa divisione secondo me è quasi deleteria.

Quindi le scene di azione sono state pensate per essere molto in stile manga, perché riesce a rendere dinamiche certe scene. Dall’altra la comicità europea fa da scuola, con tavole da nove vignette. E poi c’è il comics americano che permette di dare dinamicità anche quando non succede nulla. Ci sono delle splash page con degli zoom sugli oggetti per esempio.

E quindi penso a Last Man [di Balak, Bastien Vivès e Michaël Sanlaville ndr], che per noi è stato un faro. Uno dei pochi fumetti fusion della storia. È stato stra-importante per la realizzazione delle gabbie. Francesca ha lavorato su gabbie che abbiamo cercato di rendere molto particolari e studiate prima. Cioè, con Francesca ci siamo accordati come sceneggiatori per creare delle gabbie – non molti sceneggiatori lo fanno – che potessero creare una specie di continuità.

Formola: Che creassero proprio il ritmo di tutto.

Frekt: L’idea è che essendo uno young adult fosse un sussidiario che dicesse: Il fumetto è tutto questo. Poi decidi tu cosa ti piace e cosa no. Siamo stanchi di fumetti per ragazzi vecchi, fatti da vecchi che sanno già di stantio. Il fumetto non è una serie TV, è un medium particolare e bisogna capire cosa da rispetto ad altri medium. L’idea è che fosse trasparente e si ficcasse sotto pelle ai lettori.

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Hai parlato di riferimenti, appunto Carpenter, in realtà poi il fumetto è pienissimo di citazioni. Gli stessi Ramis e Ziggy, fin dai nomi sono citazioni evidenti. Io leggendo ho riso molto della citazione a Pulp Fiction, ad esempio. In generale con questo tipo di citazioni… Nasce prima l’uovo o la gallina? Cioè, è più un “OK la storia mi sta portando in questo punto, qui ci starebbe bene riprendere la scena di Pulp Fiction” oppure “Mi piacerebbe riprendere la scena di Pulp Fiction e vediamo dove si va”?

Formola: In quel caso specifico dovevamo introdurre il personaggio di Boris. Una sorta di serial killer a pagamento, cosa fa? Si ritrova in una situazione di combattimento, di ammazzamenti in qualche modo. Quindi, quale scena migliore della classica di Pulp Fiction poteva essere un riferimento per Boris? Abbiamo iniziato a lavorare a quella scena lì, cercando appunto di ricreare delle similitudini. Guardando le tavole ci sono dei dettagli che fanno riferimento al film, ma sono adattati al mondo di Quake e di Ramis. 

Frekt: L’idea è un mondo anni ’90, quindi tutte le citazioni sono da quel mondo lì. Perché già da Ramiro – Una Vita da Lucertola, la mia prima opera, ho sempre concepito le citazioni come qualcosa che deve restare sullo sfondo. Se tu non le cogli, ti diverti lo stesso, non diventano il contenuto. Però se le cogli, ti diverti di più.

Essendo il mondo anni ’90, abbiamo inserito un sacco di citazioni. Sia a livello di soggetto mio, sia in fase di sceneggiatura con Luigi. Ma soprattutto McSeitan è stata un’idea di Francesca. Quindi una volta che abbiamo capito qual è il mood, la questione, abbiamo detto: ‘Bene, sono gli anni ’90, facciamo questo a livello di storia’.

Nelle sceneggiature abbiamo messo i riferimenti ad alcuni film. Poi nei disegni abbiamo aggiunto altro, perché poi quando hai chiaro dove si vuole arrivare non c’è neanche bisogno di parlarsi. Anzi, ne approfitto: Francesca, come hai fatto, come ti è venuto? 

Dell’Omodarme: Eh, come ti viene? McDonald’s diventa automaticamente McSeitan.

Formola: E soprattutto ricordiamoci che siamo nella città dei paperi e delle oche, in cui non si mangia carne.

Quasi tutti… C’è un’eccezione se non ricordo male

Formola: Esatto, quasi tutti. L’underdog degli underdog, che è Hogan. 

