Sicilia – 23 maggio 1992
Ore 17:57
Un tratto della dell’autostrada A29, prossimo allo svincolo di Capaci, salta in aria per via di 400 kg di esplosivo piazzati in un cunicolo di scolo dell’acqua piovana, che attraversava l’autostrada da un lato all’altro.
L’attacco terroristico era stato deciso, dopo diverse riunioni, dalla cupola di Cosa Nostra e l’obiettivo era Giovanni Salvatore Augusto Falcone. Il giudice Falcone era di ritorno da Roma e avrebbe attraversato il tratto autostradale che lo avrebbe portato dall’aeroporto siciliano di Punta Raisi (che oggi porta anche il suo nome) nella sua abitazione a Palermo città.
Dopo aver tagliato i rami degli alberi per avere una vista indisturbata sull’autostrada e dopo aver segnato con della vernice rossa il punto preciso quando azionare il detonatore, Giovanni Brusca, che nel frattempo sostava su una collinetta tenendo d’occhio il corteo delle auto blindate composto da due Fiat Croma e una Lancia Thema, ebbe l’ordine di azionare tramite un radiocomando l’esplosione.
L’esplosione fa saltare in aria la prima auto, la Croma marrone con a bordo 3 agenti della scorta del giudice Falcone, i quali rimangono uccisi sul colpo, con la macchina scaraventata lontana per decine di metri.
La Croma bianca guidata da Giovanni Falcone invece, si schianta contro i detriti. Sia il giudice, che la moglie che le sedeva nel sedile accanto, vengono sbalzati contro il parabrezza dell’auto. Purtroppo entrambi i passeggeri non indossavano la cintura di sicurezza.
La terza auto con a bordo altri 3 agenti della scorta subisce in maniera più lieve il colpo. I tre agenti sotto shock, una volta usciti dal mezzo, si fiondano verso la Croma bianca. Si schierano intorno alla macchina, pronti a difendere il giudice, ancora vivo e rimasto incastrato tra le lamiere, da possibili sicari.
Giovanni Falcone muore la stessa sera, alle ore 19:05 per via delle emorragie interne riportate.
A stargli vicino è l’amico d’infanzia e collega Paolo Borsellino, vittima della Mafia anch’egli il 19 luglio 1992.
Dopo qualche ora, alle 22:00 circa, si spegne anche la moglie del giudice Francesca Morvillo, anch’ella magistrato, oltre agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro rimasti uccisi sul colpo.
Per non dimenticare che la Mafia è una MONTAGNA DI MERDA.
- Corbo, Angelo (Autore)