Se frequentate da abbastanza tempo il mondo del web, sicuramente avete sentito parlare di Patreon. Si tratta di un sistema che permette di instaurare un rapporto nuovo tra creatori e fruitori di contenuti, cambiando quanto visto finora. È un mondo affascinante, che potrebbe contribuire a cambiare il futuro del web, presentando un modello di business differente. Abbiamo discusso di questo e altri temi con Lara Della Gaspera, Creator Partnership Manager di Patreon, facendoci spiegare i segreti della piattaforma…
Sì, ma che cos’è Patreon?
Prima di addentrarci nella nostra intervista, è bene fare un’introduzione per chi non sa esattamente cosa sia questa piattaforma. Era il 2013 quando il musicista e youtuber Jack Conte e Sam Yam hanno deciso di dare il via a questo progetto.
L’idea alla base era quella di dare vita a un nuovo modello di economia digitale, che si rendesse indipendente dalle logiche pubblicitarie o altri meccanismi che rendevano più difficile la vita ai Creators. Il risultato è un particolare e ben bilanciato mix tra donazioni, crowdfunding e fan club.
In poche parole, Patreon dà la possibilità a un artista di ricevere dai suoi fan degli importi mensili, offerti liberamente da questi ultimi. In questo modo da appassionati, diventano veri e propri sostenitori del progetto o Patrons, come li definisce la piattaforma. In cambio, i fan possono ricevere una serie di ricompense esclusive, che variano a seconda della cifra offerta. Si va dai semplici ringraziamenti, alle lettere, ai videomessaggi, all’accesso a community dedicate solo ai più appassionati e su, su fino a idee davvero molto originali (come vedremo più sotto).
Soprattutto però, Patreon permette di rivedere la dinamica tra i Creators e i loro follower. Da una parte perché questi ultimi hanno la possibilità di stringere un rapporto molto più stretto con gli artisti, contribuendo attivamente alle loro iniziative. Dall’altra perché i Creators possono finanziarsi in maniera alternativa, con un modello che pone la loro creatività al centro.
Ma Patreon non è solamente questo. Non basta approntare una piattaforma che faccia incontrare artisti e fan per farlo funzionare, proprio come non basta aprirsi un profilo per avere successo in questo nuovo modello. Vediamo quindi cosa ci ha raccontato Lara Della Gaspera…
Partiamo dalle basi: come descriveresti Patreon a chi non conosce nulla del servizio?
È una piattaforma di membership che permette agli artisti di farsi supportare dai loro superfan. Artisti che vengono da vari settori, dalla musica ai podcast all’illustrazione, di tutto e di più. Persone che comunque hanno già una fanbase possono informare il proprio seguito del fatto che hanno deciso di aprire questo business e quindi gli appassionati possono entrare in contatto con loro. Se vuoi, anche sentirsi in un rapporto alla pari con gli artisti.
Perché comunque è una bella esperienza per i Creator, ma è anche una bella esperienza per i Patrons. Entrano in questo circolo personale degli artisti e tante volte si mettono a chiacchierare direttamente con questi e questo è un grande benefit secondo me. Patreon quindi connette due figure, l’artista con il fan.
Il tuo ruolo in Patreon è di Creator Partnership Manager. Come funziona questo lavoro? Puoi guidarci in quelle che sono le tue mansioni all’interno dell’azienda?
“Creator Partnership Manager” sembra un papiro lunghissimo. [ride] Io gestisco sia il territorio italiano che spagnolo e fungo da punto di contatto per gli artisti più grandi, appunto sia in Italia che in Spagna. Cerco innanzitutto di fare in modo che conoscano la piattaforma, ma mi rendo anche disponibile per aiutarli a capire come strutturare la propria strategia, che tipologia di profilo fare… A volte questo anche tramite idee creative vere e proprie. Poi chiaramente loro sono i creativi e sanno il fatto loro, ma magari tante volte non pensano a una determinata direzione e quindi li aiuto in questo senso.
In più devo rappresentare l’azienda, partecipando a panel o interviste. Situazioni legate molto al rapporto con l’esterno insomma. Mostrare al mondo cos’è Patreon, cosa facciamo e raccontare la nostra realtà.
Ipoteticamente non sarebbe troppo difficile per un artista aprire un proprio spazio in cui raccogliere donazioni e gestire eventuali ricompense per i sostenitori, in completa autonomia. Quali sono i vantaggi di Patreon rispetto a un sistema ‘fatto in casa’, sia per i Creator che per i Patrons?
Secondo me la gestione della parte amministrativa è uno dei tanti aspetti che tolgono al Creator tempo per occuparsi di quello che vuole effettivamente fare. Qui entra in gioco Patreon e si prende la responsabilità di raccogliere i pagamenti, ma anche di stare attento che non ci siano troll che insultano o hater… Noi curiamo anche tutti questi aspetti più pesanti, che non sono assolutamente divertenti per il Creator.