Frekt: Che nel volume due avrà un ruolo importante e capiremo meglio la sua backstory. La questione però è che in linea di massima la nostra idea è accogliere il lettore con dei cliché, per poi fargli capire che non sono così. È facile fare una storia tutta strana che destabilizzi il lettore. È molto più difficile accompagnarlo nel proprio salotto e poi portargli un piatto di Vigorsol e Vinavil.

Io dico sempre che questa storia è leggera, ma non superficiale, perché ti accompagna e poi sottopelle ti infila delle motivazioni diverse. Anche Ziggy, sembra abbia perso la memoria per l’incidente, che è un cliché, ma in realtà c’è qualcos’altro sotto. Così come anche Quake che sembra abbia sfortuna solo perché si è adagiato sugli allori.

Noi ti facciamo vedere questo mondo credendo che tu lo conosca, ma in realtà speriamo di sorprenderti scoprendo che non è proprio così. Un po’ come le persone che a primo impatto pensiamo di averle già inquadrate, ma ognuno ha la sua personalità diversa, non è mai un cliché.

Formola: Anche la struttura che abbiamo dato alla storia stessa contribuisce. Il primo capitolo fa pensare che tutto sia concentrato su loro tre, Quake, Ramis e Ziggy. Poi in realtà abbiamo giocato a effetto cliffhanger di ogni fine episodio, in cui introduciamo un nuovo personaggio con delle nuove storyline, arrivando a capire che tutto è interconnesso. Alcuni personaggi allo stato attuale sembra che siano slegati tra loro, ma poi ci sarà l’evoluzione e vedremo.

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Frekt: Futurama per me è stata una scuola. L’idea di utilizzare il flashback per fare una similitudine o proprio un contrasto con il presente l’ho sempre trovata una scelta narrativa affascinante. È per questo che l’ho ripreso in Underdogs, almeno i primi tre numeri. Speriamo che vada avanti quindi compratelo che ne hanno presi solo tre numeri per ora.

Formola: C’è da dire che è raro che diano la possibilità a degli autori italiani di fare una serie. È un bell’atto di fiducia.

Frekt: Che poi io in realtà ho già scritto il seguito, perché l’idea di utilizzare in ogni capitolo un flashback e il presente è qualcosa che aggiunge un elemento di nuovo a qualcosa che sembra rodato. Io sono un ingegnere e all’università mi dicevano sempre che un’idea innovativa non è mai innovativa al massimo. Dev’essere un’idea normale con qualcosa di innovativo, perché l’innovazione pura spaventa le persone. Quindi per inculcare l’innovazione la devi infilare come un cavallo di Troia.

È così che funziona Underdogs: accogliente come la cassata della nonna, ma poi ti fa il pollo thai. Non te l’aspetti. Sperando che i giovani lettori apprezzino, ma anche i vecchi, perché i fumetti young adult sono per tutti. Il lettore medio vuole evadere. Un fumetto, di qualunque tipo sia, è comunque una fuga dalla realtà, perché la rappresentazione grafica di qualcosa che non abbiamo vissuto. Quindi lo young adult è comunque il genere di tutti e speriamo che tutti possano leggere e tornare ad amare i fumetti. 

Tornando sulle ispirazioni, è vero che c’è un grande mix. Io in Ziggy ci ho visto tantissimo di tutti i vari Monkey orientali, ma non solo. Quanto è sfidante dal punto di vista di una disegnatrice mescolare diversi stili grafici, cercando di fare in modo che non siano troppo discordanti?

Dell’Omodarme: Fa parte dell’allenamento. Capisci come rappresentare ogni personaggio. Ziggy è stata in realtà la più facile da disegnare, essendo umana. I più difficili sono stati gli animali. Era una grossa novità per me.

