Avete mai guardato un temporale avvicinarsi a voi impetuoso, uno spettacolo spaventoso e maestoso da cui non potete togliere lo sguardo? Jordan Peele nel suo ultimo film Nope punta proprio a quello, a regalarvi uno spettacolo e a parlare dello spettacolo, e dopo averlo visto in anteprima per questa recensione possiamo dire che ci riesce appieno. Nope è uno di quei film da cui non potete distogliere lo sguardo per tutte le due ore di proiezione e di cui volete parlare con chiunque altro l’abbia visto per le due ore successive.
La nostra recensione di Nope, l’ultimo film di Jordan Peele
OJ Haywood (Daniel Kaluuya) e Emerald Haywood (Keke Palmer) gestiscono il ranch aperto da loro padre Otis Senior (Keith David), che fornisce cavalli per film e pubblicità a Hollywood. Vantano una discendenza dal primo uomo apparso in un ‘film’, le famose prime immagini del “Cavallo in movimento” catturate da Eadweard Muybridge. Sono addestratori da quando è nato il cinema, non vogliono chiudere il ranch anche se le cose vanno male. Per cui OJ si trova a vendere i suoi cavalli a Ricky ‘Jupe’ Park (Steven Yeun), che gestisce un parco divertimenti a metà fra il western e il fantascientifico.
Ma quando delle attività strane iniziano a manifestarvi nel cielo sopra il loro ranch, vogliono trovare il modo di documentarle per riscattare il proprio nome e la propria situazione economica. E chiedono l’aiuto di Angel Torres (Brandon Perea), commesso in una catena di elettrodomestici che vende loro telecamere di sicurezza, e Antlers Holst (Michael Wincott), direttore della fotografia tenebroso.
Questi due paragrafi riassumono diffusamente il primo atto del film, ma abbiano dovuto epurarli di almeno due sequenze fondamentali per evitare di farvi spoiler. Anzi, per farvi godere il film non vi diremo neanche cos’è lo “spettacolo”, l’attrazione visiva e narrativa principale di questa storia. Ma una volta che sarete tornati dal cinema a bocca aperta, tornate su questa recensione di Nope per rivedervi il trailer (e magari per dirci cosa ne pensate). Gli indizi ci sono tutti, a partire da come appare la scritta “Un film di Jordan Peele“. Ma durante la proiezione al cinema questa storia continuerà a sorprendervi.
Un cast ottimo e dialoghi brillanti per tenervi con i piedi per terra
Questo senza dubbio è il film più ambizioso di Jordan Peele, da un punto di vista visuale se non narrativo. La sua telecamera si muove pochissimo in orizzontale, ma si alza spesso verso il cielo: è da lì che viene il “miracolo cattivo” di cui parla OJ nel trailer.
Ma per guardare in alto serve avere i piedi per terra. E il cast e la penna da comico brillante prima che da regista di thriller di Peele svolge questo lavoro perfettamente. La dinamica fra i fratelli OJ e Emerald sembra semplicemente vera. Lo stoicismo di Kaluuya e la dinamicità infinità di Palmer si contrappongono in maniera sublime, il modo in cui bisticciano e si supportano senza finta gentilezza sarà familiare a chiunque sia cresciuto con fratelli e sorelle. Se anche non sono più vicini come un tempo, nei piccoli gesti vediamo che OJ e Emerald si conoscono come nessun altro potrà mai farlo.
Non abbiamo trovato le loro interpretazioni perfette. Ci sono momenti in cui Kaluuya sembrava ‘troppo’ stoico e Palmer ‘troppo’ dinamica. Ma nei momenti in cui conta, quando l’adrenalina vi porta sul bordo della poltrona del cinema, sentirete l’impulso di correre come OJ e urlare come Emerald.