Tante volte poi li aiutiamo anche a livello strategico, come dicevo. Facciamo un design insieme, ragioniamo sulle idee… Insomma è come se avessero un Project Manager che li aiuta a fare cose che magari non hanno tempo di fare. Questa è una grande differenza. Ancora, ad esempio, possiamo occuparci noi del merchandising. È come se assumessero una persona extra, più che una piattaforma. Pensa che a volte riceviamo feedback del tipo “Ah, non pensavamo che ci fossero umani che lavorano in Patreon”. Davvero, siamo molto presenti e quindi secondo me questa è una gran forza.
Poi conta molto il fatto che il team si occupi veramente molto dei Creator. Diamo moltissime possibilità a livello di marketing, di PR… Fa nascere un sacco di possibilità differenti rispetto a un sistema ‘fai-da-te’ che rimane nel tuo circolo alla fine. Ci sono anche artisti che si seguono a vicenda e questo diventa un bel modo di connettere mondi differenti.
Un aspetto affascinante di Patreon è la possibilità che offre di slegarsi da determinate logiche di mercato. L’artista può proporre il proprio prodotto direttamente al suo pubblico, senza necessità di sottostare a imposizioni di terzi o a doversi confrontare con ragionamenti in ottica pubblicitaria…
Assolutamente. Non si tratta tecnicamente di “tagliare gli intermediari” perché effettivamente noi siamo un intermediario, però già se non ti rivolgi a delle label – prendo l’esempio della musica – sei libero. Sei il padrone di te stesso, puoi decidere tu con chi connetterti, chi sono i tuoi fan, cosa vuoi offrire loro. Tante persone che guadagnano in questo modo si rendono conto che offre un’enorme libertà artistica.
Si tratta di un modello di economia digitale alternativo, che offre davvero grandi possibilità, permettendo contenuti di maggiore qualità anche sul web. Sempre più realtà stanno abbracciando questo tipo di approccio, nelle forme più diverse. Avresti previsto un successo del genere dieci anni fa? E soprattutto quale ritieni sarà il futuro di questo tipo di modelli?
Forse dieci anni fa no, ma già in passato immaginavo che saremmo andati in una direzione di questo tipo, perché i creativi si stanno organizzando sempre di più. Ormai chiunque può farsi un proprio progetto sul web, sfruttando le opportunità offerte dai social network. Era quindi solo una questione di tempo prima che i creativi iniziassero a dire: “Ragazzi, io adesso apro il mio business e inizio a guadagnare in questo modo, tagliando gli intermediari”. Era una soluzione assolutamente logica.
Secondo me, anche grazie alla pandemia che ha costretto diversi artisti a inventarsi delle soluzioni alternative per i propri progetti, tanti si sono resi conto che è addirittura anche più facile per loro creare un’iniziativa in casa propria, nel proprio studio e permettere ai propri fan di interagire e di conseguenza guadagnare in questo modo. Penso sia un trend che crescerà sempre di più nel futuro, in tanti settori.
Come si fa ad aprire un proprio profilo Patreon? Quali sono i consigli che ti senti di dare a chi vuole iniziare?
Puoi prendere due strade. La prima è la più semplice, ovvero registrarti come autonomo. La pagina ti darà step-by-step consigli di ogni tipo, anche idee a cui non avevi mai pensato, attraverso dei kit di inizio. Ci sono davvero tanti suggerimenti sui benefit che potresti offrire, a partire dalle videocall con i tuoi fan. Non solo, ma ti propone kit diversi in base alla tipologia di artista che sei. Se sei un cantante hai un certo tipo di consigli, se sei un gamer ne hai altri e così via.
Questa è una prima possibilità, mentre se non hai proprio nessuna idea puoi contattare il nostro team. Di norma queste richieste arrivano o a me o ad altri colleghi che si occupano di Creator più giovani, più nuovi. Noi cerchiamo di dare una struttura al tuo progetto: ti guidiamo, ti diamo una strategia e una struttura…
Molto dipende anche da quello che vuoi fare, perché è sempre super-importante seguire quello che piace fare alla persona. Non è solo dire: “Adesso ti trasformi in uno youtuber e fai questo o quest’altro”. Non va bene, perché deve essere sempre molto autentico.
Questi sono i due percorsi principali. Poi ci sono anche tanti eventi di Patreon che spiegano come funziona la pagina e altri dettagli. Puoi partecipare e lì farti venire delle idee e poi crearti la pagina da solo.
E quali sono invece le cose proprio da evitare?