Formola: Che ce ne sono giusto un paio eh…

Dell’Omodarme: Eh, io poi ne inserivo anche qualcuno in più ogni tanto sullo sfondo, per divertirmi. Io poi in realtà vengo molto dal disegno manga e dai fumetti francesi. I francesi dopo, in realtà, sono cresciuta proprio disegnando manga. In realtà poi Ziggy è stata molto facile, perché ha proprio quel mondo lì dentro. Il fatto che possa essere così espansiva, così esagerata… Serviva proprio quel connubio, è stata genuina.

Ogni cosa che fa è uscita facilmente, a livello di disegno. La sento molto mia. Questo è il personaggio che sento più mio, perché è proprio tutto quello che volevo disegnare in un personaggio umano e finalmente ho potuto farlo. Ho letto tanti manga mentre lavoravo, mi sono riguardata riferimenti… A volte ci sono anche riferimenti visivi proprio a manga che ho letto, per determinate cose. Quella è proprio il massimo, l’apice. Poi continuando a disegnarla ha preso proprio la sua forma.

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E invece, a proposito del disegno degli animali, quanto è difficile rappresentare quelli più “particolari”? Insomma, una cosa è disegnare un cane, ma quando inizi a introdurre il pavone, il granchio del cocco, se vuoi anche il coccodrillo…

Frekt: Chiedile del coccodrillo! Chiedile del coccodrillo!

Mi arriva una domanda dal pubblico: com’è disegnare un coccodrillo?

Dell’Omodarme: Allora, ho odiato disegnare il coccodrillo. (risate) Quello e il pavone sono stati molto difficili. Il coccodrillo di più, è stato quasi un incubo all’inizio, perché poi comunque il tempo per fare grandissimi studi non era moltissimo. Ho dovuto velocizzarmi un po’ per imparare a fare tutti questi animali nuovi. Il cane ancora ancora, l’oca… Ho letto Topolino, quindi qualcosa avevo già in mente. Ma il coccodrillo è stato davvero difficile.

Più che altro l’espressività, perché era quello il punto forte dei personaggi, ognuno doveva avere la propria. Hogan ha la sua, il suo modo di reagire, le facce che fa sono quelle… Non è come Ziggy, deve comunque rimanere nel personaggio. Per cui deve rimanere coerente e quella è stata ovviamente la parte più difficile, però adesso sono abbastanza orgogliosa, perché devo dire che ho imparato a farlo bene. 

Frekt: Il problema è che io – non riuscendo a dormire – vado sempre su quei documentari su Netflix, tipo 72 animali pericolosi: Asia, 72 animali pericolosi: Australia… Oh, il granchio del cocco, il fatto che fosse infrangibile… Cadeva dalle palme, venti metri e non si faceva niente, era indistruttibile. Non lo puoi neanche mangiare, perché ha una carne orribile. Quindi questo uccide cadendo dagli alberi. È una bestia cattivissima! 

Dell’Omodarme: E comunque il granchio del cocco è più facile del coccodrillo. Il coccodrillo ha quel muso lungo che è sempre difficilissimo. Ma comunque sia chiaro, non ho niente contro i coccodrilli eh!

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Salutiamo il pubblico di coccodrilli da casa che ci seguono sempre! Chiuderei con un’ultima domanda che è di rito: anticipazioni, qualcosina-ina-ina sui prossimi numeri? Perché personalmente la cosa che mi intriga di più è tutta questa backstory della guerra che è accennata qua e là e sono curiosissimo di saperne di più.

Formola: Beh, lo dicevamo prima, ti facciamo un nome che sarà centrale che è Hogan, che sarà il fulcro di tutta quella storia.

Frekt: Anche se in realtà il vero fulcro è un altro eroe di guerra, ma non aggiungo altro. Non è tanto Hogan il fulcro quanto la sua razza. Questi sono due indizi: la razza di Hogan e l’eroe di guerra che è stato centrale per la vittoria di una fazione sull’altra. Ma non dico altro, chi, come e perché.

Ringraziamo saldaPress e Frekt, Luigi Formola e Francesca Dell’Omodarme per questa intervista e vi invitiamo a recuperare al più presto il fumetto di Underdogs!

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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