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The First Slam Dunk: il ritorno dello Shohoku | Recensione

Dopo il successo in Giappone, finalmente arriva anche in Italia l'attesissimo film

Uno dei fenomeni più straordinari della storia dell’animazione, ma soprattutto del fumetto giapponese, capace a distanza di anni di attirare folle immense di appassionati. Stiamo parlando di Slam Dunk, uno degli spokon (cioè i manga sportivi) fondamentali, che arriva in sala anche in Italia grazie ad Anime Factory. Dopo un successo straordinario in Giappone, dove è diventato il ventinovesimo incasso di sempre, il nuovo film dedicato all’opera di Takehiko Inoue è infatti da oggi nelle nostre sale in lingua originale, mentre da domani fino al 17 sarà disponibile anche doppiato. E dopo averlo visto in anteprima ci sentiamo di dirvi che davvero non dovreste lasciarvi sfuggire The First Slam Dunk.

The First Slam Dunk: Shohoku vs Sannoh

Per chi non sa di cosa si tratta – magari perché si è perso quello straordinario progetto dei primi Duemila che fu la MTV Anime Night – Slam Dunk è uno dei più importanti manga dedicati allo sport, nello specifico il basket. Seguiamo la storia della squadra dello Shohoku, un liceo nella prefettura di Kanagawa, e la sua ascesa nei campionati scolastici, parallelamente a quella dei suoi giocatori e le loro vite fuori dal campo.

Il quintetto principale è formato dal capitano Akagi, lo specialista dai tre punti Mitsui, l’ala piccola Rukawa, la testa calda Sakuragi e il playmaker Miyagi. Proprio intorno a quest’ultimo avviene il principale cambiamento del film. The First Slam Dunk rispetto al manga infatti sposta la prospettiva da Sakuragi a Miyagi, rendendolo l’effettivo protagonista e mostrandone nei dettagli il passato e le motivazioni. Questo lasciando comunque spazio a tutti i personaggi per crescere e raccontarsi.

Al centro di tutto, una struttura consolidata. Lo Shohoku si trova ad affrontare una delle sfide più grandi della sua storia, quella contro l’imbattibile Sannoh. Siamo nel campionato nazionale interscolastico e gli avversari sono i campioni in carica da anni.

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Una partita appassionante che ci viene mostrata praticamente in maniera integrale, alternandosi a flashback e ricordi. Un continuo salto avanti e indietro che ci aiuta a capire perché ciascuno dei giocatori, delle persone in panchina e quelle sugli spalti senta così tanto questa sfida. E piano piano siamo sempre più coinvolti (o meglio, ancora più coinvolti) in uno straordinario crescendo verso la conclusione, che ci ha tenuto letteralmente con il fiato sospeso. Come solo le migliori storie sportive.

Ma forse non è neanche questo l’aspetto migliore del film

the first slam dunk recensione

La base narrativa di The First Slam Dunk, lo dicevamo, è relativamente classica per il suo genere. Non che questo renda meno efficace la narrazione, anzi. Ma c’è un aspetto che è riuscito a colpirci ancora di più durante la visione ed è forse il reale motivo per cui dovreste correre in sala, possibilmente già stasera.

La vulgata vuole che Takehiko Inoue, autore di Slam Dunk, abbia scelto di interrompere l’anime prima della sua conclusione perché non era soddisfatto della sua resa. Ma adesso non solo è tornato a lavorarci, ma ha anche curato in prima persona la regia di questo nuovo film. Cos’è cambiato? La risposta è la tecnologia, che finalmente secondo Inoue è al livello tale da permettergli di dare vita alla sua visione esattamente come l’ha concepita.

The First Slam Dunk infatti combina il disegno a mano dell’animazione tradizionale con tecniche di computer grafica. Una scelta che ha causato qualche discussione tra gli appassionati quando ancora The First Slam Dunk era in fase di realizzazione, temendo che il risultato potesse stravolgere il feeling dell’opera. E invece, decisamente non è andata così.

Già nei primi minuti questo stile ci ha lasciato a bocca aperta, con immagini vivide e intense. Ma non lasciatevi ingannare: è solo un piccolo assaggio. Perché dove questo mix di animazioni rende davvero è nelle sequenze più concitate, trasportandoci nel pieno dell’azione. E così, proprio mentre la narrazione si fa più intensa, i disegni l’accompagnano e diventa davvero qualcosa di straordinario. E che non vediamo l’ora di rivedere all’infinito.

Vale la pena di vedere The First Slam Dunk senza conoscere l’anime o il manga?

the first slam dunk recensione

Se siete arrivati fin qui, ormai vi sarete resi conto che – almeno per noi – questo è un film che va decisamente visto, possibilmente sul grande schermo. Avete qualche giorno per godervelo al meglio, fino al 17 maggio (qui trovate l’elenco completo delle sale che lo proietteranno). Ma potrebbe esserci ancora una domanda che vi attanaglia: tutto questo vale anche se siete completamente a digiuno di Slam Dunk?

Sicuramente si tratta di un un film che nasce come punto di arrivo di un percorso. Fin dalla prima apparizione del quintetto tutto è studiato per riaccendere la passione per lo Shohoku che evidentemente non si è mai sopita. Ma questo non significa che non sia accessibile anche a chi scende per la prima volta sul parquet con questi giocatori.

Anche grazie al cambio di protagonista, The First Slam Dunk è comprensibile per tutto il pubblico. Certamente l’esperienza sarà più godibile per chi è cresciuto con lo Shohoku ed è capace di cogliere tutti i riferimenti sparsi lungo la pellicola. Per questo target, il film sarà qualcosa di indimenticabile, capace di scuotere nel profondo.

Per tutti gli altri però può essere un’occasione per scoprire davvero chi sono Akagi, Mitsui, Rukawa, Sakuragi e Miyagi. Un’opportunità unica di vederli sul grande schermo durante la loro più grande partita. E poi, magari, una volta a casa recuperare il manga e l’anime e scoprire una nuova passione.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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