Forse è capitato anche a voi di guardare un film o una serie TV in cui compare un attore affetto da nanismo e farvi delle domande sulla sua vita, “Come dev’essere la sua professione? Cosa cambierà rispetto ad un attore di statura ordinaria? Ci saranno delle agenzie speciali? ”. Non so, forse siamo solo noi ad essere un po’ troppo curiosi, ma c’è qualcuno che ha pensato di prendere queste domande magari impertinenti e farne una commedia/mockumentary (un finto documentario parodia) coi fiocchi. E non si tratta di due autori qualunque che hanno fatto commedie da quattro soldi, ma di Ricky Gervais e Stephen Merchant, autori di serie come The Office UK e Extras. Autori interessanti, ma per quanto l’idea sia partita da loro e loro compaiano nella serie nel ruolo di loro stessi, è un altro il vero protagonista sia sul set che dietro le quinte, un vero nano, o come lui ama definirsi, “a showbiz dwarf” un nano di spettacolo.
Lo avete visto nei panni dell’Ewok Wicket in Star Wars – Il Ritorno dello Jedi, in quelli del professore di Incantesimi Filius Flitwick a Hogwarts, era il corpo di Marvin nella versione cinematografica con Martin Freeman di Guida Galattica per Autostoppisti e, oltre a decine e decine di altre cose (fra cui le due famosissime serie sopracitate) è anche apparso in un episodio della scorsa stagione di Doctor Who e in uno di Merlin. Stiamo parlando di Warwick Davis, e della commedia/mockumentary ispirata alla sua vita Life’s too Short. Quando in un’intervista gli hanno chiesto se il titolo non fosse offensivo nei confronti delle persone affette da nanismo ha risposto che lo ha scelto lui stesso, e questo riassume un po’ lo spirito della serie, che (come le migliori commedie) cerca di dire qualcosa dicendo quasi l’opposto, in modo impertinente e quasi irritante. Warwick Davis interpreta se stesso nella serie, una versione inventata di se stesso che pur essendo irrealistico al punto da far ridere (altrimenti che commedia sarebbe?) ti lascia perfettamente consapevole che molte cose sono prese dalla sua vita reale.
Davis in Life’s too Short è un attore arrogante e presuntuoso la cui carriera non brilla più come una volta, continua a ricordare a tutti che è stato in Star Wars e ha fatto questo e quell’altro film famoso, ma il telefono non squilla e lui si rifiuta di accettare che non è più un attore di Hollywood. Così decide di fare una serie/documentario sulla sua vita, che possa fargli pubblicità, e se non hai letto niente precedentemente e guardi la serie “alla cieca” per qualche minuto ci credi anche, poi arrivano gli sketch divertenti e quasi un po’ disturbanti e tutto diventa chiaro: mockumentary. Warwick è così disperato e così convinto di essere una influente film star che circa ogni giorno va a fare visita ai suoi amiconi Ricky Gervais e Stephen Merchant (li abbiamo nominati prima), che in realtà cercano di sbarazzarsene nei modi più disparati perché non hanno lavoro per lui.
Un lavoro il nostro arrogante protagonista in realtà ce lo avrebbe, gestisce un agenzia di impiego nel mondo dello spettacolo per persone affette da nanismo (cosa che effettivamente Davis fa nella vita reale), soltanto che anche quella è in bancarotta e il telefono non squilla mai, così i poveri clienti si ritrovano a fare le palle da bowling alle feste, non molto redditizio o edificante. Durante la sua disperata ricerca di soldi da racimolare e successo da riconquistare Warwick Davis fa incontri decisamente notevoli, soltanto i primi tre episodi vedono come guest star (e protagonisti di divertenti sketch) Johnny Depp, Helena Bonham Carter e Liam Neeson. In particolare quest’ultimo è protagonista di una scena che chi ha visto un po’ di suoi film (e chi non li ha visti?) non potrà che amare, in cui Neeson si reca da Gervais e Merchant perché ha deciso di darsi alla commedia (sì, lui) e inizia ad improvvisare assieme a loro qualche scena, ma finisce per rovinarle tutte inserendo cose come il cancro e l’AIDS (come se la sua sola espressione facciale non bastasse).
Gervais ha definito questa serie “La terza nella nostra trilogia di sit-com TV, un'altra commedia che osserva un soggetto nel suo stato naturale, occupandosi di problemi quotidiani, difetti umani e norme sociali alle ortiche…ma con un nano”. Pensiamo sia abbastanza per decidere di darle un’occhiata.