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Storie alterate e storie alternative

Full disclosure: ho una formazione da storico. Ho passato cinque gloriosi anni a bigiare per andare da Luini frequentare assiduamente le lezioni dell’Università Statale di Milano per conquistare il famoso Foglio di Carta che non ho ancora nemmeno incorniciato (per pura pigrizia, non per un giudizio di valore cinico e disilluso). Storiella divertente (e prevengo il coro di “non sai cosa vuol dire divertente” che SO che sta per nascere): quando mi sono iscritto, la triennale si chiamava Scienze Storiche, e la specialistica era Storia. Nell'anno in cui ho ottenuto la triennale e mi sono iscritto alla specialistica, hanno cambiato il nome: la triennale è diventata Storia, la specialistica Scienze Storiche…quindi ho una triennale in Scienze Storiche, e una specialistica in Scienze Storiche. True story.

Gli anni presso la mia alma mater, in via Santa Radegonda Festa del Perdono, mi hanno insegnato un approccio estremamente analitico e preciso quando si tratta di fatti storici. Non sto tanto parlando di date ed eventi: vi sorprenderebbe quanto poco hanno insistito sulle date, durante la mia formazione. Sto parlando di una più generale, ma molto più importante, consapevolezza del panorama sociale, culturale, politico, economico di un determinato periodo storico. Date e dettagli sono dati grezzi, facili da reperire, da sbagliare ma anche da correggere. È più difficile accorgersi di sottili (o meno sottili) interpretazioni erronee del contesto delle epoche passate. Tanto più che queste “sviste” spesso sviste proprio non sono: si tratta spesso di molto poco innocenti tentativi di revisionare la storia, di piegarla al punto di vista che si sostiene.

La mia formazione emerge prepotentemente tutte le volte che vengo esposto a opere, di fantasia o meno, che hanno la pretesa di storicità, lo ammettano o meno. In questi casi le mie antenne si rizzano sempre, alla ricerca non tanto di incongruenze o dettagli cambiati per esigenze di narrazione, per rendere la storia interessante o più“cinematografica”, quanto di più profondi ma meno visibili problemi nel “senso” del periodo storico. Questi, generalmente, non si spiegano con banali, e spesso condivisibili, motivazioni narrative o di regia, ma spesso nascondono intenzioni molto meno innocenti.
Vi faccio un esempio: in Le Crociate, di Ridley Scott, i cristiani sono litigiosi, guerrafondai, violenti, irrispettosi, mentre i musulmani sono educati, diplomatici, raffinati e addirittura pacifici. Saladino e Baldovino sono raccontati come immaginarie figure tormentate dall'idea di farsi la guerra, che arrivano riluttanti al conflitto quando desidererebbero tutt'altro, spinti dai fatti e dai “falchi”.
Si crea quindi una dinamica di vittime e carnefici, di buoni e cattivi, che non ha alcuna base nella realtà, o perlomeno che ne è una versione estremamente, e colpevolmente, semplificata, con l’obbiettivo di trasmettere un messaggio politico che non sarebbe stato possibile trasmettere dando un resoconto accurato dei fatti. Questo è grave, ai miei occhi; meno grave, anzi, per nulla grave, è il totale stravolgimento delle vicende biografiche del protagonista Baliano, trasformato in un outsider in cui lo spettatore si può immedesimare. Non c’è nessun secondo fine se non quello di rendere godibile una storia, quindi ci sta: è un film, non un documentario.

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Esempio diametralmente opposto sono i romanzi di Valerio Evangelisti: estremamente selvaggi negli elementi di fantasia, ma altrettanto estremamente puntuali e inattaccabili dal punto di vista della ricostruzione dello scenario: nei romanzi di Eymerich lo zeitgeist del XIV secolo è perfettamente ricreato e non c’è mai ambiguità su ciò che è storia e ciò che è fantasia. Lo stesso vale per la trilogia di Nostradamus, o per il ciclo di Tortuga. Non è un caso se Evangelisti ha un esercito di fan fra gli studenti e i professori della facoltà di storia di Milano.

Le opere di storia alternativa hanno sempre fatto fatica a catturarmi. Probabilmente il motivo è che nella stragrande maggioranza dei casi il “what if..?” è relativo sempre ai soliti momenti, percepiti come snodi epocali della storia: cosa sarebbe successo se non fosse caduto l’Impero romano? Cosa sarebbe successo se i Nazisti avessero vinto la guerra? Cosa sarebbe successo se Kennedy fosse scampato all'attentato? Cosa sarebbe successo se l’Unione Sovietica avesse battuto gli Stati Uniti? E così via.

Vorrei però citare un ciclo di romanzi di storia alternativa che partono da una premessa totalmente diversa, con un what if..? meravigliosamente ricercato, che sembra essere pensato apposta per titillare le sensibilità degli appassionati di storia. Si tratta del ciclo dei romanzi di Randall Garrett dedicato all'investigatore privato Lord Darcy, ambientati in un’Europa alternativa nata dalla modifica di questo semplice dettaglio: a differenza di ciò che è avvenuto realmente, Riccardo Cuor di Leone, colpito da un dardo, non muore a causa dell’infezione della ferita, perché in questo mondo sono state scoperte e sviluppate le leggi che regolano la magia. Questa viene applicata soprattutto in campo medico, facendo fare passi in avanti di secoli alla sanità in Europa, e quella ferita che si è rivelata al di sopra delle possibilità dei veri cerusici dell'epoca è stata sanata facilmente dai guaritori che Garrett ha immaginato. Quindi Riccardo sopravvive, superando la fase dei giovanili ardori cavallereschi e diventando nella sua vecchiaia un sovrano giusto, saggio e forte che guiderà la dinastia dei Plantageneti e il Regno d’Inghilterra verso un florido futuro che arriverà fino ai giorni nostri, dominando su Europa e America. Il mondo descritto dai libri, ambientati negli anni Sessanta, è ironicamente fermo ad una cultura ed una società tipiche dell’epoca vittoriana, dove gli accademici e gli studiosi più illustri portano avanti le ricerche in campo magico, anziché scientifico, e il nostro protagonista è una sorta di Sherlock Holmes come sarebbe potuto essere se i criminali avessero avuto accesso ad incantesimi e sortilegi perfettamente regolati da fisse leggi logiche e naturali.

Sono riuscito ad entrare in possesso del ciclo completo dei racconti di Lord Darcy, intitolato Lord Darcy Investigatore del Re, edito dalla Nord nel 1992, solo pochi anni fa. Sono incappato nel volume in una bancarella del Lucca Comics&Games, di quelle a metà strada fra il palco e Piazza Napoleone, per puro caso: avevo sentito parlare di Garrett ma non mi ero mai messo attivamente alla sua ricerca. Sono stato fortunato! Naturalmente non è per tutti, ma chi fa parte del target del libro l'ha capito leggendone la mia descrizione, sono sicuro. Sono anche curioso di sapere se conoscete altre chicche di storia alternativa come questa, fatemelo sapere qui sotto!

La colonna sonora consigliata la prende un po' larga a questo giro: è Pink Beatles in a Purple Zeppelin, nell'album da solista di Arjen Anthony Lucassen (l'ideatore degli Ayreon, per dire) Lost in the New Real. In realtà…ascoltatevi un po' tutto l'album, và.

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