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NieR: Automata, gli androidi possono piangere?

La rivelazione dell’anno, così potremmo definire NieR Automata, titolo creato grazie agli sforzi di Square Enix e Platinum Games, sotto la regia di Yoko Taro, visionario autore di questo ottimo gioco. “Rivelazione dell’anno” può sembrare forte come espressione, ma NieR Automata è riuscito a conquistare sia noi che il pubblico di tutto il mondo in un periodo denso di uscite di grosso calibro. Tutto il merito va all’unione di una trama sapientemente narrata e di un gameplay spettacolare e divertente: il gioco continua a reinventarsi anche quando pensiamo di aver visto tutto.

Partiamo dalla storia. NieR Automata è ambientato nello stesso mondo di NieR Replicant/Gelstat, titolo uscito su PlayStation 3 e Xbox 360 alcuni anni fa. La storia si fa apprezzare pienamente anche senza aver giocato al prequel, ma i riferimenti a quest’ultimo non mancano. In questo mondo post-apocalittico, l’umanità è stata costretta a rifugiarsi sulla Luna in seguito ad un’invasione aliena, resa possibile dall’impiego, come armi, delle biomacchine, speciali esseri robotici che ormai tengono in scacco il pianeta Terra da molto tempo. Per contrastare la minaccia degli alieni e delle biomacchine, gli umani hanno creato degli speciali androidi da combattimento, il cui compito è muovere guerra ai nemici in modo da poter riconquistare il pianeta natale. Noi andremo a controllare proprio due di questi androidi da combattimento, le unità YoRHa 2B, di tipo femminile e specializzata nel combattimento, e l’unità 9S, di tipo maschile e specializzata invece nella ricognizione e nell’acquisizione dati. La storia vede dunque due tipi di macchine contrapposte per le due fazioni organiche in guerra, due tipi di macchine diverse solo nell’aspetto esteriore ma per cui non esiste una reale, marcata differenza.
I dilemmi si infittiscono quando entra in gioco la questione delle emozioni, tecnicamente prerogativa solo umana, preclusa alle macchine combattenti in quanto di natura meccanica. Il fulcro della narrazione invece rende l’aspetto sentimentale centrale nella storia, proprio perché entrambi i tipi di macchine sviluppano sentimenti che li rendono sempre più simili agli uomini, ponendo particolarmente enfasi sugli aspetti filosofici propri delle domande esistenziali che da tempo immemore l’umanità si pone. Qual è lo scopo della vita? Cosa sono le emozioni? Può un androide piangere? Questi sono tutti interrogativi che le macchine di entrambe le fazioni di NieR si pongono continuamente, e a causa delle quali sono costantemente messe alla prova di fronte alle tante anomalie di comportamento di quelle che dovrebbero essere solo macchine adibite alla distruzione del nemico. Il titolo ci offre quindi una trama piena di spunti e riflessioni profonde e non sempre ci dà la risposta pronta, così che il giocatore sia spinto a riflettere. Per capire tutte le sfaccettature della trama di NieR Automata servirà finirlo per tre volte, infatti ogni nuova run ci vedrà nei panni di un personaggio diverso, potendo assumere dunque un altro punto di vista e scoprire dettagli nuovi e inaspettati della storia. Questa formula rinnova anche il concetto classico di New Game Plus, infatti ogni nuovo inizio apporterà notevoli differenze nel gameplay oltre che nella storia.

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Altro grande protagonista del titolo è proprio il gameplay. Il titolo ci vedrà fondamentalmente esplorare una mappa open world, in cui dovremo muoverci da un punto all’altro per completare le quest principali. Il mondo di gioco non è enorme come quelli a cui ultimamente molti titoli ci hanno abituato, ma nella sua compattezza riesce a dare una particolare caratterizzazione a ogni area. Ovviamente non mancano nemmeno le sidequest: non solo classiche raccolte di materiali o eliminazione di determinati nemici, ma anche missioni più interessanti, che approfondiscono aspetti della trama non toccati dalle quest principali. NieR è fondamentalmente un action RPG, ma la parte action è sicuramente una delle cose migliori viste in questo campo negli ultimi anni. Non a caso gli sviluppatori sono i mai abbastanza osannati Platinum Games, che riescono come sempre a garantire un Combat System dinamico e spettacolare, proponendo una piena libertà di azione al giocatore (come avevamo spiegato in maniera più approfondita qui). Nei panni di 2B potremo equipaggiare due armi alla volta, una leggera e una pesante. Le armi sono divise a loro volta in varie categorie: spade leggere, spade pesanti, lance e manopole (una sorta di guanti da battaglia). Le armi potranno essere equipaggiate in qualsiasi ordine per dar vita alla propria combinazione preferita, inoltre sarà possibile avere due set differenti così da poter cambiare l’equipaggiamento con la semplice pressione di un tasto, in modo da adattarsi ai diversi tipi di nemici. Una volta presa la mano con il sistema, diventeremo artefici di una frenetica danza della morte, fatta di fendenti e schivate all’ultimo secondo, che ci daranno la possibilità di contrattaccare in modo fulmineo qualsiasi nemico.

