Quando, appena qualche giorno fa, mi sono messo a scrivere il nostro coccodrillo per la morte di Leonard Nimoy, ero di cattivo umore. Non solo avevo appena scoperto della morte di una delle icone dell'angolino di cultura a cui ascrivo il mio interesse, ma avevo appena ricevuto il compito di scriverne. Ho provato in quell'articolo a comunicare la profonda difficoltà, quasi l'imbarazzo in cui mi trovo in situazioni del genere. “Non so che dire” non è soltanto un'espressione: è un'accurata descrizione del mio stato d'animo. Tutto ciò che mi veniva in mente alle mie orecchie suonava pessimo, inutile, insignificante di fronte ad un evento di quel genere, e continuavo a pensare che avrei fatto una figura migliore semplicemente stando zitto, eppure…eppure tributare il mio rispetto, e tramite esso il rispetto di tutto Orgoglio Nerd, per qualcuno di così importante ed amato era giusto, necessario, inevitabile. Anche a costo di farlo con parole che a me suonano vuote, ma che a chi legge comunicano, spero, almeno in parte, il mio intristito malessere e il mio sincero dispiacere.
Nuovamente mi trovo nella medesima situazione, dovendo parlare, senza sapere come, della morte di qualcuno a cui sono altrettanto legato. Terry Pratchett, il geniale (e non è una parola che uso eufemisticamente) creatore di Mondo Disco, è morto ieri, all'età di 66 anni, a causa dell'aggravarsi del morbo di Alzheimer, con cui stava lottando ormai da otto anni. Non è certo possibile dire che si è trattato di una morte improvvisa, quindi, o sorprendente. Addirittura Pratchett stava meditando di andarsene ai suoi termini, con un suicidio assistito, anziché aspettare di perdere per intero le proprie facoltà (decisione che non ha fatto che aumentare la mia stima per lui). Comunque, improvvisa o meno, la sua morte è, per me, devastante, perché oltre a trovarlo uno scrittore unico, irripetibile, di un'originalità e di un valore senza precedenti, Pratchett era, ed è, uno dei miei scrittori preferiti di sempre.
La prima occasione che ho avuto per conoscere il suo lavoro è stata, curiosamente, non grazie ad uno dei suoi romanzi, ma grazie ad un videogioco, l'avventura grafica Discworld, della Psygnosis, quella con il doppiaggio di Eric Idle. Lo giocai in età pre-critica, senza molto sapere cosa stavo andando a fare, senza minimamente conoscere l'ambientazione, senza nemmeno avere idea dell'esistenza dei romanzi. Non finii il gioco, capii probabilmente un terzo delle battute, ma fu comunque un'esperienza memorabile. Anni più tardi mi capitò per le mani Il Colore della Magia, il primo romanzo della serie di Mondo Disco, lo lessi e, stupido me, caddi nell'ovvio errore che state già immaginando: “Ehi, hanno fatto il libro di Discworld!”. La mia sagacia, il mio fiuto e la mia spiccata attenzione per i dettagli mi fecero presto arrivare a vedere la luce, e da allora ho divorato romanzi su romanzi, che, devo dire, conditi con una spolverata di consapevolezza assumono tutto un altro sapore.
Nei mesi precedenti all'apertura di Orgoglio Nerd una delle questioni che ci siamo trovati ad affrontare ha riguardato il titolo delle varie rubriche con cui abbiamo lanciato il sito. Come ormai sapete, una “rubrica” di Orgoglio Nerd è l'angolino personale dei redattori, l'unico in cui ci prendiamo il lusso di esprimerci alla prima persona singolare, dove possiamo dedicarci a quello che ci va, parlare di ciò che più interessa a noi, prima ancora che al pubblico. Sapevo che la mia rubrica avrebbe avuto come tema generale la curiosità, il piacere di scoprire, di guardare il mondo con punti di vista nuovi. Il mio ambizioso obbiettivo era, ed è, quello di offrire stimoli ai miei lettori, stuzzicarli, scatenare discussioni. Mi serviva quindi un titolo che facesse riferimento alla ricerca di conoscenza, alla curiosità, all'indagine intellettuale…ma che ovviamente fosse distintamente nerd.
