Chi è davvero Peter Pan? Com’è arrivato sull’Isola che non c’è? Come ha conosciuto tutti i suoi amici e rivali? E come ha imparato a volare? A queste e tante altre domande vuole rispondere Pan – Viaggio sull'isola che non c'è, raccontando la storia delle origini del personaggio creato nel 1902 da James Matthew Barrie, sulla scia dei tanti film di questo tipo usciti negli ultimi anni, da Il grande e potente Oz a Maleficent.
Dopo una breve introduzione dove vediamo la madre di Peter abbandonarlo davanti ad un orfanotrofio, promettendo che si sarebbero rivisti “in questo mondo o in un altro”, siamo catapultati nella Londra degli Anni ’40 tra bombardamenti e maschere a gas, in un orfanotrofio di Dickensiana memoria. Qui facciamo la vera conoscenza di Peter, già spavaldo e ribelle, tanto da sfidare a più riprese la temibile direttrice dell’orfanotrofio, colpevole di furto delle razioni di cibo destinate agli orfani e soprattutto complice dei pirati di Barbanera, a cui permette di rapire nella notte i bambini. Sarà proprio così che il nostro protagonista arriverà, dopo uno scontro con la RAF e un viaggio tra le stelle, all’Isola che non c’è.
È proprio l’Isola che non c’è uno degli aspetti migliori del film, un ambiente incredibilmente vario, dalle cupe miniere di polvere fatata, alla eterea laguna delle sirene, fino al coloratissimo villaggio degli indiani di Giglio Tigrato. Ricostruito in gran parte nei teatri di posa con il minor uso possibile di computer grafica, crea un atmosfera al contempo fiabesca e realistica, fornendo la cornice perfetta per le avventure dei protagonisti e soprattutto per le ottime scene d’azione, estremamente coinvolgenti e spettacolari a partire dal rapimento di Peter e degli altri orfani.
Altro grande merito del film è il cast, sia quello secondario che vede ottime prestazioni da parte di Adeel Akhtar e Cara Delevingne, capace di lasciare il segno nonostante la brevissima apparizione, sia ovviamente quello principale. Il debuttante Levi Miller riesce a reggere bene un ruolo non semplice come quello di Peter Pan, anche grazie al supporto dei più esperti Hugh Jackman, che porta sullo schermo un Barbanera crudele e folle, a metà strada tra un dittatore ed una rockstar e con una delle entrate in scena migliori di sempre, e Rooney Mara, eccezionale nei panni di Giglio Tigrato anche nei complessi combattimenti armata di tomahawk. A farla davvero da padrone in questo film però è James Uncino (non ancora Capitano) interpretato da Garrett Hedlund, che ci regala un Uncino figlio degli idoli della nostra infanzia, primi fra tutti Indiana Jones e Han Solo: uno sbruffone, una canaglia pronta a tutto per salvarsi, ma con l’onore e il coraggio del vero eroe. È sicuramente uno dei personaggi più interessanti del film, capace di rubare la scena in ogni inquadratura e di mostrarci un lato del crudele Capitano che non siamo mai riusciti a conoscere.
Tutto rose e fiori quindi? Purtroppo no. Nonostante alcuni spunti interessanti (si può ad esempio intravedere un parallelismo tra Barbanera ed Hitler, che avrebbe potuto essere approfondito) e delle sequenze visivamente impressionanti è facile notare che Pan – Viaggio sull'isola che non c'è è un film indirizzato principalmente ad un target infantile: alcuni passaggi di trama un po’ ingenui, gag slapstick e scene destinate solamente all'effetto 3D (comunque utilizzato piuttosto bene nel resto del film) possono facilmente far storcere il naso a spettatori di età superiore ai dodici anni.
Oltre a questo, è evidente che il film risenta moltissimo dell’influenza della cultura popolare degli ultimi anni. Non solo i già citati, ma anche Avatar, la musica punk, la saga di Pirati dei Caraibi e molto altro ancora. Normalmente questo non sarebbe necessariamente un difetto, ma in Pan si sviluppa in citazioni decontestualizzate che stonano parecchio con l’atmosfera generale del film, causando una sensazione di “già visto” o (come nel caso dei canti dei pirati) di confusione
Insomma, Pan – Viaggio sull'isola che non c'è è un film che ha senza dubbio dei grossi difetti, ma che riuscirà ad emozionarvi comunque, a patto che riusciate a ritrovare il bambino che c’è dentro ognuno di voi. Ma in fondo non è proprio questo quello che dovrebbe fare un film su Peter Pan?
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