Il catalogo dei cosiddetti remake live-action Disney accoglie un nuovo elemento. Si tratta di Mulan che dal 4 settembre è disponibile su Disney+, con una modalità di distribuzione nuova (e non esente da polemiche). A più di vent’anni dal debutto di uno dei classici animati più amati dello studio, è tempo di riscoprire la storia di questa grande eroina cinese con uno sguardo nuovo. E il risultato è decisamente convincente. Addentriamoci nella recensione di Mulan per scoprire di più.
Mulan tra anni ’90 e 2020
Fin dalle prime notizie in merito al progetto era evidente che questo film si sarebbe allontanato parecchio dal classico da cui prendeva ispirazione. Ora che lo abbiamo finalmente a disposizione, possiamo confermare che è assolutamente così. Si tratta di un’opera che, nel filone delle nuove versioni dei classici animati, si colloca all’opposto de Il re leone. Se questo era praticamente una riproposizione pedissequa dell’originale, impreziosita dalle opportunità offerte dalla tecnologia, Mulan prende la propria strada in libertà.
Tante delle caratteristiche dell’opera d’animazione si sono perse nello sviluppo. Personaggi anche molto amati come Nonna Fa, il grillo Cri-Kee e addirittura Mushu scompaiono del tutto. Altri ancora sono sostituiti da nuove figure, dal ruolo simile, ma che sono profondamente diverse dalle controparti originali, al punto che è difficile davvero ricollegarle a esse direttamente. È il caso ad esempio dei commilitoni di Mulan, compreso Li Shang.
Nasce così una storia che pur mantenendo le linee generali del classico e della leggenda che lo ha ispirato risulta nuova e indipendente dal passato. Un racconto che affronta la questione femminile se possibile in maniera più intensa dell’originale animato. Dopotutto il dibattito è stato ampio in questi vent’anni ed era importante riflettere questo passaggio in una nuova versione.
A contribuire non solo a questa riflessione, ma alla qualità generale della storia è un nuovo personaggio, Xianniang. Un villain aggiuntivo, più stratificato rispetto al suo alleato e allo Shan-Yu originale, motivato da qualcosa di più di un semplice desiderio di conquista. Un doppio della protagonista per certi versi, dall’arco non del tutto originale, ma dall’apporto importante per la riuscita del film.
Porterai onore a tutti noi
Muovendoci oltre le questioni narrative, è importante sottolineare il grande lavoro fatto da Niki Caro alla regia. Fin dalla sequenza di apertura, ma ancora di più quella del primo attacco da parte degli invasori, si nota come la regista abbia voluto apportare un proprio contributo forte all’opera, non limitandosi a un semplice compitino.
Nel corso del film vediamo sperimentazioni, movimenti arditi che offrono una bellissima sensazione di freschezza oltre che dinamismo. L’obiettivo è stupire e affascinare in ogni singola immagine a schermo, con un’attenzione al dettaglio non indifferente. In particolare, si nota una grande cura nell’uso del colore, sfruttando tante tonalità diverse per rendere più viva la scena.
In alcuni momenti questo continuo tentativo di impressionare lo spettatore sfugge di mano, risultando leggermente stucchevole, ma si tratta solo di istanti. Nelle sequenze principali, a partire dagli scontri sul campo di battaglia, la resa è sempre convincente.
Un discorso per certi versi opposto si può fare per l’influenza del genere wuxia. Un’ispirazione dichiarata e forte, che però sembra restare sempre con il freno tirato. Ci sono diverse scene d’azione che richiamano lo stile di questo genere in maniera palese, ma sono quasi sempre brevi e soprattutto mancano di quella grinta in più che ne avrebbe migliorato l’impatto.
Al di là di tutto questo, resta il fatto che questo Mulan lascia decisamente il segno dal punto di vista visivo, in maniera diversa ma non meno intensa di quanto faceva l’originale animato. Lascia un po’ l’amaro in bocca il fatto che gli eventi abbiano portato a questa sua distribuzione domestica, senza un passaggio in sala, dove avrebbe potuto rendere al massimo.
Mulan, tra operazione e cinema
Arrivati a questo punto, è chiaro che Mulan sia per noi un film assolutamente meritevole, sicuramente uno dei migliori tra i remake live-action Disney che sono arrivati in sala in questi anni. Viste le libertà che si prende, forse non è forse neanche corretto parlare di ‘remake’. Si tratta piuttosto di un nuovo adattamento della storia da cui ha avuto origine il classico, con solo alcuni richiami (in scene specifiche e/o tramite le musiche) alla versione animata. Un approccio che sicuramente ha avuto un ruolo importante nel rendere la pellicola così convincente.
Si tratta di una strada va contro l’apparente senso dell’operazione attuata da Disney nel riportare al cinema questi classici. Il fattore nostalgia è praticamente nullo nella visione di Mulan: chi sceglie di vederlo puntando a rivivere il film d’animazione degli anni ’90 resterà deluso da questo punto di vista.
D’altro canto però, proprio questo distanziarsi, questo raccontare una storia nuova per il pubblico del 2020 è la forza vera della nuova Mulan. È proprio per il fatto che questa storia vive da sola, senza basare il proprio valore su un predecessore passato che probabilmente sarà il ‘remake’ live-action che più si ricorderà nei prossimi anni. Dopotutto, se vogliamo rivedere il cartone animato basta fare un paio di click, senza neanche uscire da Disney+.
Mulan sarà disponibile in esclusiva per gli abbonati a Disney+ tramite Accesso VIP dal 4 settembre.
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