Grazie anche ad un ottimo livello di personalizzazione del nostro personaggio, potremo anche variare il nostro approccio alla battaglia. Il sistema infatti prevede la possibilità di installare dei chip di memoria di varie dimensioni (sistema perfetto anche concettualmente essendo i nostri personaggi degli androidi), che potenzieranno o aggiungeranno delle abilità. Ad esempio, potremo concentrarci sull’attacco in mischia, potenziandolo con i chip adatti, oppure sulla difesa o la velocità; potremo inoltre aggiungere effetti nuovi agli attacchi, come la possibilità di rallentare il tempo per pochi secondi dopo aver eseguito una schivata perfetta, oppure la possibilità di autorigenerare la salute se non veniamo colpiti per alcuni secondi. Andando avanti con il gioco potremo comprare nuovi banchi di memoria così da poter incrementare le potenzialità del nostro androide. Il gameplay riserva però ulteriori sorprese, infatti, una volta preso il comando di 9S, lo stile di gioco cambierà non poco. 9S, essendo un’unità non preposta al combattimento, si affida principalmente alle sue abilità di hacking dei nemici: una volta colpito il nemico infatti si avvierà un minigioco molto minimale in stile shooter arcade (con tanto di musica stile cabinato anni ‘80) ma veloce e divertente, in cui dovremo distruggere le difese avversarie. Insomma, si tratta di un modo totalmente diverso di riaffrontare il gioco.

Oltre al classico combattimento corpo a corpo ci troveremo anche ad affrontare diverse fasi in cui il gameplay cambia totalmente, in un perfetto esercizio di stile dell’autore. Le parti più comuni sono quelle che ricordano gli shooter anni ‘80 somiglianti al classico Space Invaders. Queste sequenze, realizzate ottimamente, riescono a replicare il feeling dei migliori “Bullet Hell” con una miriade di proiettili sullo schermo, ma la difficoltà non risulta mai proibitiva. Eccellenti i cambi di prospettiva in queste fasi shooter, che ci vedranno passare da un combattimento con scorrimento in verticale ad uno più statico e addirittura, in alcuni casi, in perpendicolare, cosa che metterà a dura prova la nostra percezione di movimento. Altri grandi cambi si avranno con sequenze su un piano bidimensionale, addirittura con un’area che ricorda tantissimo lo stile di Castlevania, e persino una boss fight che ci ricorda un picchiaduro 2D. Nier è infatti un titolo poliedrico che riesce a stupire il giocatore proponendo diversi stili di gameplay, tutti ben realizzati, e senza mai annoiare.

Troviamo nella parte tecnica il punto debole della produzione. Nulla che possa rovinare la splendida esperienza di gioco, sia chiaro, ma dal punto di vista grafico NieR non riesce a stare sempre dietro a quanto proposto. L’azione su una PS4 normale vede i 60 fps al secondo non sempre stabili, infatti, per portare su schermo la coinvolgente azione di gioco, si è dovuti arrivare a un compromesso con il dettaglio grafico, che spesso è piuttosto blando e presenta anche diversi effetti pop up. In molte aree è presente un perenne effetto nebbia, che serve ad alleggerire il calcolo degli elementi presenti su schermo, ma che alla lunga può risultare fastidioso alla vista. A risollevare il tutto ci pensano gli scenari, particolarmente ispirati e con delle inquadrature dallo spiccato stile cinematografico, che mostrano l’attenzione messa dal direttore del progetto Yoko Taro sia nel dettaglio che nella potenza narrativa. Ad accompagnare i suggestivi ambienti che ci sono proposti, troviamo una colonna sonora davvero superba, con pezzi spesso cantati che tendono a catturare l’atmosfera del momento che stiamo vivendo nel gioco.

Sapevamo che NieR Automata aveva il potenziale di essere un bel gioco già dopo aver provato la demo, ma la prova finale supera ogni aspettativa, offrendoci un titolo profondo e ben realizzato sia dal punto di vista della storia che del gameplay. Le storie degli androidi 2B e 9S e di tutti gli altri interessanti comprimari ci hanno conquistato e non possiamo fare altro che consigliarvi, se già non lo avete preso, questo gran titolo.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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