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Addio a Smemoranda: fallita l’azienda dell’iconico diario Smemo

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Se avete letto questo titolo senza aver provato un accenno di nostalgia nel vostro cuore, allora probabilmente siete solo troppo giovani (o noi troppo vecchi). Era inevitabile, del resto, con la tecnologia che avanza imperiosa e che rende obsoleti oggetti che abbiamo amato tanto. La scelta del diario scolastico, ad esempio, ha caratterizzato i primi di settembre di più di uno studente, con tanto di confronto immediato con gli altri compagni di scuola una volta tornati in classe. E la scelta del diario è stata per lungo tempo dualistica: Comix o Smemoranda.

Se avete letto il titolo di questo articolo e avete provato un accenno di nostalgia nel vostro cuore, allora probabilmente avete scelto Smemo almeno una volta.

La storia di Smemoranda: da diario di sinistra a icona pop

Il diario Smemoranda debutta sui banchi di scuola nel 1978, con il celebre Numero 1 (cominciando così la tradizione di dare un tema per ogni edizione). Agli studenti fu palese fin da subito che si trattava di un’agenda scolastica diversa: non più solo pagine da riempire, ma anche da leggere. La Smemo (come verrà abbreviata in seguito) conteneva infatti articoli e approfondimenti su temi sociali e di attualità, oltre a giochi, quiz e testi di canzoni. Era un vero e proprio contenitore culturale, al punto che in anni recenti il co-fondatore Nico Colonna arriverà a definirlo “il primo social network in Italia”.

Dietro al diario c’era però molto altro. Il progetto nasce infatti come forma di autofinanziamento di Democrazia Proletaria e del Quotidiano dei Lavoratori, guadagnandosi presto l’appellativo di diario di sinistra e attirando le antipatie delle classi più conservatrici della società.

Ma i giovani no, per definizione i giovani non possono essere conservatori.

“La prima edizione è del 1979 e nasceva all’interno del movimento studentesco di Milano. Non c’erano ancora i comici, veniva distribuita nelle scuole e nelle fabbriche. Il nostro segreto? Realizzare un diario bello e spazioso, che permettesse di ospitare tutta la vita dei ragazzi che lo utilizzavano: non solo i compiti, ma anche appuntamenti, amori e le immancabili frasi di Jim Morrison”.

Nico Colonna, co-fondatore di Smemoranda
Spot Smemoranda 1992/1993

Tra i fondatori del progetto c’erano anche i comici Gino e Michele, che a metà degli anni ’90 erano diventati autori di un programma televisivo divenuto storia: Zelig! Riprendendo la tradizione dell’omonimo cabaret club milanese, Gino e Michele avevano adattato le serate allo Zelig in un format televisivo, producendo quelli che, col senno di poi, sarebbero diventati alcuni dei primi show di stand-up comedy in Italia.

La partecipazione di Gino e Michele portò enorme beneficio al diario Smemoranda. Infatti i contatti dei due comici permisero all’azienda di produrre degli indimenticabili spot televisivi con alcuni dei comici più amati dai giovani (e non solo). Due esempi su tutti? Antonio Albanese e il trio Aldo, Giovanni e Giacomo.

E non è finita qui: Gino e Michele permisero ai comici più popolari di firmare delle proprie pagine sulla Smemo. Il diario cominciò quindi a unire utile e dilettevole, ampliando a intrattenimento e lettura quello che tradizionalmente era solo un supporto cartaceo per prendere appunti.

Lo stesso avvenne con gli musicisti, attori e registi: Luciano Ligabue, Roberto Benigni, Jovanotti e Federico Fellini furono solo alcuni dei personaggi che negli anni hanno firmato dei propri articoli sui diari Smemo.

Insomma Smemoranda aveva capito che il diario era parte dell’identità dello studente. Una forma di appartenenza a una determinata cultura (artistica e non). Pagine bianche da riempire non solo con i compiti, ma anche con ricordi, firme, disegni e dediche. Una vera e propria amica dell’adolescenza. Un oggetto che, terminato l’anno scolastico, sarebbe potuto essere conservato come testimonial di un periodo d’oro: l’adolescenza.

Il successo commerciale, l’asta e il fallimento nel 2024

Nel 1994 l’azienda riesce a vendere circa 1 milione e 300 mila Smemo: praticamente uno studente su tre. Tuttavia il boom commerciale di Smemoranda si ebbe intorno agli anni 2000, quando i diari avevano ormai assunto definitivamente quella forma delineata dalla Smemo 20 anni prima.

Nonostante questa svolta mainstream (per non dire pop), Smemoranda non ha mai rinnegato il proprio impegno per il sociale. Ad esempio nel corso degli anni l’azienda ha collaborato assiduamente con Emergency, ha creato un’associazione contro il razzismo e, già negli anni 2000, cominciò a scrivere di cambiamento climatico e salvaguardia del pianeta.

Nel 2019 Smemoranda compie 40 anni, il che vuol dire che, virtualmente, almeno due generazioni hanno avuto in mano un diario Smemo. Poi è accaduto l’inevitabile. La tecnologia ha preso il sopravvento e di punto in bianco i diari cartacei sono passati di moda (oltre che di utilità). La goccia che fa traboccare il vaso è probabilmente la pandemia da Covid-19. L’emergenza sanitaria introduce la Didattica a Distanza (DAD) e fa calare la scure sul mercato dei diari.

A marzo 2023 Smemoranda annuncia la crisi, al punto che la società cede “in affitto” la licenza del marchio a Giochi Preziosi. Un prestito di un anno nella speranza di risollevare le sorti dell’azienda, associando il brand Smemo a vari prodotti per la scuola di Giochi Preziosi (zaini, astucci e quant’altro). Basteranno solo 9 mesi, tempo dell’inizio di un nuovo anno scolastico, per rendersi conto che il progetto Smemoranda appartiene ormai al passato. Un passato bellissimo e romantico, ma pur sempre passato.

Il 22 gennaio 2020 l’ultimo disperato tentativo: Smemoranda annuncia un’asta per permette di rilevare (e continuare a far vivere) il marchio. L’asta va deserta, non si presenta nessuno.

La fine ingloriosa di un brand che noi, da buon smemorati, non dimenticheremo mai.

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