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Tár: la Maestro Cate Blanchett | Recensione

Alla Mostra di Venezia debutta un film intrigante, dominato da un'interpretazione eccelsa, ma che rischia di essere travisato

Quando Cate Blanchett prende il centro della scena come protagonista di un film, tutti i radar si accendono, e così non stupisce che Tár fosse uno dei film più attesi di questa Mostra di Venezia. Una pellicola che ha attirato tantissimi curiosi fin dalla sua prima proiezione, nonostante la lunga durata. Noi c’eravamo e siamo pronti a raccontarvi perché è un film davvero imperdibile.

Cate Blanchett è Lydia Tár

Questo film ci porta direttamente nel centro della musica classica di altissimo livello. La protagonista è Lydia Tár, appunto interpretata da Cate Blanchett, una delle più grandi direttrici d’orchestra a livello mondiale. Un talento unico, che dopo tanti riconoscimenti, si appresta a una sessione di registrazione live che la consacrerà definitivamente nell’olimpo di questo genere.

Tuttavia, la strada non è liscia come può sembrare. Tár dovrà prepararsi a gestire i tanti ostacoli che le si parano davanti e non parliamo solo delle necessità artistiche. Essere sotto i riflettori costantemente è un impegno e dietro a ogni angolo si nascondono delle insidie e delle sfide. Guadagnare un ruolo di potere non è semplice, ma gestirlo al meglio e riuscire a mantenerlo è la vera difficoltà.

Lydia Tár è un personaggio complesso, lontano dalla storia che ci aspetteremmo di trovare. Una donna che riesce a raggiungere l’apice in un ambiente tradizionalmente maschile tipicamente diventa un’icona femminista e progressista. In questo caso invece no: è anzi una donna che sotto alcuni aspetti si ritrova proprio in quel sistema di valori reazionario, che non ignora il suo essere donna, ma al contempo sceglie di non rimarcarlo.

Un contrasto che allontana la protagonista dallo stereotipo e che diventa la base su cui si costruisce tutto l’interesse per il film. Proprio per questa scelta infatti, Tár riesce a stimolare ancora di più il ragionamento, raccontandoci molto del mondo attuale. Basti pensare che una delle prime scene in cui emerge tutto ciò è quando la protagonista ribadisce il suo desiderio di essere chiamata “Maestro” (non è un errore di battitura quello del titolo di questa recensione) invece che “Maestra“. Un dialogo che – curiosa coincidenza – ricorda alcuni recenti discorsi nostrani molto da vicino.

Un discorso complesso, con qualche falla

Sicuramente la scelta di affrontare un tema di questo tipo denota una certa ambizione. Si tratta di un discorso estremamente ampio e sfumato, su cui è facilissimo scivolare e sbagliare. E infatti ci sono alcuni aspetti che non ci hanno trovato pienamente d’accordo, sia in merito a questo argomento, sia nella rappresentazione di un certo tipo di cultura e il suo rapporto con gli altri settori.

Ma al di là di questi potenziali aspetti critici, Tár è sicuramente un ottimo esempio di cinema che stimola la riflessione. Proprio per quel suo evitare di tracciare una linea netta, di essere estremamente didascalico, ci permette di uscire dalla sala interrogandoci su quale fosse effettivamente il messaggio che vuole lanciare, se sia riuscito nel suo intento e se siamo d’accordo o meno.

Tra gli argomenti che affronta c’è indubbiamente l’idea della cosiddetta cancel culture, uno degli aspetti più controversi della società attuale. Proprio per questo intriga come il film prenda una posizione leggermente sfumata a riguardo. Tanto che, soprattutto nella parte iniziale, qualcuno potrebbe travisare il significato di alcune battute.

È interessante riflettere sulle ragioni che hanno spinto Todd Field a raccontare questa storia, che (in sintesi più che estrema) potrebbe essere riassunta in “anche una donna può farsi corrompere da una posizione di potere“. Siamo sicuri che sarà un tema di dibattito centrale quando il film raggiungerà il grande pubblico nei prossimi mesi.

Con Tár Cate Blanchett ipoteca la stagione dei premi

tar cate blanchett recensione

Per quanto sia una delle primissime proiezioni di questa 79° Mostra di Venezia, usciti dalla visione di Tár ci sentiamo umilmente di dare un consiglio a Cate Blanchett: non prendere impegni per la serata di chiusura e per le cerimonie di premiazione dei prossimi mesi. Non vogliamo dare già per scontata la Coppa Volpi (non siamo neanche al giro di boa) ma è sicuramente una fortissima candidata già da ora.

Come ampiamente spiegato più sopra, il personaggio di Lydia Tár è straordinariamente complesso e Cate Blanchett lo rende in maniera straordinaria. Non che stupisca davvero chiaramente. Il curriculum di questa artista ci ha abituato a interpretazioni che superano ogni aspettativa. Ma il lavoro che ha compiuto in quest’opera è indiscutibile e spicca su tutto il resto del film. Sarà uno dei motivi principali per cui sentiremo ancora parlare di Tár nei prossimi mesi.

Il bilancio quindi, al netto di alcuni dubbi su determinate scelte e una narrazione che avrebbe potuto essere snellita, è indubbiamente positivo. Tár conferma le aspettative e si posiziona immediatamente tra i migliori film di questa Mostra di Venezia. Non perdetelo quando arriverà nelle sale.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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