Spin off: i fan si spaccano a metà quando se ne parla. Chi li trova gradevoli ma “nulla di più”, chi quasi necessari, e chi al contrario non può proprio soffrirli.
Nello specifico, oggi parliamo di uno degli anime più attesi per la primavera 2014, e che già da un paio di settimane ha fatto la sua comparsa sugli schermi nipponici: Soul Eater Not!.
Not! è, come del resto si intuisce dal nome, uno spin-off del ben più famoso Soul Eater, manga di Atsushi Okubo. Serializzato a partire dal 2011, è attualmente in corso – sebbene vicino alla conclusione – e dall’8 aprile ha debuttato anche come anime. La storia è incentrata su tre nuovi personaggi, ovvero Tsugumi, Nanya e Meme, tre ragazze del corso “regolare” della Shibusen (la scuola per armi e maestri d’armi), ed i loro primi “approcci” nei confronti di un mondo cui ancora non sono abituate e ancora non appartengono.
Chiunque conosca Soul Eater, che sia il manga o l’anime, non può che restare immediatamente colpito dai cambiamenti di stile. Il tratto spigoloso, gli elementi spesso “forti” vengono abbandonati quasi totalmente per dare la precedenza a linee più tonde e morbide, e tematiche generalmente molto meno cupe. Per un fan ciò può risultare quasi "traumatico", ma è piuttosto interessante vedere approfonditi degli elementi che nella storia originale vengono dati per scontati fin dall’inizio. Come funziona quando un ragazzo scopre di essere una buki (arma)? Con quali modalità viene ammesso alla Shibusen, e come fa a scegliere un partner? Il tutto si focalizza molto più sulla semplice quotidianità degli studenti, ovviamente con elementi d’azione per non rendere troppo scialba la trama.
Eppure non è tutto oro ciò che luccica, almeno a nostro parere.
Parliamoci chiaramente: Soul Eater Not! è essenzialmente fanservice. La cosa può essere o non essere gradita, ma è abbastanza chiaro che l’autore si sia particolarmente divertito a disegnare ragazze molto formose – presenti, sebbene in misura leggermente minore, anche in Soul Eater -, spesso in atteggiamenti un po’ equivoci. In alcuni passaggi l’impressione di fondo è che tutta la trama sia piuttosto debole, un pretesto semplicemente per mostrare determinate scene. Ma, come si suol dire, de gustibus: si tratta di un prodotto di intrattenimento, e può piacere o non piacere. Non saremo noi a sindacare su questo punto.
Prendiamo come esempio Shingeki No Kyojin, che è senza dubbio tra i prodotti manga di punta dell’ultimo periodo. La Kodansha sta cavalcando l’onda del successo di quest’opera e pubblicando diversi spin-off. Questi ultimi, però, vanno ad approfondire elementi importanti che nella serie non vengono spiegati: la comparsa dei primi Giganti, la nascita della Squadra di Ricognizione, il passato di alcuni tra i personaggi principali – e più amati. Sono elementi “utili” che vanno, perché no, ad arricchire l’esperienza del lettore, che può approfondire determinati passi del manga. Soul Eater Not!, oggettivamente, non approfondisce molto, compreso appunto il passato dei protagonisti “originali”, a noi quasi completamente oscuro se non per pochi cenni, preferendo mostrarci dei nuovi personaggi di cui si poteva fare a meno.
Insomma, non sarebbe più “serio” dare la priorità al prodotto originale, quello più importante e a cui i fan sono più legati, piuttosto che buttarsi su un progetto sì legato comunque all’opera, ma in modo molto più di nicchia?
In conclusione: ormai Soul Eater Not! c’è, il suo anime pure… noi, da parte nostra, vi abbiamo detto cosa ne pensiamo. Adesso vogliamo sentire i vostri pareri, tenendo presente che questo stesso discorso non vale solo per Soul Eater, ma anche per tante altre opere che subiscono lo stesso "trattamento".
Comunque, intanto, continuiamo a sperare che la Bones si decida a dare un degno finale all’anime…
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