Se c’è una cosa che forse un po’ mi manca dell’epoca vittoriana è San Valentino. È vero che questa festa è tutt’altro che sparita; anzi è diventata consumistica, un po' invadente e a tratti pacchiana.
Niente di male, ma ai tempi aveva un sapore diverso: c’era un po’ più di sale.
Ho sempre amato ricevere posta, soprattutto cartacea (a chi non piace trovare una lettera di amici vicini o lontani nella cassetta?), ma mi chiedo quale sarebbe la reazione di molti al ricevere una cartolina con una propria caricatura e qualche verso che ci prenda in giro crudelmente?
Forse non sarebbe stata poi così diversa da quella che avranno avuto molte persone tra la metà dell’Ottocento fino ai primi decenni del Novecento in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove i Vinegar Valentines erano parecchio usati: cattivissime cartoline, inviate anonimamente, il giorno di San Valentino, a sfortunati bersagli che potevano più o meno meritarsi qualche malevola stoccata.
Considerando poi che nell’Ottocento a pagare la spedizione era il ricevente, poteva aggiungersi la beffa di dover sborsare un obolo per potersi leggere quanto qualcuno pensasse male di lui o lei.
Ma davvero potevano essere così perfide queste cartoline? Se pensate che l'età vittoriana non potesse essere poi tanto mordace, giudicate voi.
{La cantante/ La distruttrice di nervi}
Questa cartolina era evidentemente dedicata a qualche dama per apprezzarne le non così spiccate doti canore: "Quando un maiale viene sgozzato, il rumore che fa/ è molto più dolce dei tuoi strilli e gracchiamenti/ e l’ululato dei gatti sul retro di notte/ in confronto al tuo canto, è una delizia/ le tue urla sono una torutra da sentire/ uno desidererebbe non avere le orecchie/ Se qualcuno ti strozzasse, ponendo fine alla sua sofferenza/ avrebbe i ringraziamenti dei tuoi poveri vicini."
{A un pretendente infido}
"Non sono attratta dal tuo luccichio / Perché so quanto sarebbe amara la mia vita/ se prendessi te come mio sposo, un serpente a sonagli/ Oh no, non accetto l’anello/ o mi pungerebbe assai."
{A una suffragette}
Ai tempi imperversavano le lotte perché le donne potessero votare, portate avanti dalla suffragette, le quali non godevano di troppa ammirazione. Venivano infatti dipinte come megere poco attraenti, insopportabili e prepotenti. Potevano quindi ricevere biglietti che dicevano " Non avrai il mio voto, perché non voglio una predicatrice suffragette" o un marito avrebbe potuto aspettarsi una cartolina così "La tua mogliettina ti tiene in pugno e tu non osi disobbedirle. E ogni centesimo che guadagni, lei se lo prende…e lo sperpera".
{A un uomo calvo}
Esistevano poi cartoline dedicate a particolari categorie, senza che venissero necessariamente personalizzate. "la tua liscai testa si vede ovunque/ e immancabilmente di sotto tra le fila dei calvi/ dove ti ti distingui per la tenera cura/ e per il tenero amore verso quell’unico capello".
{A una pigrona}
"Non aver paura di lavorare/ nessuno penserà meno di te"
{A una commessa}
È innegabile la tentazione di tornare alle vecchie abitudine e di rispolverare qualche vecchia cartolina. "Mentre servi le clienti, con il disgusto dipinto in faccia, dal mondo in cui abbai e le assali, si direbbe che sei la padrona".
{A un pretendente inopportuno}
Anche un diniego per le profferte di qualche aitante giovinotto poteva essere elegantemente rifiutato da una discreta nota. “Mi chiedi di accompagnarmi a casa, gentile signore, vi ringrazio ma declino l’invito. Un fidanzato per me è abbastanza e sono soddisfatta del mio. Non serve attendere accanto al cancello per vedermi passare. Non posso darvi una chance. Per favore non piangete adesso!”
{Titolo8}
Testo8
{Titolo9}
Testo9
{Titolo10}
Testo10
{Titolo11}
Testo11