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Stranger Things: ricordo di un decennio

Le storie dell'orrore sullo schermo hanno preso così tante declinazioni da averne perso il conto (ma soprattutto la qualità) con il passare del tempo e degli anni. Il risultato sono stati show che hanno fatto dei jump-scare il loro punto di forza, quando non risolvevano con effetti scenici splatter. Negli ultimi tempi, però, sembra esserci stato un risveglio all'interno del genre: non solo al cinema (che ha portato, finalmente, It Follows nel nostro paese), ma anche sugli schermi  casalinghi.
Stranger Things è stata creata dai fratelli Matt e Ross Duffer e abbiamo divorato le puntate Netflix e a mano a mano che lo show andava avanti una paura molto chiara e definita si è fatta strada nel nostro petto: la paura che questa piccola meraviglia terminasse.
Parliamoci subito chiaro: se siete alla ricerca di idee originali, di concept nuovi che vi facciano gridare al miracolo allora Stranger Things non è la serie per voi. Le citazioni e l'omaggio alle storie del passato sono la bandiera di quest'opera che trova un'anima propria e unica utilizzando la nostalgia come catalizzatore.
Le vicende hanno luogo nel 1983 nella cittadina di Hawkins, nell'Indiana (se fosse stata nel Maine il citazionismo sarebbe stato eccessivo) dove un gruppo di ragazzini si saluta dopo una partita di dieci ore a Dungeons&Dragons. Will Byers torna a casa sua e la trova vuota, dato che la madre Joyce (interpretata da Winona Ryder) e il fratello maggiore Jonathan sono entrambi al lavoro. Will sente qualcosa muoversi nel buio della sera e cerca di fuggire, spaventato. Ma quando riesce a vedere cosa gli sta dando la caccia ormai è troppo tardi. Will sparisce senza lasciare tracce.
La sua scomparsa è il motore che muove una vicenda narrata con maestria da tre punti di vista del tutto differenti: abbiamo Mike, Dustin e Lucas, gli amici di Will che si mettono con coraggio alla sua ricerca, senza dubitare mai nemmeno per un istante che vi sia un vero e proprio mostro che emerge dai boschi attorno a Hawkins.
Accanto a loro c'è però il mondo degli adulti ad affrontare il caso della sparizione: lo sceriffo Hopper (David Harbour), un uomo che porta gravi ferite interiori, si trova a dover affrontare ciò che accade con la freddezza e la logica che il suo compito gli impone, vedendosela con quello che, all'apparenza, è l'esaurimento nervoso della madre del bambino scomparso.
Tra questi due mondi ben distinti sta il demimonde degli adolescenti, con i loro problemi di popolarità, bullismo e accettazione di se stessi, ma anche loro verranno risucchiati nel vortice che sta investendo le loro vite, che lo vogliano o meno.
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Questo triplice punto di vista, a nostro parere, è reso davvero con maestria e consente di vedere il mondo di Stranger Things attraverso sfaccettature così curate e reali che si fa fatica a non innamorarsi dei protagonisti, siano essi bambini teenager o adulti.
Non ci sono personaggi stupidi o (involontariamente) odiosi, ma ci si relaziona con loro a diversi livelli sia emotivi che cerebrali.
Il ritmo della storia è gestito con maestria, l'alternanza dei punti di vista è utilizzata in maniera sapiente di modo che ogni cambio e ogni scena portino lo spettatore un passo più vicino alla risoluzione dell'enigma ma senza mai affrettare le cose, senza mai correre verso il finale o annoiare lo spettatore con scene inutili o prive di pathos.
La colonna sonora si sistema alla perfezione all'interno di queste scene, accompagnando le emozioni dello spettatore senza esasperarle o forzarle mai.
La musica degli anni '80 fa da padrona e porta con sè un numero di grandi pezzi scelti con maestria.
Cosa possiamo dire in conclusione? Stranger Things è come una ricetta culinaria ben preparata, creata mischiando ingredienti di qualità presi da autori Horror che hanno portato il genere ai suoi fasti del passato, 

che spaziano da Stephen King a Spielberg, passando per Carpenter. Se siete cresciuti (come chi ha scritto questo articolo) con storie di avventura, orrore e amicizia indissolubile allora amerete Stranger Things. Ma se così non fosse non preoccupatevi e fatevi rapire da una storia narrata con equilibrio e ritmo che, magari, riuscirà ad aprire la porta della vostra curiosità.

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