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Gli Stati Uniti approvano la legge contro TikTok, cosa succede ora?

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Il braccio di ferro tra mondo occidentale e mondo orientale si fa sempre più acceso, e di mezzo ci finiscono anche i social network. Da più di un anno prosegue infatti la battaglia tra ByteDance – società cinese proprietaria di TikTok – e gli Stati Uniti d’America.

Settimana scorsa il Senato degli USA ha ufficialmente approvato  – con 79 voti favorevoli e 18 contrari – un disegno di legge che potrebbe mettere fine all’uso di TikTok sul territorio statunitense. Il DDL obbligherebbe ByteDance a vendere la proprietà del social (almeno negli Stati Uniti), pena il ban della piattaforma in tutti i 50 stati. 

Perchè gli Stati Uniti stanno mettendo al bando TikTok?

A preoccupare sarebbero soprattutto i dati personali sui cittadini americani raccolti dalla piattaforma. Dati che – finendo nelle mani di una società con sede in Cina – potrebbero essere utilizzati in modo non conforme rispetto alle normative statunitensi. In poche parole il rischio è quello di spionaggio ad opera di un sistema politico – quello cinese – che non è percepito come democratico.

A gettare benzina sul fuoco c’è una specifica legge cinese. Questa prevede che – per motivi di sicurezza nazionale – il Governo possa obbligare le aziende a fornire tutte le informazioni di cui queste dispongono. E se le informazioni riguardano i cittadini americani, allora il rischio concreto è proprio quello dello spionaggio internazionale.

“Le aziende cinesi non hanno obblighi verso i loro clienti o azionisti, ma verso il governo cinese“.

Mark Warner, presidente della commissione intelligence del Senato

Ma non è finita qui. I legislatori degli Stati Uniti sono preoccupati anche dell’impatto che TikTok possa avere sulle imminenti elezioni presidenziali (oltre che sugli acquisti degli acquirenti americani). Il social potrebbe infatti decidere, arbitrariamente, di mostrare determinati contenuti agli utenti, influenzando così la campagna elettorale e interferendo con le elezioni stesse. Del resto il caso Capitol Hill è un precedente abbastanza recente di come i social, se usati come mezzo di disinformazione, possano manipolare grandi masse.

Infine – come accennato poco sopra – TikTok potrebbe decidere di promuovere contenuti e prodotti Made in China, così da indurre gli utenti americani a fare acquisti presso le aziende cinesi (si pensi a quante pubblicità di colossi come Temu e Shein appaiono ogni giorno sui social).

La posizione di TikTok

Di canto suo, ByteDance ha provato a calmare gli animi, cercando di tranquillizzare la classe politica a stelle e strisce sulle accuse mosse. In uno dei numerosi colloqui al cospetto dei deputati americani, il CEO di TikTok Shou Zi Chew ha affermato che i dati raccolti dagli Stati Uniti vengono archiviati a Singapore, e non in Cina. Chew ha inoltre affermato che in nessun caso TikTok condividerebbe i dati raccolti negli Stati Uniti col governo cinese.

Una risposta che non sembra aver convinto i senatori USA, dato che il codice sorgente dell’app e il suo algoritmo sarebbero comunque residenti in Cina, permettendo quindi all’azienda di manipolare i contenuti mostrati agli utenti. Ecco invece come ByteDance ha risposto all’approvazione del Disegno di Legge approvato dal Senato:

“Questa legge è incostituzionale, un divieto per TikTok, e la contesteremo in tribunale. Crediamo che i fatti e la legge siano chiaramente dalla nostra parte e che alla fine avremo la meglio. Il fatto è che abbiamo investito miliardi di dollari per mantenere i dati americani al sicuro e la nostra piattaforma libera da influenze e manipolazioni esterne. Questo divieto devasterebbe sette milioni di aziende e metterebbe a tacere 170 milioni di americani. Mentre continuiamo a sfidare questo divieto incostituzionale, continueremo a investire e innovare per garantire che TikTok rimanga uno spazio in cui gli americani di tutti i ceti sociali possano venire in sicurezza per condividere le loro esperienze, trovare gioia ed essere ispirati”.

Stati Uniti vs TikTok: cosa accadrà ora?

Appare evidente che, oltre alle preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza nazionale, ci siano anche importanti interessi economici. Mettere al bando TikTok significa lasciare un clamoroso vuoto nel mercato dei social. Vuoto di cui potrebbero approfittare le società americane (del resto Instagram – di proprietà di Meta – ha già da anni introdotto i Reels, una propria versione per stimolare la creazione e la fruizione di contenuti virali, il vero core business di TikTok).

Ad ogni modo con l’approvazione del DDL, la palla passa è passata a Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti. Questi ha firmato il documento, rendendo la proposta legge. ByteDance avrà ora 270 giorni per vendere TikTok ad una società americana (o ad una società operante in un Paese alleato). A questi 9 mesi è possibile aggiungere ulteriori 90 giorni qualora ByteDance abbia trovato l’acquirente, ma necessiti di ulteriore tempo per formalizzare l’accordo. Il tempo complessivo dato alla società cinese è quindi un anno. Al termine della scadenza TikTok – se ancora di proprietà di ByteDance – verrà bandito in tutti gli Stati Uniti d’America.

Attualmente ByteDance ha assunto una posizione netta: la società non è disposta a vendere TikTok a realtà americane. Stando così le cose, salvo eventuali colpi di scena, la popolarissima piattaforma social sembra andare incontro a un inesorabile ban negli USA. Tuttavia, se TikTok deciderà di contestare formalmente la legge come affermato, potrebbero volerci diversi anni (e processi) prima che questa storia arrivi alla fine.

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