Se i grandi Maestri del cinema dovessero venir immortalati nel loro essere uomini e registi, ma anche un po' filosofi e conoscitori del mondo, quali tecniche, quali materiali sarebbero i più adatti?
A primo impatto si potrebbe pensare magari a una pellicola, forse l'ipotesi più semplice, per riassumere le idee e i punti cardine del pensiero di ciascuno di essi, con stralci di film e citazioni emblematiche; oppure una foto o un racconto, un qualcosa che insomma trasmetta dinamicamente sia un pensiero intellettuale che l'idea di movimento intrinseca all'arte cinematografica.
E se invece si optasse per un'antitesi, per un contrasto allusivo che richiami due nature opposte e complementari? In tal caso la decisione dovrebbe dunque ricadere su qualcosa di statico, e cosa c'è di più immobile di una statua?
E' appunto questa la scelta dello scultore e regista Ferdinando Lauretani, che proprio in una simile chiave ha voluto proporre la sua mostra “Cinema Italiano – I fabbricanti di sogni”, inaugurata il 15 marzo scorso. Alla serata d'apertura oltre a Lauretani stesso, ha partecipato il maestro Ermanno Olmi, che ha condiviso con il pubblico momenti e ricordi, avvalorando ancor di più l'atmosfera suggestiva dell'evento. E' bastato trascorrere mezzora ad ascoltare i due Maestri chiacchierare riguardo le opere e i registi rappresentati per rivivere la storia del cinema italiano, visualizzarla, sentirla lì presente.
L'esposizione occupa un'area relativamente ristretta, ma d'altronde una dispersione nello spazio sarebbe stata fuoriluogo; essenzialità e sobrietà fanno parte del concept di ogni singola scultura. Incontriamo figure uniche, isolate nella loro teca e assistiamo a come la forma umana ricavata dal marmo riesca a fondersi con l'ambiente circostante attraverso pochi semplici ma essenziali dettagli.
Abbiamo così un Ermanno Olmi come prima rappresentazione, tutto proteso verso il suo "Albero degli Zoccoli"; un Vittorio de Sica in una delle sue famose pose istrioniche; un Roberto Rossellini che seduto davanti alle mura di una "Roma città aperta" semplicemente attende, così come proprio della sua filosofia di cineasta.
Compare anche Sergio Leone, "quello famoso per i western" che in realtà qui è ricordato come regista de "Il colosso di Rodi", omaggio profondo e intelligente a tutta la sua carriera precedente il periodo western degli anni Sessanta.
Ad aver colpito e quasi commosso il maestro Ermanno Olmi (in persona, non la statua) è stata la raffigurazione di Federico Fellini che (come ha ricordato il regista) con il suo amore per il mare, l'Italia e il cinema non ebbe nemmeno le sovvenzioni necessarie a girare un ultimo film.
Posto di fronte a Ermanno Olmi, e non a caso, abbiamo un regista ben più giovane degli altri: Gabriele Salvatores che, con un compasso puntato tra una pellicola e un codice binario, incarna la dicotomia tra continuità col passato e i nuovi strumenti della modernità.
Particolare è la presenza di Roberto Benigni, senz'altro ottimo artista e regista, anche lui più giovane "della media", rappresentato non in veste di cineasta ma negli abiti declamatori di interprete di Dante.
Intorno alle teche vi sono inoltre alcuni pannelli, sui quali sono appese brevi citazioni tratte da ognuno dei registi rappresentati, estremamente utili e illuminanti per l'interpretazione di quelle sculture che possono risultare meno immediate alla comprensione.
Per ogni appassionato di cinema è sicuramente emozionante e interessante confrontare la propria visione personale con l'interpretazione dello scultore. Per chi conosce meno il cinema si tratta comunque di un'esperienza affascinante, senza dubbio in grado di avvicinare lo spettatore al mondo dell'arte, nella forma della scultura e in quella cinematografica.
La mostra resterà aperta gratuitamente al pubblico fino al 7 aprile presso il palazzo PwC Experience di via Monte Rosa 91 a Milano.
Accanto alle teche con le statue di marmo compare una postazione per la vendita del catalogo della mostra e del romanzo breve di Lauretani dal titolo "Sinfonia per una quercia condannata": non si tratta di una trovata commerciale, ma di un'iniziativa umanitaria. Il ricavato delle vendite sarà infatti devoluto all'associazione umanitaria Amurt, che da anni si occupa di sostenere negli studi le ragazze orfane alloggiate nell'Ananda Marga Children's Home di Calcutta.