Giove, il nostro Gigante di Gas, vanta di ben 79 lune, tutte con nomi derivanti dalle amanti, figlie e conquiste della divinitá greca da cui il pianeta stesso prende il nome. Tra queste, le quattro piú grandi (scoperte da Galileo nel 1610), vengono comunemente chiamate le lune Medicee (o lune Galileane), in ordine decrescente di massa: Io, Europa, Ganimede, Callisto. A noi oggi interessa Europa, come interessa alla NASA, poiché questo satellite naturale ha estese quantitá di ghiaccio, sotto al quale potrebbero esserci condizioni idonee alla vita.
Fonte: nasa.govCome vi abbiamo giá raccontato, l’agenzia spaziale é interessata a colonizzare in sequenza la nostra Luna, Marte, Europa ed Encelado (Saturno); Selene per comoditá e carenza di attrito atmosferico per i lanci, mentre Marte e i due satelliti naturali dei giganti gassosi per la presenza d’acqua. Il tutto per consentire un’agevolazione all’esplorazione spaziale….ma se nel frattempo trovassimo vita nel nostro stesso sisema solare? Giá l’acqua su Marte ha buone premesse, protetta dalle radiazioni cosmiche sotto 10 km dalla crosta marziana ma sappiamo giá con abbastanza certezza non ospiti vita. Su Europa gli scienziati si aspettano 10-30 Km di spessore di ghiaccio (anche se ci sono teorie discordanti) prima di arrivare al vasto oceano sottostante, ben protetto e inosservabile ad oggi.
Cosa ci fa pensare che ci possa essere vita?
Intanto la presenza di acqua é sempre una buona base, nonostante il freddo–e intendiamo il freddo— visto che la temperatura all’Equatore é di -163º C e di -223º C ai poli. Al contempo, sono stati osservati movimenti simili a quelli della tettonica a placche, plausibilmente a causa dall’interazione tra il suo oceano e i movimenti planetari delle altre lune Galileane, il che produrrebbe calore; a conferma di questa teoria, sono stati rilevati geyser emittenti vapore acqueo dal Telescopio Spaziale Hubble nel 2013.
É presente una tenue atmosfera composta da ossigeno, che peró, contrariamente a quella terrestre, non ha origine organica. L’ossigeno di Europa é creato dai geyser che abbiamo giá citato, di cui il vapore acqueo, sottoposto a luce, tramite radiolisi, si divide in idrogeno e ossigeno: in stato di separazione l’idrogeno é troppo leggero per subire l’attrazione gravitazionale e vá perduto.
L’indicatore principale alla possibilitá di vita, peró, é la presenza di fillosilicati, i quali sono spesso collegati alla materia organica.
Insomma, vale la pena andare a dare un’occhiata da vicino, anche perché rimane un’ottima tappa per l’esplorazione spaziale a prescindere dalla vita preesistente, visto che la sua crosta ghiacciata dona a Europa una superficie molto liscia, estremamente comoda per ammartaggi e lanci.
Ed esattamente come si aspetta la NASA di esplorare una massa di ghiaccio?
Fonte: Popular Science immagine concept dei geyser su EuropaCon difficoltá. Ad oggi la loro proposta é il piano denominato “tunnelbot“: un robot che possa scavare un tunnel nel ghiaccio, potenziato a energia nucleare, per poter raggiungere l’oceano sottostante e valutare 3 parametri, non mutualmente esclusivi: vita esistente, vita estinta e abitabilitá.
“Ma se la sonda é sotto 30 km di ghiaccio come si aspettano che comunichi con la base?”
Bella domanda, anche ipotizzando un utilizzo di satelliti-Cubo come i MarCO utilizzati per InSight, rimarrebbe il problema della comunicazione dalle profonditá alla superficie. Infatti la NASA ipotizza una regressione al buon vecchio cavo per le telecomunicazioni, e poi un relay dalla superficie.
“E poi se i macchinari cadono in acqua cosa fanno?“
Beh, quell’idea del cavo non era male, quindi hanno deciso di risolvere anche questo problema nello stesso modo, forse incorporando anche un galleggiante.
“Ma ci sono un monte di cose che potrebbero andare male e allora?“
Niente. Sono i rischi da prendere con l’esplorazione spaziale. Le variabili sono molteplici e piú si va lontano piú queste si amplificano. Gli scienziati non conoscono ancora bene una serie di parametri che non possono essere accertati senza uno scavo. Esattamente come molteplici missioni sia lunari che su Marte hanno fallito (nonostante si tenda a non ricordarcene) anche qua bisognerá sperimentare e sperare per il meglio.
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