The Falcon and the Winter Soldier ha messo subito in mostra l’azione spettacolare di cui l’MCU è capace ma ha anche mostrato un tratto in comune con WandaVision: l’analisi del carattere e dell’umanità dei protagonisti. Sembra che le serie TV Marvel su Disney+ abbiano il tempo per approfondire cosa significa “essere umani” nel Marvel Cinematic Universe.
The Falcon and the Winter Soldier: l’analisi dell’umanità nel MCU
L’introduzione della prima serie TV Marvel su Disney+ sembrava fatta per spiazzare: era strano per moltissimi vedere Wanda Maximoff nel ruolo di casalinga da sitcom. Viceversa, gli ingressi di Falcon e del Soldato d’Inverno sono stati più canonici. Falcon ha lottato nel cielo con Batroc il Saltatore (che forse ricordate da Captain America: The Winter Soldier), mentre Bucky ha sognato delle sue abilità da killer durante il periodo in cui era sotto il controllo dell’Hydra. Ma ben presto, lo show ha lasciato da parte l’azione per portarci dentro la testa dei personaggi. Che sono (super)eroi ma prima di tutto esseri umani, con problemi molto umani.
Sam Wilson e l’economia dell’universo Marvel
Falcon ha dovuto “appendere al chiodo” lo scudo di Cap. Non lo sente suo, non gli appartiene. Ma non è la cosa più difficile che ha fatto in questa prima puntata. Infatti la sfida vera, il conflitto centrale è stato convincere la sorella minore (ma ora più vecchia di lui, dopo gli eventi di Avengers: Endgame) a non vendere la barca da pesca con cui i loro genitori si sono mantenuti per anni. Il business di famiglia è in bilico: durante i cinque anni in cui metà dell’universo non ha esistito i debiti si sono accumulati.
In maniera molto umana, hanno dovuto chiedere aiuto a una banca. Che non ha concesso il prestito, nonostante il commesso fosse un fan degli Avengers. Negli ultimi cinque anni Sam non ha avuto introiti. Ragionevole, visto che non esisteva. Ma è un’altra implicazione del Blip che sarebbe stata dimenticata nei film da due ore e che invece trova spazio qui. E inoltre sembra leggere fra le righe una generale avversione a sostenere i business afroamericani, un insolito “quasi commento” sociale da parte di Marvel, che potrebbe approfondirsi nelle prossime puntate dello show.
Una situazione molto diversa dal commento di Tony Stark in Avengers: Age of Ultron, quando indicando Cap aveva detto: “Uh, in realtà il capo è lui. Io sono solo quello che paga per tutto, che progetta tutto e fa sembrare tutti più cool”. Questa frase sembra uscita da un fumetto, la banca che non concede un mutuo sembra uno squarcio sulla realtà.
La delicata psicologia di Bucky Barnes
Dai trailer avevamo visto Bucky seduto davanti a una psicologa. Ma non ci aspettavamo che Marvel decidesse di prendersi così sul serio per quanto riguarda il trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) di Winter Soldier. E molto probabilmente qualcosa di più: la mente ultracentenaria di Bucky è stata plagiata e manipolata per decenni, per poi subire in poco tempo tutto il trauma che Avengers: Infinity War e lo schiocco di Thanos comportano. Chiunque avrebbe bisogno di una mano dopo averne passate così tante.
Ma invece che passarci sopra con qualche battuta sarcastica, la serie su Disney+ ha deciso di mostrarci il senso di colpa in maniera diretta ma senza sfociare nel melodramma. Dapprima lo vediamo aiutare il vecchio Yori in un vicolo, come faceva quasi un secolo fa con Steve Rogers.
Poi Yori gli organizza un appuntamento romantico, a cui lui è impreparato dopo essere uscito dal “dating game” da almeno 80 anni. Ed è solo in questo momento che lo show sceglie di mostrarci che Yori è il padre di un innocente che lui ha ucciso durante il periodo da Winter Soldier.
Al termine di quest’arco narrativo non ci aspettiamo di vedere l’epico scontro a tre fra Bucky, Cap e Iron Man di Civil War, quando Tony ha scoperto che il Soldato d’Inverno era dietro la morte dei suoi genitori. Ci aspettiamo (e speriamo) di vedere un confronto fra l’ex supercattivo e l’uomo che è diventato.
The Falcon and The Winter Soldier continua l’analisi degli eroi cominciata con WandaVision
Tutti ci aspettavano una serie completamente diversa da WandaVision. E in parte avevamo ragione. Ma una cosa le accumuna: al centro ci sono i problemi di Wanda, Sam e Bucky, non le gesta eroiche di Scarlet Witch, The Falcon and The Winter Soldier.
Se con Wanda abbiamo discusso per settimane di lutto e di come accettarlo, sembra che con questa nuova serie Marvel voglia farci parlare di responsabilità e del senso di colpa. Partendo dai problemi economici e da quelli psicologici e relazionali, le serie su Disney+ stanno trasformando l’MCU in un universo reale, per quanto continui a essere irrealistico (la fisica nello scontro aereo ci ha lasciati un po’ perplessi). E se anche in questo caso c’è il rischio che tutto si risolva con un super scontro spettacolare invece che emotivamente soddisfacente, adoriamo il fatto che Marvel ci stia provando.
La forza della serialità
E non possiamo che pensare che questo cambio di prospettiva sia dovuto al format seriale. Sebbene i toni non siano cupi come gli show Marvel su Netflix (soprattutto Daredevil e The Punisher) ci sembra che ci sia la stessa attenzione a raccontare sia l’eroe che la persona che c’è dietro. Una cosa che nei film i Marvel Studios hanno fatto poco, con l’unica eccezione di Spider-Man. Di solito infatti Tony Spark dichiara da subito di essere Iron Man e Ant-Man si ricorda della famiglia solo nei primi 10 e negli ultimi cinque minuti dei film. Nelle prime due serie MCU su Disney+ l’essere umani è al centro della vicenda tanto quanto l’essere eroi.
Voi che cosa dite? Vi piace il fatto che Marvel provi a prendersi sul serio e a prendersi il tempo per costruire il mondo MCU nei dettagli? O vi aspettavate sei puntante di pura azione? Noi eravamo nella fila di quelli che volevano vedere combattimenti non-stop ma questa nuova piega ci sta piacendo molto. Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti e su Facebook.