In media 1,71 giorni.
Questo secondo quanto pubblicato da un gruppo di ricercatori nell’articolo apparso su “Journal of Paediatrics and Child Health”, intitolato “Everything is awsome: Don’t forget the Lego” (per chi non avesse visto il film “LEGO Movie”, citazione della canzone “Everything Is AWSOME”).
Per l’esperimento, sei tra medici e professionisti nel settore sanitario hanno accettato di ingerire la tipica testa gialla di uno sventurato omino lego e passare i giorni successivi ad esaminare il contenuto del proprio water per ritrovarla.
Non aver subito interventi chirurgici gastrointestinali, non avere problemi ad ingoiare oggetti estranei e, soprattutto, non provare avversione a frugare nelle proprie feci sono stati i criteri che hanno portato alla selezione di questi sei coraggiosi.
In un primo momento, per tenere conto delle differenti “abitudini intestinali” di tutti i partecipanti, si è deciso di creare ad hoc una scala di standardizzazione per renderle comparabili, denominata propriamente SHAT (Stool Hardness and Transit, ovvero Consistenza e tempo di Transito delle feci, ma anche termine slang inglese che indica l’andare in bagno). Anche per il tempo trascorso nel “viaggio” dalla bocca alla tazza è stato scelto una sigla consona, la FART (Found and Retrived Time, o Tempo di Ritrovamento e Recupero, ma anche “puzzetta” in inglese).
Le FART di tutti i partecipanti hanno mostrato che una media di 1,71 giorni è necessaria ad una testa Lego per uscire da un corpo umano adulto, e in nessun caso l’esperimento ha provocato variazioni del punteggio SHAT dei volontari (comparando i valori pre-ingestione e post-ingestione). Unico inconveniente, uno dei soggetti non è più stato in grado di ritrovare la testa Lego ingerita (c’è da sperare che sia comunque uscita).
Lo studio, sebbene volutamente ironico, ha avuto uno scopo: tranquillizzare i genitori preoccupati dai numerosi oggetti che un bambino, tipicamente dai 6 mesi ai 3 anni, può più o meno volutamente ingoiare nell’ambiente domestico. Solo nel Regno Unito nel 2002 si sono verificati 128000 incidenti segnalati di questo tipo, e per la larga parte dei casi non vi sono state complicazioni di alcun tipo.
Un avviso per i genitori da parte degli scienziati coinvolti nella ricerca: se non trovate più un piccolo oggetto in casa, non mettetevi a cercarlo nella cacca del vostro bambino. “Se un clinico di grande esperienza e con un dottorato non riesce a trovare oggetti nella propria cacca, è improbabile che dei genitori ci riescano in quella dei loro figli”.
FONTE: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/jpc.14309
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