È una delle leggende più popolari del mondo. Sul fondo del lago Loch Ness, nel bel mezzo delle maestose Highland scozzesi così care ai fan di Harry Potter, vivrebbe un mostro. Il mondo gli ha dato persino un nome: Nessie, riprendendo il nome del lago che lo ospiterebbe.
Amatissima dagli scozzesi (i quali devono sicuramente a questa leggenda una fetta del turismo locale), la creatura è parte integrante dell’immaginario collettivo delle Highland, al punto che persino J. K. Rowling, quando deciderà di posizionare in quelle terre la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, non mancherà di farvi riferimento.
Ma torniamo al mondo babbano: il mostro di Loch Ness esiste?
Ovviamente la risposta possiamo intuirla tutti, ma perchè rovinare una storia affascinante con la verità? Ad ogni modo, per tentare di rispondere a questa domanda, è sceso in campo un gruppo di ricercatori volontari. Questi, proprio settimana scorsa, hanno iniziato quella che è stata definita “la più grande caccia di sempre a Nessie”. Caccia in senso pacifico, ovviamente. Tutti amano Nessie.
Droni subaquei e ricercatori sulle tracce del Mostro di Loch Ness
Tutto è cominciato sabato scorso (26 agosto 2023), quando alcuni ricercatori si sono dati appuntamento sulle rive del lago Loch Ness armati di droni subaquei, scanner termici, telecamere a infrarossi e altre tecnologie di sorta. Insomma un’enorme versione live-action di Pokemon Go!
L’evento è durato ben due giorni e, al di là della ricerca del mostro in sé (che si presta a facili battute), si è tramutato nella più grande indagine del lago Loch Ness da 50 anni a questa parte. I volontari hanno infatti scandagliato i fondali, analizzato la flora e la fauna del lago (e ovviamente hanno scattato tante foto nella speranza di immortalare la mitologica creatura).
Di Nessie però nemmeno l’ombra. Ammesso che i mostri abbiano un’ombra.
Nessie non si è fatta vedere, ma non è questo il punto
Ammettiamolo, forse nessuno si aspettava davvero di intravedere il giraffesco collo della creatura. La ricerca però ha un enorme valore simbolico. Lo ha spiegato bene Alan McKenna del Loch Ness Center, che ai microfoni della CBS ha dichiarato che “l’obiettivo è ispirare una nuova generazione di appassionati”. Mantenere viva l’attenzione insomma, anche perché, come suggerito poco sopra, le orde di appassionati di misteri contribuiscono non poco all’economia locale. Lo spiegava bene Bill Hicks in un dissacrante monologo.
In un’altra intervista, questa volta per BBC Radio, McKenna ha spiegato che i volontari stavano “ricercando eventuali anomalie sulla superficie del lago”. Parliamo quindi delle increspature dell’acqua che, in condizioni particolari, possono ingannare l’occhio e somigliare a strane creature. È lo stesso McKenna però a frenare gli entusiasmi (alimentando al contempo il mistero).
“Non ogni increspatura o onda è una bestia”, ha detto. Salvo poi aggiungere che “alcune possono essere spiegate scientificamente, ma altre no“.
La genesi della leggenda
Nata intorno al 1933, la leggenda di Nessie è puntualmente ritornata in auge nel corso del secolo scorso. Il primo avvistamento fu di tale Aldie Mackay, gestore dell’ex Drumnadrochit Hotel (oggi sede del Loch Ness Center). Mackay riferì di aver avvistato una “bestia acquatica” sulla superficie del lago. Data la vastità dello specchio d’acqua (che si estende su una lunghezza di 37 km per 230 metri di profondità), fu impossibile per la tecnologia dell’epoca smentire tale avvistamento.
Come spesso accade il mito alimentò la leggenda, al punto che nacquero aneddoti, storie di bizzarri avvistamenti e testimonianze oculari. Si avanzarono anche numerose teorie scientifiche molto affascinanti. Una di queste supponeva che Nessie – nel frattempo si era deciso che il mostro fosse donna e che dovesse avere un nome simpatico – fosse un plesiosauro, un rettile marino preistorico, che sarebbe sopravvissuto all’estinzione. Un plesiosauro con la pietra filosofale però, altrimenti non si giustifica la sua veneranda età.
Ma si sa: a una donna non si chiede mai l’età.
Altre ipotesi assurde, ma decisamente affascinanti, vogliono che il mostro sia un elefante fuggito da un circo, o ancora un’anguilla gigante.
Non sappiamo se i ricercatori saranno in grado di trovare qualcosa nel prossimo futuro. Ma una cosa è certa: la Scozia tutta ringrazia Nessie, mostro gentile e madre di ogni forma di marketing contemporaneo.
- Richards, Amber (Autore)