Dopo giorni di elucubrazioni e di discussioni con il resto della redazione, avevamo ristretto il campo a due possibilità: Curvatura 10, ovvero la soglia che indica la velocità infinita nel mondo di Star Trek (almeno secondo gli standard adottati dal ventiquattresimo secolo in avanti), infranta nel bellissimo episodio “Threshold” di Star Trek Voyager, e quello che poi abbiamo confermato, ovvero Università Invisibile, un riferimento proprio all'alta scuola di magia del Mondo Disco, il luogo di Ankh-Morpork che più di ogni altro mi ha affascinato e rapito: un tipico college inglese, con tanto di motto latino (hunc it vides, hunc ne vides, giusto per confermare il genio di Pratchett), lotte per il potere interne ai piani alti dell'accademia e una enorme biblioteca dove i libri sono incatenati ai ripiani non per proteggerli dagli studenti…ma per proteggere gli studenti, dai libri. Come si fa a non amarla?
Ebbene, scegliere questo titolo per questo mio spazio fa capire quanto io sia davvero legato all'opera di Pratchett, alle sue intuizioni, al suo umorismo così british e così travolgente, al suo stile forse difficile ma soddisfacente come pochi altri. Nel Mondo Disco solo i maghi, i re e le personalità di più alto rilievo hanno il privilegio di essere prelevati, al momento della propria dipartita, da Morte in persona. Gli altri si devono accontentare di qualche funzionario di basso profilo. L'account twitter di Pratchett ci conferma che, naturalmente, anche a lui è stato accordato questo onore: “AT LAST, SIR TERRY, WE MUST WALK TOGETHER.” è uno dei poetici messaggi con cui è stato dato l'annuncio, scritto interamente in maiuscoletto, perché si sa, la voce di Morte non la senti dalle orecchie ma la percepisci, ed ha il suono del coperchio che si chiude su una bara.
Da ultimo, come di consueto, chiudo il mio monologo con la colonna sonora consigliata. In origine, l'idea mi era sembrata buona, indolore, divertente. Mai avrei pensato di ospitare un elogio funebre nell'Università Invisibile, e di dover quindi cercare una canzone adatta a questo contesto. Spero di cavarmela con una canzone che parla di morte, ma lo fa in maniera ironica, con quello stesso umorismo nero, british, che era proprio di Pratchett: sto parlando di Always Look on the Bright Side of Life, canzone finale di Brian of Nazareth dei Monty Python. Canta Eric Idle, mica per sbaglio.
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La canzone che ha anche accompagnato i funerali di Graham Chapman, appropriato per un altro genio della comicità britannica.
Così com’è appropriato l’omaggio su questa rubrica.
Mi rende triste sapere che non usciranno più altre sue opere, specie considerando l’enorme svolta per il Disco rappresentata dalla sua ultima opera (che, almeno, funziona anche come punto di fine, un’altra delle note che rendono agrodolce la sua morte facendomi pensare che almeno non è stato un brutto modo di andarsene), mi consola però pensare che, secondo la filosofia delle Ramtop, non si muore davvero fin quando tutte le increspature causate da una vita non hanno termine, e secondo questo criterio lui vivrà per sempre.
Grazie per queste parole…
Ho cominciato a leggere Sir Terry quasi per caso, prendendo Stelle Cadenti dalla biblioteca civica. Me l’avevano consigliato un paio di persone ma non avevo ceduto fino a quando ho letto la quarta di copertina del libro. Credo sia stato un colpo di fulmine dalla frase riguardante il fatto che non tutte le persone che camminano sulla terra sono reali o consistenti, ma solo una piccola parte di esse.
Davvero, non si sa che dire, solo magari grazie del gran regalo che ha fatto a tutti scrivendo quei libri geniali che non solo fanno ridere di cuore ma proprio insegnano delle cose, rassicurano le persone del fatto che il mondo è strano per davvero, non sei solo tu che appari fuori dal coro.
“You see, last night it occurred to me, I thought, well, the thing is, all this travelling and seeing things is fine but there’s also a lot of fun to be had from having been. You know, sticking all your pictures in a book and remembering things.” dice Twoflower alla fine di The Light Fantastic
W TERRY PRATCHETT!!!!!!!!! Aye!
Splendido articolo…nonostante non lenisca il dolore, è bello vedere persone che, come me, hanno ottenuto un cambiamento in meglio nella vita grazie a Sir Terry.
Da Orgoglio Nerd e dall’Università Invisibile non potevo aspettarmi di meno.