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The Dark Knight – The Master Race: arte o speculazione?

Quando uscì il Cavaliere Oscuro di Frank Miller nel 1986 si segnò un punto di svolta nel mondo del fumetto. Niente era più come prima, Batman assunse tinte e toni da cui non si sarebbe mai più veramente allontanato e che influenzarono  il modo in cui si è sviluppato il fumetto in generale nei decenni successivi.
Dopo il sequel The Dark Knight Strikes Again del 2001, Miller è pronto a tornare per il terzo capitolo della saga la cui uscita è avvenuta il 25 novembre negli States.
Ad accompagnare l’annuncio trionfale del prossimo lavoro di Miller (questa volta al lavoro gomito a gomito con Brian Azzarello) The Dark Knight: The Master Race  è stata pubblicata la copertina per il minicomic Dark Knight Universe Presents disegnata da Miller che uscirà insieme alla storia principale.
La cover in questione ha suscitato una nutrita serie di polemiche per il soggetto e soprattutto per le modalità in cui è stato rappresentato.
Un Superman svolazzante a mezz’aria in combattimento, in primissimo piano che digrigna i denti e stringe i pugni a gambe divaricate, tra cui sembra intravedersi dalle pieghe anche un accenno del pene del supereroe.
Questa tavola è stata definita a più riprese come orribile gettando sul pubblico una grande diffidenza nei confronti della prossima uscita del Cavaliere Oscuro.
In realtà al di là dei gusti il risultato è coerente con quanto Miller ha affermato più volte nel corso degli anni, cioè di come fosse più forte l’impatto dei supereroi e grevi e violenti della Golden Age dei comics.
La scelta artistica di Miller molto cruda rende qui Superman come una forza superiore rude e incontrollabile, lontana dalle versioni più patinate e pulite degli ultimi tempi, quindi si tratta di una scelta consapevole con un preciso intento stilistico alle spalle.
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Ma chiediamoci quanto conta ormai l’aspetto artistico nell’ambito fumettistico. Ci siamo forse dimenticati della sua esistenza, annientati dal marketing Marvel e DC?
È stato annunciato che il terzo capitolo del Cavaliere Oscuro uscirà con un numero elevatissimo di variant, si è parlato di circa una trentina di copertine alternative ma sembra che il numero si alzerà molto presto non avendo casa DC fissato un vero e proprio limite.
Tra le diverse versioni dedicate ai singoli retailers sul sito della casa si possono già contare almeno 47 variant create dai migliori artisti sul campo (per fare qualche nome Jim Lee, Dell'Otto, Bruce Timm…). E non sembra ci sia l’intenzione di fermarsi.
Con un numero così elevato di cover diverse  (alcune voci parlano di addirittura una settantina) si arriva a segnare un record difficile da battere.
L’impressione è quella di tornare nell’epoca del boom degli anni ’90 in cui le variant erano all’ordine del giorno. Un sistema di mercato che aumentava esponenzialmente le vendite: era chiaro infatti che tanti collezionisti investivano i loro soldi cercando di avere le loro raccolte il più possibile complete, ricomprando sistematicamente ogni riproposta da parte delle grandi case fumettistiche. L’acquisto di ogni numero moltiplicato per ogni variant chiaramente lo faceva balzare in cima alle vendite, registrando picchi di guadagno evidenti.
Ma si trattava di un sistema che non poteva durare a lungo e alla fine degli anni 90 si è registrata un cambiamento di tendenza, gli uffici marketing hanno capito che la quantità non pagava più con grandi quantità di invenduti che restavano negli scatoloni dei retailers.
Dopo lo sconforto iniziale si è fortunatamente visto che gli investimenti da parte delle case editrici hanno preso una piega più sana abbandonando in gran parte il mercato delle cover per andare in una direzione di maggior qualità.
I primi quindici anni del nuovo millennio hanno visto una rinascita del fumetto dal punto di vista dei contenuti, storie migliori e archi narrativi meglio costruiti (Capitan America, Y the last man, All star Superman solo per citare qualche esempio), tavole più sperimentali dove anche il fumetto indipendente è riuscito a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto (Saga, Chew…e l’elenco sarebbe potenzialmente infinito).
Quindi tutto sommato la fine dell’epoca delle infinite variant è stato salutato con poca amarezza e non si è più ripresentato.
Ora questa scelta della DC andrebbe interpretata in questo contesto. 
Per quanto non sia giusto mettere un bavaglio agli artisti e quanto siano apprezzabili le tavole che sono proposte (visualizzabile la galleria completa qui) c’è da chiedersi se è davvero il caso di pubblicarle tutte come variant di uno stesso numero.
Certo se dovesse riuscire il gioco, The Dark Knight Master Race registrerebbe il più alto numero di vendite degli ultimi decenni, ma d’altra parte il rischio che si corre mettendo troppe scelte davanti al pubblico, è che questo si blocchi e non scelga più niente.
Ricomincerà la caccia?

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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