Ieri era la giornata della terra e oggi abbiamo pensato bene di parlare di "alberi" assassini, un po' di vendetta dopo tutto il casino che abbiamo fatto non può essere considerata che "giustizia", non trovate?
Cosa succederebbe se un giorno scoprissimo di non essere soli nell'universo?
Presumibilmente la risposta dipenderebbe molto da come questo incontro con altre forme di vita intelligente si svolgerebbe.
Poniamo il caso che questi esseri ci assomiglino molto, magari nel modo tutto umano di considerare ogni nuova scoperta una proprietà, ogni nuova terra un territorio da sfruttare.
Dopo la Giornata della Terra soffermiamoci sullo scenario costruito da Warren Ellis (Transmetropolitan, Planetary) – e disegnato da Jason Howard - nella nuova uscita Trees dove questa possibilità viene presa in considerazione.
Trees, alberi: dobbiamo aspettarci da Ellis una serie sull'ecologia? Probabilmente no, o forse in parte: quello che succede nella testa dell’autore di Transmetropolitan è difficilmente – per fortuna – prevedibile.
Cosa sono dunque gli Alberi?
Il sipario si apre su Rio de Janeiro, dove una banda di ragazzi sta scappando da dei droni della Policia che sparano loro addosso.
Ci rendiamo però conto che in questa Rio futuristica c’è qualcosa che stona particolarmente con il paesaggio: enormi strutture alte fin oltre l’atmosfera incombono sulla città, con degli strani simboli e segni circolari (richiamano i classici signs extraterrestri) sulla superficie, da cui vengono improvvisamente rilasciate immense quantità di liquido verde che scioglie immediatamente qualunque cosa incontri sul suo corso: persone, case, tutto.
Dieci anni prima infatti la Terra è stata invasa dagli alieni.
Ma è stata un’invasione diversa da come l’umanità si sarebbe aspettata.
Nessun attacco diretto
Nessuna comunicazione
Nessuna minaccia
Come se sulla Terra non ci fosse nessuno; niente ai piedi degli Alberi. “Sono passati dieci anni da quando abbiamo scoperto che ci sono altre forme di vita intelligenti nell'universo ma che loro non ci ritenevano né intelligenti ne forme di vita. Se ne stanno piantati sulla superficie della Terra come alberi esercitando la propria muta pressione sul pianeta come se quaggiù non ci fosse nessuno.”
Le gigantesche strutture ad albero, ribattezzate appunto dagli umani Trees, sono semplicemente comparse in diverse zone del pianeta e non fanno assolutamente nulla da una decade, salvo scaricare ogni anno o due quelli che sono rifiuti tossici che causano disastri e migliaia di morti.
Dallo shock iniziale, gli uomini man mano si sono abituati alla presenza degli Alberi; accettando i periodici e dilazionati disastri come inevitabili. Una bomba - l’ennesima – a orologeria su cui l’umanità è seduta, come tanti altre catastrofi più o meno naturali che decimano l’umanità a intervalli periodici (guerre, calamità naturali…); e che mai ha cercato attivamente di contrastare.
Da Rio ci si sposta a New York, nell'ufficio del candidato sindaco democratico, dove la politica prende una sua forma intorno a questo cambiamento epocale; uno scopo politico sembra delinearsi ma è poco chiaro se sarà buono o cattivo.
Da New York alla Cina, nella città di Shu, nella regione culturale speciale.
La prospettiva cambia, gli occhi sono quelli di un ragazzino in viaggio verso la grande città che gli offrirà molteplici spunti per inseguire il sogno di disegnare cose nuove.
Ma non appena ci si è messi a proprio agio in Cina eccoci in una stazione di ricerca nel profondo nord tra i ghiacci, ed è qui che la trama nel suo aspetto più fanta-scientifico prosegue: gli alberi stanno provocando qualcosa di diverso all'ambiente circostante.
E poi di nuovo a Cefalù, in Italia, con l’obiettivo puntato sulla giovane donna del capetto mafioso e
un anziano professore universitario di Milano.
Ma senza dimenticare il continente africano, a Mogadiscio in Somalia, dove assistiamo a un complotto politico dettato dalla volontà di usare l’Albero del posto a scopo militare, per prevalere sullo staterello africano di fianco, che ha più potere e vantaggi rispetto ai propri.
L’inarrestabile fame umana di impelagarsi in beghe di confine, insomma.
Il salto tra queste variegate realtà di luoghi (tutti accomunati dal fatto di avere un Albero) e personaggi e stili narrativi si fa sempre più rapido e stretto. Trees segue diversi archi narrativi che si presume andranno prima o poi a convergere.
Il fascino e la complessità di Trees è già ben netto, la complessità dei personaggi è già ben delineata e promettente: non resta che da vedere che cosa ha tramato Ellis questa volta.
La tendenza di questa umanità alla rassegnazione, al non vedere al di là del proprio naso, senza impegnarsi realmente nel cercare di prevedere i disastri provocati da noi stessi, si ripetono qui nella non volontà di ostacolare il disastro provocato da “altri” invasori silenziosi e nocivi.
Ma non dobbiamo confonderci, almeno per ora, nella vita reale gli alieni siamo noi.
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