Il primo errore da non fare è aprire un profilo Patreon così, tanto per, senza avere nessuna progettualità. Devi sempre pianificare un po’. Preparati del materiale, qualche mese prima. Fai proprio una strategia completa. Questo anche perché la gente si rende conto quando fai una cosa tanto per farla e se offri gli stessi contenuti che proponi esternamente, uguali identici, le persone diranno: “No, ma perché devo pagare?”. Cerca di inventare proprio un concetto, magari simile a quello che già stai facendo ma con un titolo nuovo, che già ha senso a livello di comunicazione.
Poi ti direi di non sottovalutarti mai, non fare prezzi troppo bassi del tipo 1,00€. Così rischi di trovarti a fare un sacco di contenuto per poco. E poi non fare troppi livelli: il rischio è che la gente si confonda e tu hai poi tantissime cose da creare e la situazione diventa complicata in fretta. Infine naturalmente sii te stesso, sii autentico e non puntare troppo alla perfezione. Certo, è bello vedere dei canali fatti bene, ma le persone amano vedere l’umano dietro l’artista, quindi tante volte ci sta anche fare cose semplici.
Ogni Creator come dicevamo ha una propria strategia, ma ci sono dei perk che sono molto diffusi. Penso ad esempio all’accesso alle community per i soli Patrons, i ringraziamenti nei titoli di coda, anche le chiamate con l’artista a cui si accennava prima… Tuttavia spesso emergono anche idee molto originali e fuori dagli schemi. Quali sono quelle più curiose che hai incontrato?
Guarda, ti dico quelli più strani che ricordi. Non so se lo proporrei anche ad altri, ma ad esempio Tiga ha creato un Livello in cui fa una “sessione di verità”, come la chiama lui. È una sessione one-on-one in cui ti fa una distruzione dell’ego. È anche un Livello di quelli tosti, per chi contribuisce per circa 690$ al mese. In pratica tu ti iscrivi e lui ti dice tutta la verità e nient’altro che la verità sulla tua vita. Ripeto, non so se lo consiglierei anche ad altri, ma ti dimostra come gli artisti possano entrare anche nel personale e far vedere altri lati di sé. La gente ama molto queste cose. Altrimenti ci sono I’m Grand Mam che hanno un Livello che tra i vantaggi offre “We’ll tell a fuckboy fuck off for you”.
Insomma, c’è gente che propone davvero di tutto. Ma è anche questo il bello degli artisti: essere un po’ diversi, divertenti. Tante volte mi sorprendo quando un Creator arriva da me con un concetto superformale. Ci sta, ma ci sta anche lasciarsi andare con cose più particolari.
Sempre a proposito dei profili, alcuni Creator elencano in modo dettagliato i propri obiettivi e come sfrutteranno il denaro proveniente da Patreon, per migliorare la propria attrezzatura ad esempio. È una strategia che funziona?
Direi che dipende dai casi. Alla gente piace molto vedere un obiettivo, perché così ha proprio l’impressione di partecipare a un qualcosa di più grande. Penso soprattutto nel settore gaming, inteso come gioco da tavolo, dove è parecchio apprezzata l’idea di contribuire proprio alla creazione del prodotto. In quel caso secondo me ci sta. Non ti saprei dire però a livello statistico cosa funzioni di più. Tante persone lo fanno in modo molto più semplice e funziona. Però si torna un po’ al punto che ti dicevo prima: secondo me una cosa strutturata è sempre meglio, di base. Le persone hanno proprio l’idea: “OK, arriverò a un certo punto”.
Un’ultima domanda: una volta creato il proprio profilo su Patreon, quale può essere la strada migliore per farlo crescere?
Anche qui, cambia molto a seconda della personalità dell’artista. Perché quando ami un artista non ti importa tanto quello che fa con ciò che guadagna, lo fai perché vuoi partecipare a quello che sta facendo. Tante persone addirittura seguono artisti ma non stanno a guardare così tanto quello che postano, perché li amano talmente tanto che vogliono essere parte del loro progetto.
Dipende veramente come sei tu come personalità. C’è gente che piace e quindi non è così influente quello che effettivamente fanno. C’è gente che magari invece deve fare più gavetta. Oppure c’è il caso di alcuni influencer che pur avendo tanti followers su Instagram, non stanno effettivamente creando granché. Per loro è più difficile spesso, perché c’è un seguito ma non sono persone che potresti convertire in Patrons.
Insomma, il mondo di Patreon è davvero ampio e ricco di angoli da esplorare. A noi non resta che ringraziare Lara Della Gaspera per la sua disponibilità e coinvolgere anche voi nella nostra chiacchierata: qual è la vostra esperienza con questa piattaforma? Sostenete dei Creators tramite il servizio? E quanto credete possa influenzare il mondo del web questo modello di business?
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