L'ira dei fan ci sarà e si scatenerà, questo articolo è pieno di spoiler: se non volete sul serio provare “l'ira dei fan” non andate oltre.
Siamo appena tornati dalla visione in anteprima di Star Trek Into Darkness, ultimo capolavoro di Abrams che lo lancia direttamente fra le mani di Star Wars VII, ma di questo ne parleremo poi….
Star Trek è un film adrenalinico, non shakespeariano. Abrams non ci tenta nemmeno ad afferrare il teschio di Yorick, lui preferisce il quadricipite di Arnold.
Detto questo: la pellicola è riuscitissima, coinvolge e ti getta nella storia all'improvviso, in apnea, il primo respiro riesci a prenderlo solo quando ormai i titoli di coda stanno viaggiando sullo schermo.
Molti fan hanno avuto il dubbio, guardando il primo capitolo, che l'idea dell'universo alternativo (della linea temporale parallela creata dal romulano Nero, sembra un fumetto degli anni sessanta “il romulano nero” comunque…) fosse una mancanza di coraggio da parte del regista, una scusa. Il terrore di Abrams di far imbestialire un fandom troppo potente, ma con questo secondo film ogni dubbio viene spazzato via.
Abrams è come Kirk, è uno spaccone. Lui tenta, osa, prende in giro con coraggio e sfrontatezza forte del fatto che nelle sue missioni mai uno del suo equipaggio ha perso la vita.
Star Trek 2 ci ricorda continuamente che siamo in una realtà alternativa e la verità che conosciamo non è quella che ci sta passando davanti agli occhi. I veri fan potranno saltare da una citazione all'altra, sorridere, notare, emozionarsi seguendo una scia di indizi che il regista si diverte a mettere in fila, uno dopo l'altro, come pedoni su una scacchiera.
Quindi la nostra bocca si storcerà in una risata piena d'orgoglio quando, verso il finale, ritroveremo la famosa scena “dell'addio” a ruoli invertiti; solo che Spock e Kirk sono ora più consapevoli di loro stessi proprio perché “hanno recitato” nel ruolo opposto. Come se loro sapessero, come se i personaggi di Roddenberry stessi fossero gli attori, come se non esistesse niente altro che loro, i fan e due film dalla trama molto simile.
Abrams riscrive la storia e lo fa nella maniera più plateale possibile, usando ciò che sappiamo del passato di Star Trek per insegnare: il regista sa che andremo a misurare ogni suo passo con una lente di ingrandimento e allora decide di omaggiarlo, di imparare da esso.
Anche la “videotelefonata” di Spock (Zachary Quinto) a Spock (Leonard Nimoy) per chiedere notizie di Khan è molto rivelatoria riguardo le intenzioni del regista.
Abrams dà l'impressione di aver “chiesto” ai personaggi cosa avrebbero fatto questa volta, dando loro una seconda occasione.
Star Trek 2, per chi non è fan dei film e della serie classica, sarà l'ennesima serie di 'bum bum' nello spazio ma se invece amate il passato (come noi) capirete Abrams.
Avrete la possibilità di intravedere la sua visione fra le scene d'azione, di comprendere quanto sono importanti per lui le pellicole classiche. Siamo giovani, il passato deve guidarci verso nuove frontiere.
Abbiamo avuto la fortuna di seguire la pellicola in lingua originale e ascoltare il divertente accento scozzese di Scotty (Simon Pegg) e la meravigliosa profonda voce di Benedict Cumberbatch (si, è Khan) è a dir poco trascinante e risentirlo in italiano ci ucciderà.
E' proprio Sherlock (come era prevedibile) a far da padrone nella pellicola, non compare quanto avremmo voluto ma quando lo fa, quando lo fa, rimane impresso.
E' come se vi schiacciasse il cranio a mani nude, una cosa che non ti dimentichi. Monumentale.
Into Darkness va visto, va visto con gli occhi di un saggio e con molta attenzione. Ricordate quando avevate la mente aperta e libera da pregiudizi? Provate a tornare a quell'equilibrio di una volta e dare una possibilità a Abrams.