Si sono chiuse da poche ore le Olimpiadi, un evento di tale portata e frequenza che perfino una persona poco sportiva come la sottoscritta adora e ama seguire. E con "poco sportiva" mi riferisco sia alla mia scarsa attitudine a qualsiasi forma di attività fisica, sia alla competitività che rende i miei commenti abbastanza ingiusti (per usare un eufemismo) verso gli avversari, miei o di chi supporto. Mi sono tenuta aggiornata guardando le discipline che mi interessavano di più, quali scherma, tuffi, ginnastica, pallavolo, mentre altre le ho controllate solo tramite riassunti, commenti giornalistici e sul web, in generale insomma, sono stata abbastanza “presente”.
Quello che mi ha colpito fin da subito, e l'impressione è andata rafforzandosi man mano che assistevo alle gare o leggevo articoli, è stato il clima generale poco “olimpico”. Naturalmente gli episodi positivi non sono mancati, ma nell'immaginario comune, o quantomeno nel mio, le Olimpiadi sono un momento di respiro internazionale in cui si sospende ogni giudizio e antagonismo, in virtù di una rivalità giocosa e limitata al campo.
L' antisportività si è invece diffusa attraverso tutti i canali, dalle zone di competizione, agli spalti fino alle bocche e le penne di commentatori giornalisti.
Ripeto, a scrivere è una persona capace di lanciare via le carte durante una partita a Munchkin e che alla sua età non si vergogna di dire “Con te non gioco più”, eppure ho trovato tantissime azioni in questi giochi ancora più antisportive delle mie.
Parlo per esempio della velocista Shaunae Miller, che 400 metri femminili ha strappato il primo posto cadendo con un tuffo che le ha permesso di anticipare il piede di Allyson Felix che stava per guadagnarsi l'oro.
Il gesto più sleale, e non è stato solo uno purtroppo, è secondo me il mancato saluto a termine competizione tra avversari, che lascia davvero molta amarezza e rabbia, perché c'è anche una componente di responsabilità nell'arrivare a rappresentare la propria nazione agli occhi del mondo.
Le rispostacce poi di alcuni atleti delusi ai propri fan sui vari social, fanno cascare ancora di più le braccia: il supporto e la stima di migliaia di persone valgono meno di una medaglia?
Una menzione speciale poi, va fatta al pubblico brasiliano: capisco l'orgoglio patriottico, ma qualsiasi gara disputata contro esponenti casalinghi, è stata fischiata così forte da rendere davvero difficoltosa la concentrazione per gli avversari. Alcuni tuttavia, non hanno taciuto, come il francese Renaud Lavillenie, ormai ex campione del mondo di salto con l'asta, che in una disciplina dove il fair play è più radicato, non ha tollerato i fischi irrispettosi dello stadio.
Ma arriviamo alla mia parte preferita: i commentatori e i giornalisti.
Fin dalla cerimonia di apertura si sono sentite perle come "L'acqua che manca nella saliva sgorga dagli occhi", che sicuramente preludevano a qualcosa di pessimo gusto, ma salvo alcune eccezioni come il mitico Andrea Lucchetta, i commentatori televisivi non mi hanno fatto impazzire di gioia: spesso ho preferito accendere la radio tenendo muta la TV per avere un po' di imparzialità e di commento tecnico. Fossero stati anche solo un pochino più neutrali, avrei apprezzato di più la categoria: per esempio nei tuffi ho trovato ingiusto che non venisse nemmeno dedicata una piccola nota di merito alle campionesse cinesi perché “Tanto si sa che la Cina vince tutto”, come se loro non si allenassero o non soffrissero per arrivare dove sono.
Comunque non è facile commentare, serve avere sempre la parola giusta e la verve adatta; possono sfuggire strafalcioni, insomma è tutto in diretta e qualcosa può scappare.
Quello che in assoluto ho trovato imperdonabile invece è stato il tono di molti giornalisti, che hanno avuto tutto il tempo per pensare a cosa scrivere, e hanno deciso di scrivere cose stupide.
Pensiamo al trio delle cicciottelle, la polemica italiana forse più animata che continuerà a far parlare anche ben oltre lo scadere dei giochi perché porta con sé un malessere molto più ampio della gaffe stessa; ma analizziamo solo ed esclusivamente al titolo, è un titolo puramente trash, una serie di parole che nel tentativo di distinguersi scade nel ridicolo.
Ma prima ancora dell'inizio delle Olimpiadi stesse c'era stata una ventata di superficialità con una sequela di articoli che mettevano in mostra le caratteristiche fisiche migliori degli atleti e delle atlete, preannunciando questo trend di frivolezza che non ha travolto solo la stampa italiana.
Ho trovato immensa poi la figuraccia nel titolo al video senza sottotitoli della nuotatrice cinese Fu Yuanhui che è stata definita Satana a Rio che spaventa il mondo; si tratta di una trovata enormemente sciocca non solo perché offensiva, ma perché se il giornalista si fosse documentato un minimo, invece di lanciare una pietra sensazionalista a caso, avrebbe scoperto che l'atleta è diventata subito un meme mondiale per simpatia e goffaggine.
Nonostante tutto ciò, la medaglia dell'idiozia suprema viene vinta a mani basse da un giornalista americano del Daily Beast, che usando un'app per incontri omosessuali, ha girato per il villaggio olimpico cercando di adescare atleti gay dichiarati e non, per “smascherare” le loro tendenze sessuali, pubblicando perfino i loro nomi in un articolo che fortunatamente è rimasto online per poche ore. Qui però siamo ben oltre l'effetto trash, al di là di quanto sia sbagliato sotto ogni punto di vista agire in questo modo, la questione più preoccupante riguarda le eventuali ripercussioni sugli atleti che nei loro Paesi d'origine sono costretti a tenere nascoste le loro preferenze sessuali, magari alla loro stessa squadra.
Quali sono invece le peggiori trovate che avete riscontrato in queste Olimpiadi?