Come abbiamo annunciato la scorsa settimana, OrgoglioNerd si sta preparando a partire per un viaggio esplorativo in Sri Lanka. Al nostro fianco ci saranno il Tour Operator Blueberry Travel Company e l'esperto di viaggi Nicolò Balini (Human Safari).
Per prepararci al meglio abbiamo però chiesto aiuto all'amico Willy Guasti, volto del canale di divulgazione scientifica Zoosparkle. Lasciamo la parola a lui.
Ciao a tutti! Lo Sri Lanka ha una storia geologica particolare: infatti sebbene sia geograficamente separato dall’India, geologicamente le due nazioni fanno parte della stessa placca tettonica, ovvero la “Placca Indiana”. L’unico collegamento con l’India è il cosiddetto “Ponte di Adamo”, essenzialmente una serie di sporadiche secche calcaree che sfiorano il livello del mare, in buona parte biocostruite da coralli e altri organismi costruttori; significa in pratica che è fatta dagli scheletri calcarei prodotti direttamente da certi organismi, come alcune alghe, spugne di mare, briozoi e i ben più famosi coralli. I polipi dei coralli (da non confondere con i polpi, che sono molluschi) secernono il carbonato di calcio in cui la colonia vive e dopo, organismi incrostanti, cementano la distesa di coralli. L’ultima parte la fanno i sedimenti trasportati dal mare che si infilano nelle fessure: così nasce una scogliera corallina.
Con l’innalzamento del livello del mare (questi organismi hanno bisogno di luce, e non sono mai troppo lontani dalla superficie) la colonia si sposta sempre più in verticale, poiché le larve planctoniche dei coralli colonizzano via via le zone che sono più vicine alla superficie, mentre le porzioni di scogliera che rimangono nel buio muoiono per mancanza di luce solare. Infatti i loro simbionti fotosintetici, le alghe unicellulari chiamate zooxantelle, sono importantissime per la loro sopravvivenza. Se invece il livello del mare si abbassa, la parte più alta della scogliera resterà all’aria, morendo; il risultato sarà una sorta di isolotto calcareo. Le barriere coralline durante tutta la loro storia naturale hanno sempre cercato di adattarsi alle varie oscillazioni del livello del mare.
Circa 335 milioni di anni fa tutte le terre emerse erano riunite in un supercontinente, ovvero la famosa “Pangea”. Poco meno di 200 milioni di anni fa (ovvero verso la fine del Triassico, non troppissimo tempo dopo la comparsa effettiva dei primi gruppi di dinosauri) questa enorme massa emersa cominciò a fratturarsi e le varie placche migrarono in posizioni diverse per effetto dei moti convettivi delle rocce calde nelle profondità del mantello terrestre. Si generarono due supercontinenti, ovvero Laurasia (quello dell’Emisfero Nord) e Gondwana (quello dell’Emisfero Sud). Strano a dirsi, l’Asia (di cui l’India oggi fa parte) era compresa nella Laurasia, mentre la placca Indiana era parte del Gondwana. Circa 140 milioni di anni fa, all’inizio del Cretaceo, la Placca Indiana di separò dal Gondwana e migrò a Nord, tirandosi dietro il Madagascar. 100 milioni di anni fa, mentre i dinosauri erano nel pieno delle loro faccende, il Madagascar volle tentare la carriera da solista e la Placca Indiana se lo lasciò alle spalle, proseguendo verso l’Asia. Questo progressivo avvicinamento terminò in un vero e proprio scontro tra India e Asia, circa una cinquantina di milioni di anni fa (le stime variano da studio a studio); si verificò l’innalzamento della catena dell’ Himalaya, e secondo alcune teorie l’attività vulcanica scatenatasi dal progressivo avvicinamento dell’India all’Asia ebbe un certo peso nell’estinzione dei dinosauri, avvenuta 66 milioni di anni fa (nonostante l’ipotesi dell’Asteroide come causa principale sia la più robusta a livello di dati in nostro possesso al momento).
