Rob Jones: Quest’anno non c’è un’area di gioco in cui ci sentiamo di aver fatto molto meglio rispetto a un’altra; ovviamente quelle che spiccano sono la nuova modalità Carriera e il MyTeam. Quest’ultima offre ai giocatori un nuovo modo di interagire, più semplice del passato, con tante possibilità diverse di divertirsi e di collezionare i nuovi giocatori. Ci sono poi molte altre cose in tutte le aree, anche il gameplay adesso è molto più bilanciato e molto più fisico rispetto all’anno scorso. Ad esempio, non ero pienamente soddisfatto della resa, nel precedente capitolo, del contatto fisico durante le fasi d’attacco, in questo invece c’è molta più fisicità, proprio come dovrebbe essere in un gioco dedicato al basket. Sono molto contento perché penso che nel suo insieme sia uno dei giochi più completi che abbiamo mai fatto.
ON: Negli ultimi anni stiamo vedendo nei titoli sportivi una sorta di modalità storia che assume sempre più importanza nell’economia di gioco. Secondo te quanto è importante inserire una trama in un titolo di questo genere, una volta vissuto soltanto tramite il suo gameplay?
ON: Come mai avete deciso di ambientare la storia della modalità Carriera in Cina quest’anno?
ON: Parlando della modalità il Mio Quartiere, dopo l’introduzione dell’anno scorso quali sono stati i feedback della community e come questi hanno aiutato a espanderla e migliorarla?
RJ: La prima cosa che abbiamo notato è che non c’era ragione per restare troppo all’interno del quartiere: adesso invece ci sono molti più eventi in modo da far rimanere i giocatori il più possibile a divertirsi, anche con la possibilità di ottenere premi unici, come ad esempio una sorta di lotteria presente solo in determinati orari. Il nuovo IL Mio Quartiere è un luogo dinamico che cambia a seconda dell’evento presente, dove cambia anche l’ora del giorno e ti fa sentire all’interno di un mondo vivo. Nella scorsa incarnazione lo abbiamo voluto provare, anche come esperimento tecnico, così da poter dire “ci siamo riusciti, abbiamo riunito un centinaio di persone in un unico punto per giocare a basket”, ma poi la realtà era diversa perché una volta entrato vedevo tutti fermi immobili a giocare la loro partita. Adesso abbiamo messo nuovi giochi all’interno, come ad esempio il Dodgeball, che porterà la gente a giocare molto più insieme secondo noi.
ON: La serie NBA 2K è considerata la miglior simulazione di basket sul mercato, ogni anno quando create un nuovo gioco è praticamente una sfida con voi stessi. Come affrontate questa fase di creazione del gioco, provando a essere sempre un passo avanti rispetto a quanto fatto l’anno precedente?
RJ: Ovviamente varia dal settore preso in esame, ad esempio nella modalità Storia cerchiamo sia di imparare da errori o scelte che abbiamo fatto e che non hanno ottenuto un riscontro positivo dal pubblico, sia di guardare anche le modalità della concorrenza, che fortunatamente adesso vengono realizzate, così da poter migliorare da questo confronto, che non è limitato solo agli altri giochi sportivi, ma anche ad altri giochi in generale. Ad esempio, sarebbe una bugia dirti che quest’anno non abbiamo avuto nessuna ispirazione da Fortnite, perché Fortnite è un fenomeno incredibile in questo momento. Quando si parla di giochi di basket noi siamo i più grandi critici perché siamo anche giocatori, gente che gioca a basket e lo capisce e continuiamo a migliorarci di tanto, non di poco; in definitiva non siamo mai soddisfatti di dove siamo arrivati. La nostra idea ogni anno è che dobbiamo essere il miglior gioco dell’anno, non il miglior gioco di basket, ma anche rispetto a tutti gli altri titoli. Questo è un traguardo molto difficile per un gioco sportivo, però noi cerchiamo di arrivare a questo risultato.
Ringraziamo Rob Jones per averci concesso quest’interessante intervista.