A causa del singhiozzante passaggio di film d'animazione giapponesi nei nostri cinema, per molti anni siamo stati convinti che lo Studio Ghibli regnasse sovrano e avesse il completo monopolio del settore.
Non è strano sentire la frase: " è il nuovo Miyazaki!"
Fermi tutti!
È indiscutibile che le opere prodotte dai suddetti siano di una qualità incredibilmente alta, che ci abbiano regalato perle che andremo avanti a vedere per anni e che per altrettanto tempo faremo vedere ai nostri figli e nipoti.
Questo non vuol dire però che non ci siano altri grandi autori nel panorama cinematografico, come ha dimostrato Shinkai Makoto con l'incredibile successo planetario di Your name - 君の名は.
Eppure ci sono molti altri registi di cui ci piacerebbe parlare.
Con la scusa dell'uscita imminente del suo nuovo film, Mirai (Mirai no mirai – 未来のミライ ), vi vogliamo parlare di Hosoda Mamoru, classe '67, di Toyama, Giappone.
Ci ha raccontato di una creatura d'aspetto mostruoso che si occupa un bimbo umano come se fosse suo.
Di una madre che si ritrova a crescere da sola due piccoli mezzi lupo.
Ha affrontato la storia di una ragazza in grado di viaggiare nel tempo
E di lotte tra avatar nel mondo virtuale.
Quest'anno esce nei cinema, prima in quelli giapponesi in autunno in quelli italiani, la storia di un bambino che incontra la versione adolescente della sua sorellina appena nata.
Ma chi è Hosoda Mamoru e cosa ci vuole raccontare?
Potremmo raccontarvi che ha studiato pittura a olio, alla scuola d'arte di Kanazawa.
O che ha lavorato presso la Toei Animation e la Madhouse, due case produttrici molto importanti in Giappone.
Nel 2011 la svolta, quando finalmente dà il via, insieme a Saito Yuichiro, ad un suo studio di animazione: Studio Chizu.
Ammettiamolo, nessuno se lo ricorda per queste informazioni, né probabilmente vi rimarranno a lungo impresse dopo averle lette.
Quello che vi porterete nel cuore invece sono le storie che racconta.
Apparentemente potrebbero sembrare scollegate l'una dall'altra, ma guardando bene, guardando con attenzione si scorge un piccolo filo conduttore, come lui stesso ha ammesso in un'intervista.
Ci parla della vita. Più in specifico delle varie fasi della vita.
Lo fa aggiungendo marchingegni complicati e magici, oppure creature che mutano da umani a lupi o ancora passaggi segreti nel cuore di Tōkyō che conducono in mondi fantastici.
Ma in realtà viviamo la difficoltà dell'adolescenza con Makoto ( La ragazza che saltava nel tempo – 時をかける少女 ), l'ardore della giovinezza, la voglia di cambiare il mondo e la frustrazione quando ci si trova davanti ad ostacoli che paiono insormontabili.
Riscopriamo la famiglia con Summer Wars – サマーウォーズ. I legami con persone che non si scelgono, ma che sono in grado di donarti molto, con cui si attraversano le parti più difficili dell'esistenza: l'inizio e la fine. A volte è come incontrare degli estranei, camminare in una casa che non sentiamo appartenerci ma che, con il tempo e con la giusta circostanza, può diventare molto cara, un luogo in cui voler sempre tornare, un luogo da cui poter ripartire.
Indipendentemente da quali siano le nostre storie, capiamo cosa voglia dire essere madre insieme a Hana (Wolf Children – Ame e Yuki i bambini lupo – おおかみこどもの雨と雪), che dopo aver perso il marito deve crescere da sola Ame e Yuki.
Viviamo sulla nostra pelle quello straziante momento in cui si capisce che si deve lasciar andare una persona, anche se non vorremmo far altro che tenerla al nostro fianco.
La solitudine, la forza mentale e fisica, la tenacia, l'amore infinito che solo una madre può dimostrare.
E dall'altra parte osserviamo cosa voglia dire essere padre, con Komatetsu e Kyuta (The Boy and the Beast – バケモノの子 ).
Le lotte, gli insegnamenti, la ricerca di un modello di comportamento a cui rifarsi.
Con il nuovo film, invece, abbiamo a che fare con il rapporto fratello-sorella, così dolce ma allo stesso tempo così complicato.
La gelosia che nasce nel cuore del primogenito, quando si accorge che l'amore dei genitori non è più solo una sua prerogativa, che deve dividere ciò che vuole con un altro essere umano arrivato dopo a guastare la festa.
I suoi film ci rapiscono, ci tengono incollati allo schermo, ci emozionano e ci parlano direttamente.
Nonostante tutte gli elementi fantastici riesce ad essere semplice e diretto, ma senza essere banale né noioso.
Aggiunge elementi di cultura giapponese ma allo stesso tempo tratta di argomenti che può capire chiunque al di là della barriera linguistica, sociale o culturale. Fondamentali, nella sua narrativa, sono i legami che ci portiamo dentro, che creiamo e viviamo lungo l'esistenza, che nel bene o nel male ci condizionano.
Perché non può essere altrimenti.
Quello che siamo lo dobbiamo, in ogni caso, alle nostre madri, ai nostri padri, ai fratelli e sorelle, ai nonni e ai lontani zii.
Perché ci sono stati e ci hanno dato qualcosa, o perché la loro assenza ci ha insegnato qualcos'altro.
Perché vogliamo essere come loro o vogliamo fare di tutto per essere da loro diversissimi.
Così è stato nel passato, così è nel presente e probabilmente anche nel futuro.
Forse è il caso di chiederlo proprio a Hosoda.
Vi elenchiamo le sue principali opere, nel caso non abbiate mai visto nulla di questo regista e vi sia venuta voglia di recuperare:
- Digimon Adventure (1999)
- Digimon – il film (2000)
- Digimon Adventure: Our war game (2000)
- One piece: L'isola segreta del barone Omatsuri (2005)
- La ragazza che saltava nel tempo (2006)
- Summer Wars (2009)
- Wolf children – Ame e Yuki i bambini lupo (2012)
- The boy and the beast (2015)
- Mirai (2018)