In tutto questo, che ne è del nostro Sri Lanka? E’ sempre stato lì, al seguito dell’India, da quanto si era separata dal Madagascar; una sorta di rimasuglio del pezzo più grande, ma facente parte della stessa placca tettonica. Infatti geologicamente parlando l’isola non esiste; lo Sri Lanka è tale solo da un punto di vista geografico. E, per dirla tutta, per la maggior parte del tempo della sua esistenza non lo è stato nemmeno geograficamente. Infatti, come dicevo sopra, il mare è soggetto a periodiche oscillazioni del suo livello, in base alle temperature. Durante i periodi freddi (come le Ere Glaciali), l’acqua è trattenuta nelle calotte glaciali e il livello si abbassa; viceversa, durante i periodi caldi le calotte glaciali si sciolgono ed il livello dell’acqua sale. In tempi recenti (si fa per dire, dato che stiamo ragionando in termini geologici) il livello marino è salito abbastanza da rendere lo Sri Lanka un’isola solo due volte: la prima 120.00 anni fa, e la seconda 7.500 anni fa (e tutt’oggi siamo in questa fase). Vale a dire che negli ultimi 100.000 anni lo Sri Lanka ha fatto parte della massa continentale asiatica per l’80% del suo tempo.
Alcuni dei fossili di maggiore interesse vengono dal Pleistocene e sono vecchi “solo” di 2 milioni di anni; la fauna vertebrata è qui ben rappresentata! In base ai denti fossili ritrovati si sono individuati due diversi Rinoceronti (l’estinto Rhinoceros sinhaleyus e una sottospecie oggi scomparsa dell’odierno rinoceronte di Giava, Rhinoceros sondaicus), un ippopotamo (Hexaprotodon sinhaleyus, estinto pure lui) e diversi elefanti.
Premolari di Elephas maximus sinhaleyus, una sottospecie di elefante asiatico oggi estinta. Ritrovati a Sabaragamu
In Sri Lanka ci sono ben 103 fiumi (che danno origine a oltre 51 cascate alte almeno 10 metri di altezza) e 40 lagune, e le acque costiere ospitano barriere coralline e praterie di piante marine. Il 29% dell’intera isola è coperto da foreste; di queste, il 22.4% sono foreste fitte in cui in alcuni casi i raggi del sole faticano a raggiungere il terreno. Parlando di piante, è incredibile pensare che il 27% specie di piante a fiore qui presenti (oltre 3200) sono endemiche, e ciò significa che si trovano solo qui, e in nessun altro posto al mondo.
Ci sono diversi tipi di foreste, che vanno da quelle pluviali, a quelle montane, a quelle di mangrovie; l’ecosistema di queste ultime si estende circa per 8000 ettari su coste ed estuari. L’isola ha perso gran parte del suo ecosistema originario di mangrovie (si stima che ne abbia perso il 76% negli ultimi 100 anni), ma è recentemente corsa ai ripari. Infatti nel maggio del 2015 tutte le foreste di mangrovie dell’isola sono state dichiarate protette, e lo Sri Lanka è stato il primo paese del mondo a farlo, nonostante le foreste di mangrovie siano presenti in almeno 120 paesi tropicali e sub-tropicali, anche più grandi e ricchi della nostra isola; un esempio positivo per tutti, dato che nell’ultimo secolo si stima che siano scomparse più della metà delle foreste di mangrovie della Terra (e continuano a essere distrutte al ritmo di circa l’1% annuo).
In un’epoca in cui il cambiamento climatico è in atto, avere piante che stoccano da 3 a 5 volte più carbonio (presente ad esempio in molte polveri derivate dalla combustione e nella CO2, l’anidride carbonica, che è un gas serra) per unità di superficie rispetto a molti altri tipi di foreste non è una cosa su cui sputare. Qui infatti vengono accumulati circa 8 kg di carbonio per m², più di quanto ne venga accumulato da ogni altro ecosistema (fatta eccezione per le foreste pluviali) a parità di superficie. E’ un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo; e le mangrovie lo fanno anche bene, occorre quindi proteggerle per far si che continuino a rimuovere il carbonio in eccesso dall’atmosfera con la lodevole efficienza che da sempre le contraddistingue.
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