Gli altri attori non sono sfruttati con altrettanta attenzione, con Brandon Perea e Steven Yeun che non hanno forse abbastanza spazio per brillare. Sono personaggi interessanti e ben costruiti, ma con meno impatto sulla storia di quanto ci saremmo aspettati. Michael Wincott sembra parlare per Peele in più di una scena, con una saggezza che in quella situazione nessun uomo (che non conosca già il finale) potrebbe avere. Ma lo fa con una voce divina: se potete guardare il film in lingua originale, lui da solo vale il prezzo del biglietto.
Recensione di Nope: il puro spettacolo del cinema
Questo film è spettacolare. Le riprese del direttore della fotografia Hoyte van Hoytema in IMAX dell’assolata California tolgono il fiato. E lo ‘spettacolo’ di cui non vogliamo parlarvi ha dimensioni e portata di livello spielberghiano. Il tipo di qualità visuale che si può ottenere solamente con una troupe di livello assoluto, dagli assistenti fino al montaggio di Nicholas Monsour.
Non è un caso quindi che Peele scelga di celebrare questo mondo. I personaggi della nostra storia hanno tutti a che fare con il mondo dello spettacolo, nel caso dei protagonisti da quando è nato il cinema. E con i soliti richiami interni durante il film, con la cura dei dettagli, Nope riesce sia a lodare il lavoro di chi suda sui set cinematografici, pur criticando molte delle idiosincrasie tipiche di questo mondo. Il finale risulta emblematico: davanti al pur spettacolo c’è chi è disposto a fare veramente di tutto pur di girare quell’unica e perfetta scena.
Nope prende il mondo dello spettacolo come ambientazione, pur in maniera diversa e con protagonisti insoliti. E poi parla dello spettacolo puro, di quella natura da cui non riusciamo a staccare gli occhi. Che vogliamo dominare pur avendone paura.
Ma fa molto di più di questo. Usciti dall’anteprima abbiamo parlato con dei colleghi del film e pensiamo di aver sollevato almeno una ventina di teorie, riferimenti (perché si chiama OJ, perché la sua felpa a quel colore?) e metafore. E dopo tutti quei discorsi possiamo dire di aver capito tutto di questo film? Nope.
Pensiamo che sia la vera magia di una storia, che non possiamo cogliere completamente a livello intellettuale. Se volessimo solo scoprire cosa Jordan Peele pensa dello ‘spettacolo’, di cosa significa il prestare attenzione a eventi terribili (dai cambiamenti climatici alle violenze viste negli Stati Uniti negli ultimi anni), gli chiederemmo di scrivere un saggio breve sull’argomento. Un film è soprattutto emozione, seguire una storia fino in fondo significa capirla non solo con la testa ma anche con la pancia e con il cuore.
Se alcune interpretazioni sembrano più chiare di altre, c’è tutto un sottobosco di simboli, richiami e dettagli che sono sfuggiti a voi ma che un vostro amico ha colto. E parlandone dopo la proiezione vi domanderete cosa ha voluto dire con quella frase o quel gesto il regista. Questo, insieme allo spettacolo visivo, è uno dei motivi per cui Nope va visto al cinema: è un evento sociale.
La recensione di Nope: un film ambizioso e spettacolare, puro cinema
Qualcuno guarderà Nope per lo spettacolo puro che offre, qualcuno ragionerà sulle metafore sociali e sull’indomabilità della natura (anche di quella umana). Qualcuno rimuginerà sui buchi di trama o si lamenterà per qualcos’altro. Ma siamo convinti che tutti guarderanno questo film con gli occhi sgranati e la bocca aperta. E quasi tutti non la chiuderanno nemmeno finita la proiezione, per discutere con gli amici quello che hanno appena visto.
Questo è cinema allo stato puro e Jordan Peele e il suo team creativo sono tra i pochi che continuano a farlo in maniera originale. E incredibilmente ambiziosa. Andate a vedere questo film e andate a vederlo al cinema quando uscirà l’11 agosto, se potete. Nope si merita tutto l’affetto possibile e noi come pubblico ci meritiamo di continuare a vedere film adrenalinici, empatici, intelligenti. E soprattutto, che siano un vero spettacolo.
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