Il Giappone trabocca di manga e anime a dismisura. È la terra dei sogni per tutti noi appassionati di quel genere d’intrattenimento. Siamo cresciuti con la vena sempre in vista per permetterci un’altra dose, tanto da riconoscere quei paesaggi, vivere quelle atmosfere e sognare quei momenti. Mai sazi davanti ad una fine, speriamo in un’altra volta. E molto spesso gli autori ci accontentano, sfornando sequel e spin off dell’opera originale. Ma questa scelta quanto è davvero vantaggiosa o svantaggiosa? Proviamo a capirlo insieme.
Sequel e spin off: una droga necessaria?
È innegabile che un manga o anime che appassioni non possa mai smettere di dare gioie ai lettori. Se il mangaka si mantiene sulla giusta via sai per certo che il tuo appuntamento fisso sarà una gioia. Un momento tutto tuo, steso sul divano o sul letto a leggere quelle pagine in bianco e nero, e a dire “WAOH” a fine volume. Purtroppo però, come diceva Yusuke Urameshi: «Anche una bella festa prima o poi deve finire», e si arriva quindi al capolinea dell’opera. Ci si arriva con tutte le sensazioni del caso, con gli alti e bassi accumulati in anni di lettura, e con la valutazione finale: applausi o indifferenza. Ora però succede qualcosa che dipende totalmente dall’autore, dal nostro fidato spacciatore. Quando arriva alla fine della merce ha due strade di fronte a sé: cambiare droga e provare a piazzarla sul mercato, o recuperare nuove scorte di quella vecchia. Con le serie di successo, quelle che hanno mosso interessi economici, succede proprio questo: un piccolo sussurratore si avvicina all’orecchio dello spacciatore e gli dice: «sono già assuefatti, perché non continuare con questa roba».
Lo spacciatore vorrebbe cambiare, potrebbe cambiare. Ci pensa.
Pensa ai costi-benefici e valuta. Valuta se cambiare la formula, se lasciarla invariata o se mantenere lo stesso mercato, ma con un prodotto diverso.
Quando un autore sceglie di proseguire in un sequel la sua storia, di ampliarne il mondo, la considerazione da fare è una soltanto: aggiunge qualcosa di nuovo o è sempre la stessa roba disegnata in modo diverso?
Sequel e spin off: la differenza di qualità
La differenza tra un sequel riuscito e uno non riuscito sta tutta qui (il discorso si potrebbe estendere a tutti i format multimediali). Una storia che merita di essere raccontata, con dinamiche diverse, va raccontata, a dispetto di quello che l’opera originale aveva sancito. Se si è abbastanza bravi da sfruttare lo stesso mercato, modificarne leggermente la formula, allora il successo è assicurato. Prendiamo ad esempio uno dei manga più famosi di sempre: GTO – Great Teacher Onizuka, come sequel ben riuscito. Tōru Fujisawa, l’autore del manga, era appena uscito da cinque anni di pubblicazione con Shonan Junai Gumi e decide di ributtarsi utilizzando gli stessi personaggi (uno in particolare) che aveva creato. Cambia location, cambia situazioni, cambia look e inizia a disegnare, a spacciare. Il successo è dietro l’angolo. Sfido voi a non riconoscere il sequel come più famoso dell’opera originale. Sono cose che capitano, dinamiche di mercato difficili da spiegare e prevedere, eppure succedono. Se hai da raccontare e ciò che racconti ha un valore, allora vai, puoi farlo all’infinito. In caso contrario, cambiate quartiere. Dovreste trovare un Fairy Tail o un Bleach a basso costo da qualche parte.
Altro discorso, ma per certi versi analogo, si può fare per gli spin-off. Molto spesso si originano dal manga o anime mentre questo è ancora in corso. Un particolare aspetto, personaggio o storia che l’opera originale non ha il tempo di approfondire vengono delegati e nasce il cosiddetto spin-off. Solitamente, più la droga è corposa più è facile spremerla. Se si è assuefatti al manga originale, però, un suo surrogato non sarà che un palliativo in attesa della dose seria. Così si legge per dovere di cronaca, per far sapere allo spacciatore che gli si è fedeli, ma non darà quella stessa sensazione con cui siamo stati schiavizzati.
Riempitivo spesso, ma non sempre.
In sintesi: sequel e spin off si o no?
Per i sequel è un deciso Sì se scelgono di distanziarsi seriamente dall’opera originale, muovendo i propri passi, rischiando, mantenendo comunque quella coerenza che gli appassionati hanno imparato a conoscere. Partire dalla fine per un nuovo inizio. Per gli spin off, invece, un NO convinto se vengono creati senza un’anima propria, ma con rimandi costanti e strizzate d’occhio al manga genitore. Una droga funziona quando è in grado di assuefarti a dovere: dopo un po’ che ricevi sempre la stessa ti ci abitui e andrai in cerca di qualcosa di più forte. Nell’attesa della prossima dose.