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Cosa sono i registri alias introdotti a Milano?

La settimana scorsa Milano è diventata la prima città italiana con un Registro per il riconoscimento del genere, anche noto in maniera più colloquiale come registro alias. Si tratta di uno strumento, già presente in altri contesti come quello universitario con la carriera alias, che serve a venire incontro alle persone trans* che non hanno ancora completato la rettifica dei documenti. Ma cosa sono di preciso i registri alias? Come funzionano e quali sono i loro limiti? Proviamo a capirlo assieme.

Cosa serve sapere dei registri alias?

Per capire l’utilità delle identità alias, bisogna innanzitutto fare una breve panoramica di come funziona la rettifica dei documenti, ovvero il cambio di genere e nome anagrafici, in Italia. La legge che regola questo procedimento ha infatti ben 40 anni e, rispetto ad altri paesi europei, è ormai considerata inadeguata nei suoi requisiti.

In paesi anche vicini a noi come la Svizzera ormai la rettifica dei documenti è infatti basata sull’autodeterminazione, richiedendo semplicemente un’autocertificazione. In Italia, invece, bisogna avviare un complesso percorso di transizione presso una struttura autorizzata, passando per visite psicologiche che effettuino una valutazione psico-diagnostica, la certificazione di incongruenza di genere (spesso ancora chiamata, erroneamente, disforia di genere) e procedure mediche (un tempo necessariamente chirurgiche, ora anche solo ormonali, che però comunque richiedono passaggi lunghi e visite mediche). Solo alla fine di questo processo, che può durare molti anni ed è tutt’altro che lineare, il tribunale può valutare, in un ulteriore passaggio molto lungo e dispensioso e in base alle procedure fatte e alla documentazione prodotta, la rettifica dei documenti.

Una vita più serena

In questo contesto, le persone trans*, con ancora i documenti non corretti, per anni comunque vivono socialmente con il nome scelto e un’espressione di genere potenzialmente non allineata con il genere assegnato alla nascita. Una condizione che per molte persone può essere di estremo disagio, visto che richiede continuamente di esporsi, rivelando il proprio deadname (il nome assegnato alla nascita, che molte persone trans* rifiutano e tengono nascosto, considerandolo appunto dead, morto) e rischiando spesso anche reazioni giudicanti, ostili o direttamente violente, verbalmente o anche fisicamente.

Per cercare di tamponare questa situazione, in alcuni contesti è stato quindi pensato l’utilizzo dello strumento alias, ovvero un registro dove una persona trans* che non ha ancora completato la rettifica dei documenti può comunque indicare, tramite autocertificazione, il suo nome e genere d’elezione e ottenere dei documenti, specifici per il contesto, corretti. Un esempio sono le università: diversi atenei hanno infatti attivato le cosiddette carriere alias, per permettere di avere un libretto corretto e di poter vivere più serenamente gli spazi accademici, senza doversi esporre ogni volta che si deve entrare in biblioteca o si deve dare un esame. Se poi la persona riesce ad ottenere la rettifica dei documenti entro la fine della carriera, avrà modo di laurearsi con il nome di elezione, senza dover rettificare la pergamena di laurea a posteriori.

Una pezza troppo piccola

Con l’esempio apripista del Comune di Milano, i registri alias stanno subendo un’estensione anche a contesti extra-accademici. Nel caso di Milano, il nome di elezione potrà essere utilizzato sui documenti di pertinenza comunale, come l’abbonamento dei mezzi e la tessera bibliotecaria.

Come però il riconoscimento dei bambini arcobaleno (ovvero i bambini adottati da coppie dello stesso genere), si tratta di una soluzione valida solo per il comune, e la cui estensione ad altri comuni dipenderà fortemente dalla sensibilità delle amministrazioni locali. Non essendoci inoltre una procedura standardizzata, ogni comune, così come già adesso ogni università, avrà regole e procedure proprie. Infine, ma non meno importante, l’accesso a questi registri è ancora adesso limitato a coloro che hanno iniziato il processo di rettifica legale, che in alcuni contesti familiari, economici e sociali potrebbe essere comunque difficoltoso.

Si evidenzia così la natura di toppa, utile ma limitata, dei registri alias. Finché la legge nazionale non sarà adeguata, snellendo la procedura burocratica e almeno avvicinandosi ad un sistema basato sull’autodeterminazione, infatti, non si potrà fare nulla per tutti quei casi dove sono richiesti documenti con validità nazionale o ufficiali o l’utilizzo dell’effettivo nome anagrafico, che in realtà sono moltissimi: fino a pochi mesi fa il controllo del Green Pass, ma ancora adesso controlli e interventi delle forze dell’ordine, treni, aerei, alberghi, servizi di noleggio, ritiro e spedizioni di corrispondenza, pagamenti con carte nominative, colloqui di lavoro, affitto e acquisizione di immobili, dimostrare l’età legale per alcol e tabacco.

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Giovanni Natalini

Ingegnere Elettronico prestato a tempo indeterminato alla comunicazione. Mi entusiasmo facilmente e mi interessa un po' di tutto: scienza, tecnologia, ma anche fumetti, podcast, meme, Youtube e videogiochi.

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