La Transnistria è una striscia di terra che separa l’Ucraina occidentale dalla Moldavia, de facto è uno stato indipendente, ma de iure appartiene alla Moldavia e non è riconosciuto dai paesi membri dell’ONU.
Il caso della Transnistria è molto particolare, in quanto trattasi di una terra popolata al 90% da russofoni, ma che confina ed è circondata da ucraini e moldavi rumenofoni.
Con la caduta dell’URSS, la Transnistria è diventata il corpo estraneo da contendere, per di più lontana ed orfana della madre Russia.
Nel 1992 la tensione sfocia in una guerra per la secessione della Transistria dalla Moldavia.
A scontrarsi sono, da una parte i secessionisti transnistri appoggiati dai russi e dagli ucraini, dall’altra parte i moldavi spalleggiati dai rumeni.
Il conflitto armato causa oltre 4.000 vittime e si conclude con un cessate il fuoco il 12 luglio del 1992 e con l’insediamento di truppe di peacekeeping moldave, rumene e russe.
Ad oggi la Transnistria viene riconosciuta come repubblica soltanto dalla Russia, la quale ha deciso di collocarla sotto il suo protettorato, di concedere alla popolazione il passaporto russo e di militarizzare il territorio con la presenza di oltre 1.500 soldati e con un deposito di circa 22.000 tonnellate di munizioni, uno dei più grandi d’Europa.
Il 18 marzo del 2014, dopo le proteste di Euromaidan, dopo la destituzione del presidente ucraino Yanukovyc e dopo la secessione della Crimea e delle repubbliche del Donbass, la Transnistria sfrutta l’occasione per chiedere l’adesione alla Russia.
Oggi, quella richiesta fatta 8 anni fa, fa tremare l’intera regione ed in particolar modo la Moldavia.
A rendere la situazione ancor più tesa in questi giorni ci ha pensato Alexander Lukashenko.
Il presidente bielorusso, in alcune immagini che circolano sui media ed in rete, è stato immortalato mentre mostrando una cantina della regione interessata dai conflitti, ipotizzava un possibile attacco dall’Ucraina meridionale alla Moldavia, attraverso proprio la Transnistria.
Intanto la guerra in Ucraina continua, l’avanzata russa in terra ucraina continua, causando vittime, profughi e danni irreparabili nel cuore dell’Europa.
Gli ucraini resistono e si dicono decisi a difendere la loro terra contro l’invasore russo, mentre sul piano politico le trattative pare non portino ad una soluzione. Il presidente ucraino Zelensky rinnova i suoi appelli all’Europa e agli USA perchè non abbandonino il proprio paese, mentre invita il “vicino di casa” Putin in un faccia a faccia per trovare una soluzione e cessare il fuoco.
La Russia intanto intensifica gli attacchi puntando dritta alla capitale Kiev.
Come potrebbe cambiare la guerra in Ucraina se gli attacchi arrivassero dalla Transnistria?
La regione moldava popolata da cittadini russi dista non oltre 150 km dalla città ucraina di Odessa, porto nevralgico per il dominio sul Mar Nero e già nel mirino dell’esercito russo.
La marina russa ha schierato davanti alle coste della città la sua massiccia flotta, fermando tutte le attività mercantili.
Dalle navi russe vengono scagliati missili cruise Kalibr su tutto il territorio ucraino e dalle navi della flotta speciale russa possono scendere sul litorale, da un momento all’altro, truppe dei marines russi e veicoli corazzati.
Gli abitanti ucraini della città di Odessa temono l’assalto e resistono costruendo anche postazioni di difesa sulle spiagge.
In aiuto all’esercito russo potrebbero arrivare le truppe di volontari transnistri attaccando dall’entroterra la città d’Odessa, che si ritroverebbe così coinvolta su due fronti, rischiando di cadere e permettere all’esercito russo di avanzare non solo in Ucraina, ma anche in terra moldava, puntando dritto proprio alla Transnistria.
Vladimir Putin potrebbe innescare in Moldavia la stessa strategia che abbiamo già visto in Crimea, ovvero potrebbe sostenere i separatisti russi e mettere in pericolo la democrazia e la stabilità dell’intera Moldavia.
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- Autore: Giorgio Cella
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