Sono Tornato è l’ultimo film di Luca Miniero, e racconta l’ipotetico scenario in cui Benito Mussolini si risveglia nel centro di Roma nel 2017, senza alcuna spiegazione né contesto, e decide di affrontare di petto l’Italia odierna con l’unico obbiettivo di restituire agli italiani il capo che meritano, e che sotto sotto desiderano.
Se questo breve abstract vi suona in qualche modo familiare è perché avete letto il libro Lui è tornato, di Timur Vermes, o avete visto l’omonimo film che ne è stato tratto nel 2015, che raccontano la stessa identica vicenda ma con Hitler che si risveglia nella Germania moderna.
Il film di Miniero esplicita fin dai titoli di testa di essere “tratto da” questo Er ist wieder da, e per fortuna: in caso contrario, si sarebbe trattato del più sfacciato dei plagi.
Non vogliamo assolutamente affermare che sia illecito ispirarsi ad un’altra opera per realizzare qualcosa di buono, o perfino qualcosa di migliore. Siamo però convinti che ci sia un modo giusto per farlo, e soprattutto che ci debbano essere delle buone ragioni: aggiungere qualcosa, offrire un punto di vista nuovo, aggiornare un’opera al contesto contemporaneo, reinterpretare.
Sono Tornato non è affatto un brutto film, anzi, per più di un motivo ci è piaciuto anche più dell’originale: è recitato meglio, la regia è molto migliore e il personaggio del dittatore sembra essere molto più riuscito. Il problema è che per la stragrande maggioranza del tempo il film è identico a Lui è Tornato, e quando diciamo “identico” vogliamo proprio dire “identico”: intere battute, intere sequenze, l’intera struttura del film, perfino i nomi di alcuni personaggi sono stati in tutto e per tutto copiati dalla versione tedesca. Avevamo questa spiacevole sensazione al cinema, durante l’anteprima, ma subito dopo abbiamo riguardato Lui è Tornato (si trova su Netflix) e la somiglianza è raccapricciante. Se avete visto Boris (e se non l’avete fatto, vergogna! E’ anche quello su Netflix!), la suggestione che vorremmo che voi coglieste è “Under Thunder”, con la famigerata Festa del Grazie. Siamo davvero a questi livelli, e sebbene ci sia da dire che, come Renè Ferretti, anche Miniero “l’ha girata meglio”, ci siamo davvero trovati spiazzati. Davvero era così impossibile ispirarsi senza fare una fotocopia? Davvero le scene riprese shot by shot erano così fondamentali per la storia? A nostro parere, no: a nostro parere sarebbe stato opportuno un lavoro più approfondito che la semplice localizzazione del contenuto.
Soprattutto, il motivo che ci rende meno disposti ad accettare questo livello di pigrizia è che non ci sembra che ci siano delle reali ragioni per questo remake: il messaggio di fondo, una satira della società, punteggiata da oscuri presagi che sono tanto più inquietanti quanto più ci sembrano realistici, è il medesimo, ed è comprensibilissimo se al posto di Mussolini a Roma c’è Hitler a Berlino. Non è nemmeno passato così tanto tempo da dover rinfrescarci la memoria, o da dover aggiornare una storia importante ad un contesto diverso: Lui è Tornato è di pochi anni fa, e la tecnologia, la società e il contesto politico del 2014 sono sostanzialmente quelli del 2017.
Insomma, siamo convinti che la decisione di realizzare un film che è shot by shot di un altro debba venire giustificata, come ad esempio nel caso dell’altra famosa traduzione cinematografica firmata da Luca Miniero, Benvenuti al Sud: in quel caso mantenere la struttura del film adattandone gli stereotipi aveva senso; qui, a nostro parere, il senso si perde.
Aggiungiamo un’ultima considerazione: il film Lui è Tornato, come accennavamo, è già l’adattamento di un romanzo, e come tale è stato una cocente delusione. Abbiamo letto il romanzo poco dopo la sua uscita, e molte delle scelte e delle modifiche operate nella versione cinematografica hanno di gran lunga peggiorato ed annacquato il potente messaggio di avvertimento del romanzo di Vermes, rendendolo insipido e, francamente, ambiguo. Miniero e il suo team avrebbero perlomeno potuto scegliere di partire dal romanzo, anziché dal film, per rimanere più vicini alla fonte e realizzare un’opera molto migliore, priva di quelle incomprensibili storture della versione cinematografica. Così, invece, hanno presentato una versione molto più burlesca che minacciosa di una storia potenzialmente capace di colpire nel profondo: il problema principale sembra essere il populismo di Mussolini, più che la violenza e il totalitarismo del regime. Un peccato: poteva essere un’occasione per una riflessione importante.
Purtroppo queste considerazioni fanno passare in secondo piano i meriti che questo film avrebbe se fosse esistito da solo. Gli attori sono tutti bravi, a parte forse Frank Matano, che rimbalza fra molti bassi molto bassi e qualche alto non troppo alto. Massimo Popolizio, Mussolini nel film, propone una versione molto poco macchietta e apprezzabilissima, e fra gli attori di contorno Gioele Dix e Stefania Rocca fanno decisamente un buon lavoro. Tutti, Matano compreso, sono molto al di sopra delle loro controparti tedesche, così come anche la regia di Miniero risulta molto più coerente e competente.
In ultima analisi Sono Tornato è un film piacevole e ben fatto, che non ci sentiamo di consigliarvi. Piuttosto recuperate Lui è Tornato, il romanzo di Timur Vermes: rimane ancora la versione migliore di questa storia, la più intensa e significativa, anche per il pubblico italiano, anche se parla di Hitler.
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