Maria Edgarda Marcucci ha combattuto l’ISIS nel Nord della Siria. Ma il suo libro, Rabbia Proteggimi, che vogliamo raccontarvi in questa recensione, non parla di quell’esperienza. O almeno, non lo fa direttamente. Parla invece di come, tornata in Italia, abbia dovuto giustificare la sua lotta contro i terroristi davanti a un tribunale. Non per contestarle un reato, ma per obbligarla alla “sorveglianza speciale”, una misura di prevenzione quantomeno controversa. Il libro, edito da Rizzoli Lizard, racconta questo procedimento con disegni e carte processuali, ritagli di giornali e discorsi durante le manifestazioni, ma soprattutto la forza lacerante delle parole dell’autrice. La cui rabbia, rivendicata dal titolo, sentirete crescere anche in voi una pagina dopo l’altra.
Rabbia Proteggimi: recensione del libro di Maria Edgarda Marcucci
Questo libro inizia in Kurdistan, fra le forze di liberazione dell Yps (Unità di protezione del popolo) e Ypj (Unità di protezione delle donne). Forse avete già sentito questi nomi leggendo Kobane Calling e No Sleep Till Shengal di Zerocalcare, che ha scritto la quarta di copertina di questo libro e che incontriamo anche come “personaggio” della narrazione. Anche Maria Edgarda Marcucci aveva raggiunto questa terra divisa in quattro stati diversi per un reportage. Ma in Kurdistan ha finito per combatterci, a fianco delle forze armate rivoluzionarie curde, a difesa del Confederalismo Democratico e in lotta contro l’ISIS.
Quando torna a casa non si aspetta parate e fiori. Si aspetta di tornare semplicemente alla sua vita normale, fatta di moltissimo attivismo. Ma la Procura di Torino ha altri programmi. Con un atto, intenta una misura di prevezione contro Marcucci e altri suoi compagni che hanno lottato in Kurdistan, la sorveglianza speciale. Un provvedimento che impedisce alcune libertà, basandosi su indizi e senza obbligo di provare alcun illecito. Qualcosa dalla dubbia costituzionalità, di cui noi, prima di leggere questo libro, non sapevamo niente.
La procura non accusa Marcucci di alcun reato. Ma porta lei e alcuni suoi compagni a processo per giustificare alcune limitazioni. Non potrà uscire dopo un certo orario, dovrà avvisare le forze dell’ordine dei suoi movimenti. Soprattutto, non potrà riunirsi per attività pubbliche o politiche: dovrà smettere di fare l’attivista.
A processo senza reato
Durante i dibattimenti processuali, che Marcucci riesce a riportare in stralci senza far pesare il “giuridichese”, la procura si scontra contro diverse realtà. Come il fatto che l’Italia e l’Europa non riconoscano le Ypg e le Yps come entità terroristiche, ma che anzi invece il terrorismo dell’ISIS l’hanno combattuto di persona.
Ma in un processo dove non bisogna dimostrare alcun reato, alcune garanzie sembrano venire meno. Provare la “pericolosità” di Marcucci e dei suoi compagni non richiede il rigore probatorio che avrebbe un processo se lei avesse davvero commesso un reato.
Marcucci fa un ottimo lavoro nel far parlare le carte e le dichiarazioni ufficiali, prima di commentarle. Facendo sì che la rabbia e il disappunto nascano in chi legge prima ancora che lei sottolinei l’assurdità del torto subito.
Una storia coinvolgente
Ma dall’altro lato, pur raccontando fatti realmente accaduti, il reconto delle sue vicende giudiziarie riesce ad avere un filo narrativo forte che ci spinge a leggere come se fosse un romanzo. Tanto che in alcuni momenti ci siamo trovati a pensare “non farlo!”, dimenticandoci per un secondo il fatto che Marcucci non è l’eroina di una storia inventata, ma una persona che mantiene i propri ideali in un periodo complicato della sua vita.
Aiuta anche il fatto che l’autrice non cerchi di trasformare questo libro in un’apologia a oltranza delle proprie idee e delle proprie azioni. Non ci obbliga a sentire le ragioni dietro la sua posizione No Tav o il perché di alcuni gesti di protesta e quindi non ci serve essere d’accordo in tutto e per tutto con lei per arrabbiarsi leggendo dei provvedimenti giudiziari da cui tenta di difendersi. Si tratta di libertà e di giustizia, al di là di eventuali idee geopolitiche discordanti o posizioni diverse sul diritto di manifestazione. In altre parole: questo libro parla di politica, dà una sua visione di società, ma quello che coinvolge il lettore è il diritto di esprimere queste idee, prima ancora che le idee stesse.
Se avete seguito da vicino la vicenda del Rojava, la lotta all’ISIS e le rivendicazioni del Kurdistan diviso fra quattro stati, ma anche solo se avete letto i graphic novel di Zerocalcare sull’argomento, questo libro fa capire che non si tratta di qualcosa di lontano. Rabbia Proteggimi, durante la lettura per questa recensione, ci ha dimostrato che anche se da casa non possiamo aiutare chi lotta contro i terroristi, possiamo interessarci di chi lo ha fatto al posto nostro.
Trovate maggiori informazioni sul sito di Rizzoli Lizard.
- Marcucci, Maria Edgarda «Eddi» (Autore)