Il primo Transformers è uscito ben dieci anni fa, e da allora, con l’imminente Transformers: l’Ultimo Cavaliere, siamo arrivati al quinto capitolo della saga. Data la direzione che ha preso la serie ormai da tempo, non ci aspettavamo di certo di vedere un capolavoro, ed effettivamente dopo aver assistito a questo quinto episodio, il nostro desiderio più grande è quello di poter tornare indietro nel tempo e fermare Michael Bay subito dopo la realizzazione del primo film (tutto sommato godibile) e trovargli altro da fare. Ad esempio una serie di film su demolitori di edifici di professione potrebbe essere molto più interessante di quello che abbiamo visto, e soprattutto, potremmo riavere indietro 150 minuti della nostra vita. Se già il quarto capitolo sembrava non finire mai, questo, nonostante duri poco meno, dilata la percezione del tempo fino a sembrare di essere in sala da dieci ore. I contenuti presenti non giustificano nemmeno questa durata, dato l’inserimento di scene inutili specialmente nella prima ora, davvero soporifera fino all’eccesso, tanto da pensare che sia molto più costruttivo colpirsi per lo stesso periodo di tempo le parti basse con una bottiglia di plastica ricordando il Tafazzi dei vecchi tempi.
Vogliamo parlare della trama? Possiamo dirvi che è così inopportunamente complessa e contorta che in un’intervista, il grande Anthony Hopkins, presente nella pellicola con un ruolo piuttosto importante, ha dichiarato di non averci capito nulla limitandosi a seguire le istruzioni del regista. La storia crea un mix assurdo degli elementi più disparati, facendo risalire l'esistenza dei robot fin dai tempi di Re Artù (con cavalieri Transformers al suo servizio), riuscendo poi a fondere teorie complottiste e di società segrete in stile massonico con la presenza dei Transformers sul nostro pianeta (coinvolgendo a caso personalità come Leonardo da Vinci e Stephen Hawking) e ovviamente non potevano mancare i nazisti.
Come protagonista ritorna Mark Wahlberg nel ruolo di Cade Yeager, già visto nel quarto capitolo. Ad affiancarlo avremo il già citato Anthony Hopkins, nel ruolo di Sir Edmund Burton, eccentrico lord inglese coinvolto nelle vicende riguardanti la presenza dei Transformers sulla Terra, e Laura Haddock, giovane professoressa di Oxford, che diventerà (nel modo più banale e scontato possibile) l’interesse sentimentale del protagonista. Tornano anche altri personaggi, come il ricorrente John Turturro nei panni dell’agente Seymour Simmons e altre new entry di dubbia utilità per la trama, come Isabela Moner, giovane cantante e attrice probabilmente nel cast per attirare il pubblico più giovane. È però palese notare come nemmeno gli sceneggiatori sappiano come utilizzarla. In una delle scene finali infatti, senza fare spoiler, la giovane aspirante aiutante dei Transformers si intrufola di nascosto per affrontare la battaglia finale, e quando le viene chiesto perché lo ha fatto dichiara semplicemente “non lo so, non ne ho idea” e di fronte a tanto genio possiamo solo applaudire. Ovviamente non manca nemmeno l’immancabile scena dedicata al patriottismo dell’esercito americano, da sempre un must per la serie.
Tutti si chiederanno dove sono i robottoni. Ebbene, dopo cinque film dedicati al franchise, nessuno, coinvolto nella realizzazione delle varie pellicole, ha capito che la gente va a vedere i Transformers per guardare le scene d’azione in cui Autobot e Decepticon combattono. Questo semplice ragionamento sembra non funzionare, perché anche stavolta viene dato molto più spazio alle vicende umane, relegando i Transformers sullo sfondo degli avvenimenti. Come succede con il Transformer dalla forma di drago a tre teste visto nel trailer o i Dinobot introdotti nel precedente film, spettacolari da vedere ma con cinque minuti a testa di scene in cui non fanno nulla di eclatante. Questo si chiama spreco di potenzialità bello e buono. Gli spunti riguardanti la presenza dei Transformers sulla Terra, il destino di Cybertron e i creatori della razza metallica sono anche interessanti, ma sviluppati in modo frettoloso e confusionario per dare più spazio ai comprimari umani.
La cosa peggiore però sono i dialoghi, le battute dei personaggi. Durante la visione ci siamo immaginati il gruppo di sceneggiatori intenti a creare lo script, e in ogni scena vederli fare a gara a chi inseriva la battuta o la scena più banale e più da cliché possibile. Sicuramente meritano un plauso perché fare qualcosa di così scontato non era affatto impresa facile. Per restare in tema banalità ci tocca utilizzare una citazione molto abusata, ma che, almeno, riassume perfettamente il concetto: con cinque euro anche il mio falegname avrebbe potuto scrivere una sceneggiatura migliore. Potremmo dire che dal fronte effetti speciali la pellicola è ben fatta, ma nel 2017 non ci si aspetta di meno da un film ad alto budget. Vogliamo essere buoni però e dire che visivamente è d’impatto, specialmente visto in IMAX, dato che è il primo film girato completamente in IMAX 3D nativo. A parte questo non riusciamo a trovare davvero nient’altro di buono.
Purtroppo la serie non intende affatto fermarsi, come si intuisce dalla scena finale (anche questa incredibilmente confusionaria), ma è già noto che sono in programma uno spin off su Bumblebee e un nuovo capitolo principale previsto fra due anni.
In definitiva di Transformers: l'Ultimo Cavaliere non salviamo nulla, come non abbiamo potuto salvare i 150 minuti della vostra vita che avrebbero sicuramente meritato di essere spesi in modo migliore.