Da martedì 2 maggio 2023, migliaia di sceneggiatori di film, serie e programmi televisivi USA hanno incrociato le braccia, dando il via ad un massiccio sciopero, il primo della categoria in oltre 15 anni.
L’ultimo era avvenuto nel 2007. Ricordate quel delirante episodio di Breaking Bad della mosca (Stagione 3, Episodio 10: Caccia Grossa)? Tutt’ora considerato uno dei migliori 50 minuti dello show, l’episodio nacque proprio a causa dello sciopero degli sceneggiatori.
La situazione oggi però sembra decisamente più complessa, anche per le posizioni delle due parti coinvolte. Da un lato abbiamo infatti le grandi piattaforme di produzione e distribuzione, dall’altro il sindacato degli sceneggiatori. Le due parti sono rappresentate dalla Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP) e dalla Writers Guild of America (WGA).
Le motivazioni dello sciopero degli sceneggiatori in USA
Lo sciopero arriva dopo mesi di trattative infruttuose tra le due parti. Gli sceneggiatori, rappresentati dalla WGA, chiedono un aumento delle loro retribuzioni e maggiori tutele in merito al diritto d’autore e alle loro condizioni di lavoro. A far discutere è anche, ma non solo, la questione relativa alle opere generate dall’AI. Gli sceneggiatori chiedono di essere accreditati come primi autori anche nelle opere il cui soggetto sia stato generato dall’intelligenza artificiale.
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Ma non è solo la discussione sull’intelligenza artificiale a tenere sotto scacco Hollywood, anzi. Tra le principali rivendicazioni degli sceneggiatori ci sono:
- La fine delle cosiddette mini-room, ovvero dei piccoli gruppi di scrittori che vengono convocati per scrivere in tempi brevi 8-10 episodi di una serie o di un programma, prima che questo venga opzionato dagli studi. In molti casi, gli sceneggiatori non vengono pagati se il progetto non va in produzione o viene cancellato.
- Maggiore quota di royalties sui programmi distribuiti in streaming, che sono diventati sempre più popolari e redditizi, ma che non garantiscono agli scrittori una giusta remunerazione in base al successo ottenuto.
- Adeguamento dei salari minimi e medi che, anche a causa dell’inflazione, sono diminuiti del 23% negli ultimi dieci anni. Secondo un’indagine della WGA, la metà degli sceneggiatori percepisce la paga minima e molti fanno fatica a sbarcare il lunario. Nello specifico la proposta avanzata dal sindacato ammonta a 429 milioni di dollari all’anno, mentre gli studios hanno offerto una controproposta di soli 86 milioni di dollari all’anno.
Gli sceneggiatori hanno votato a favore dello sciopero con il 98% dei consensi, dopo quasi due mesi di contrattazione infruttuosa con l’AMPTP. L’ultimo contratto triennale della categoria è scaduto ufficialmente il 30 aprile 2023, proprio pochi giorni fa.
“Sebbene il nostro comitato di negoziazione abbia iniziato questo processo con l’intento di raggiungere un accordo equo, le risposte degli studios sono state del tutto insufficienti, vista la crisi esistenziale che gli scrittori stanno affrontando”, ha fatto sapere la WGA in una nota stampa.
Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dello sciopero su Hollywood
Se Hollywood fosse una piattaforma di streaming, con la relativa interfaccia utente, lo sciopero sarebbe l’enorme pulsante pausa che mette tutto in stop a tempo indeterminato. Lo sciopero degli sceneggiatori sta attualmente bloccando diversi progetti, sia cinematografici che televisivi, mettendo mettendo a rischio la realizzazione di nuove serie, film e programmi. Inutile sottolineare che ciò ha un impatto su tutto il comparto dello spettacolo, in quanto blocca il lavoro anche di altre figure professionali come truccatori, tecnici, attori e registi..
Tra i primi effetti dello sciopero degli sceneggiatori USA ci sono la sospensione di popolari talk show americani (come il Jimmy Kimmel Live o il The Tonight Show starring Jimmy Fallon). Programmi che quotidianamente impegnano eserciti di autori per la scrittura di battute e sketch.
Lo sciopero avrà ovviamente ripercussioni economiche su tutta la città di Los Angeles, dove si concentra gran parte dell’industria cinematografica e televisiva. Si stima che lo sciopero del 2007-2008, durato 100 giorni, sia costato all’economia locale circa 2,1 miliardi di dollari.
Le reazioni delle star
Lo sciopero degli sceneggiatori USA non ha ovviamente lasciato indifferenti i grandi nomi di Hollywood e della televisione americana. Alcuni di questi, presenti al Met Gala di ieri, hanno espresso la loro solidarietà ai membri della WGA.
L’attrice Amanda Seyfried (Golden Globe per The Dropout) ha dichiarato a Variety che “tutto è cambiato con lo streaming e quindi tutti dovrebbero essere compensati per il loro lavoro. È fot*utamente facile. Non capisco cosa ci sia di complesso”.
Quinta Brunson – creatrice e protagonista di Abbott Elementary – ha dichiarato al Met Gala: “Sono un membro della WGA e sostengo la WGA per ottenere ciò che ci serve. Nessuno vuole uno sciopero, ma spero che saremo in grado di risolvere questa situazione, qualunque cosa significhi”.
Anche Jimmy Fallon, membro della Writers Guild – ha risposto con ottimismo alle domande di Variety in merito allo sciopero: “Spero che non ci sia nessuno sciopero. Non avrei uno show senza i miei autori e li sostengo sempre. Devono avere un contratto equo e ci sono molte cose da sistemare. Spero che ci riescano”.
Quando gli è stato chiesto cosa accadrà al suo late show, Fallon ha confermato che il talk sarebbe stato sospeso in caso di sciopero. “Sì, penso che lo sospenderemo. Faremo qualsiasi cosa possa essere utile per sostenere la corporazione. Anch’io faccio parte della Writers Guild. Non potrei fare lo show senza di loro e sostengo tutto il mio staff”.
Ricordiamo che tutte queste dichiarazioni sono state raccolte al Met Gala di ieri, lunedì 1 maggio. Lo sciopero degli sceneggiatori USA è ufficialmente entrato in vigore oggi.
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