So tutto di te (I see you il titolo originale) di Clare Mackintosh è un romanzo giallo che ha spopolato nelle classifiche inglesi e sta riscuotendo un grande successo anche in altri Paesi. È appena uscito in Italia edito da DeA Planeta ed è assai probabile che si distinguerà dal mare di romanzi di genere che imperversano nelle classifiche di vendita.
Per certi versi l’umanità è sempre la stessa, con pulsioni e motivazioni antiche come il mondo, ma la società cambia, e con lei si evolve – ormai a una velocità maggiore sorpassandola – la tecnologia. Un effetto collaterale è che cambiano anche le modalità con cui è possibile compiere il male, aprendo un ventaglio di potenzialità mai pensato prima.
Incredibile come il fatto di trovare la propria fotografia pubblicata su un annuncio per un sito di incontri, come accade a Zoe Walker, madre quarantenne divorziata, abituata a fare sempre la stessa tratta insieme ad altri milioni di pendolari ogni giorno. Fatto inquietante che può derubricare come scherzo o fraintendimento, finché giorni dopo su quell’annuncio non comparirà la foto di un’altra donna, che verrà ritrovata uccisa poco tempo dopo.
Abbiamo intervistato l’autrice di questo libro accattivante, Clare Mackintosh, ex poliziotta britannica e ora scrittrice a tempo pieno. Ecco che cosa ci ha raccontato.
ON: Prima di tutto siamo molto curiosi sulle modalità con cui in generale costruisci i tuoi libri: pianifichi e prepari molto prima di scrivere? E in particolare come hai costruito il “cattivo” in questo romanzo?
CM: Pianifico i miei libri nel dettaglio, preparando I punti in cui saranno i plot twist più importanti e dove porterà ogni svolta. Spesso cambiano fino all’ultima stesura, mentre I personaggi e la storia si evolvono, ma mi aiuta ad avere uno schema generale prima di incominciare.
Non “costruisco” I miei personaggi negativi – o qualsiasi altro personaggio veramente – prendono semplicemente forma mentre scrivo. In So tutto di te il cattivo è addirittura cambiato tra la prima stesura e l’ultima!
ON: Dato che sei stata un’ispettrice di polizia, ti sono mai capitate situazioni che hai trovato addirittura più – diciamo – surreali, di altre che magari hai letto (o scritto) in romanzi a tema crimine?
CM: Si dice che la verità sia più strana della fantasia, ed è spesso vero. Ricordo di aver avuto a che fare con un caso di rapimento. La vittima ès tata ritrovata perché aveva scritto una richiesta di aiuto su una banconota gettandola dal finestrino dell’auto. La probabilità che il biglietto venisse trovato e che venisse preso sul serio era veramente bassa, eppure è proprio quello che è successo. Se ci avessi scritto un libro il mio editore mi avrebbe detto che era implausibile!
ON: Nel tuo libro precedente I let you (Scritto sulla sabbia) go una madre perde il figlio in un incidente stradale, mentre anche I see you si articola intorno a un rapporto complicato tra madre e figli. Sei particolarmente legata a questa tematica e rappresenta per te una sfida da poter rappresentare in un libro?
CM: In quanto madre, immagino di essere particolarmente interessata alle relazioni familiari, e alle difficoltà che subentrano quando qualcuno vicino a te commette un crimine o fa qualcosa di sbagliato. Molti di noi continuano ad amare chi ciha feriti, ed è interessante esplorarne le motivazioni.
ON: Ti viene in mente un autore in particolare, o un romanzo, che ami e che pensi ti abbia ispirata?
CM: Il mio libro preferito è Rebecca, di Daphne du Maurier. Penso sia un esempio perfetto di un thriller psicologico. Più di recente ho preso spunto da Sophie Hannah, che intreccia molto bene le procedure di polizia con la tensione domestica.
ON: Ti faccio un ultima domanda che ci piace fare ai nostri intervistati: se potessi scegliere un superpotere quale vorresti?
CM: Decisamente l’invisibilità! Mi piace guardare le persone e ascoltare le loro conversazioni. Penso che sia così per tutti gli scrittori, per cui mi piacerebbe entrare nelle case della gente e osservarla…
Detto questo un titolo come I see you sembra particolarmente calzante per la sua autrice.
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La cosa peggiore accaduta in Egitto è ovviamente la morte di tutte quelle persone, in piazza. Però diciamocelo, anche questo è un crimine non da poco.
Che abominio…non hanno rispetto nemmeno per il loro beni culturali….