Modena Play 2021 si è appena conclusa. Le circostanze di questi ultimi, difficili anni rendono anche solo questa semplice frase un qualcosa di emozionante, un po’ magico: l’emergenza della pandemia ha rappresentato un ostacolo pressoché insormontabile per l’organizzazione degli eventi del nostro settore, soprattutto per quelli più grandi ed importanti. Nel 2020 il festival del gioco più importante dell’anno è stato dapprima rinviato, poi rinviato di nuovo, per poi essere definitivamente annullato e anche quest’anno le premesse non erano delle migliori. Grazie alla tenacia e alla determinazione degli organizzatori, e con un pizzico di fortunate contingenze, però, il Play ha fatto il suo trionfale ritorno presso i padiglioni di ModenaFiere. Noi c’eravamo, come sempre, e non possiamo nascondere la grandissima emozione che abbiamo provato ritrovandoci nell’allegro caos della fiera, fra gli stand e i tavoli da gioco, spostandoci da una dimostrazione all’altra, chiacchierando con amici che non vedevamo da due anni, mangiando tigelle con una birra de La Tana dell’Elfo.
Il gioco ai tempi del Covid
A remare contro alla buona riuscita della fiera c’erano tantissimi fattori, tutti, ovviamente, ricollegabili al Covid: ogni evento di questo calibro deve scontrarsi con necessità organizzative completamente nuove, dal controllo del Green Pass alla riorganizzazione degli spazi, dagli ingressi contingentati per il pubblico ad una disponibilità radicalmente inferiore per espositori e standisti. Il Play, poi, ha da sempre delle caratteristiche tutte sue, che hanno reso l’impresa ancora più ardua: Modena Play è il festival del gioco e i partecipanti si aspettano, appunto, di giocare, ma questo si traduce nell’esigenza di sanificare gli spazi, i tavoli, persino i giochi, senza contare che molte delle case editrici dipendono dalle decisioni dei quartieri generali che spesso sono all’estero. Insomma, un’impresa logistica non da poco, a cui è stato fatto fronte nella maniera migliore possibile. I compromessi sono stati tanti: non era possibile comprare il biglietto in loco, ma era necessario pre-acquistarlo online, per dare modo agli organizzatori di contare le presenze; la fila all’ingresso era assai più lunga del consueto, per accomodare i controlli della temperatura corporea e del Green Pass. All’interno i tavoli a disposizione dei giocatori erano più o meno la metà rispetto agli anni passati e le procedure per provare i giochi erano in genere più prudenti e quindi più lunghe. Diciamo “in genere” perché le regole d’ingaggio dei tavoli dimostrativi non erano uniformi: una delle aree di gioco più vaste, gestita da La Tana dei Goblin, seguiva regole ferree che prevedevano la sanificazione continua dei tavoli da parte degli infaticabili dimostratori e addirittura la “quarantena” dei giochi usati da un gruppo prima di tornare a disposizione, mentre altre aree, ad esempio quella di Giochi Uniti, hanno optato per un approccio più libero, semplicemente mettendo a disposizione dei giocatori tavoli e giochi. In alcuni casi, invece, si è scelto di non allestire proprio le dimostrazioni dei giochi: è quanto ha deciso Asmodee, seguendo le linee guida della casa editrice centrale, in Francia.
Modena Play 2021: un successo, nonostante tutto
Tutta l’area di ristoro è stata spostata all’esterno, nella zona dedicata ai giochi di ruolo dal vivo, e vi era il divieto di consumare cibo all’interno; gli eventi e gli incontri sono stati trasmessi in streaming, per consentire ad un maggior numero di persone di seguirli, e naturalmente visitatori ed espositori erano tenuti ad indossare la mascherina per tutta la permanenza nei padiglioni. Tutte queste necessarie precauzioni non hanno comunque scoraggiato il pubblico: il conteggio finale di questi tre giorni sfiora i 20000 visitatori. Si tratta di un ovvio, e atteso, passo indietro rispetto al numero record dell’edizione 2019, che ha venduto più del doppio dei biglietti, ma è chiaramente impossibile paragonare i due anni in termini numerici. Il successo di Modena Play 2021 si deve misurare anche con un altro metro. Il festival voleva riuscire ad essere fedele a sé stesso, offrire ciò che il proprio pubblico attendeva da due anni: un luogo dove giocare, sperimentare, scoprire, confrontarsi. Il direttore di ModenaFiere, Marco Momoli, si dice soddisfatto che il suo team (grandemente supportato, non dimentichiamolo, dal lavoro inestimabile delle associazioni che hanno collaborato all’organizzazione: Tre Emme, La Tana dei Goblin, La Gilda del Grifone) sia riuscito a mettere in piedi il festival in queste condizioni difficili, ma ci troviamo in particolare d’accordo alle parole del direttore artistico di Play, Andrea Ligabue: “Siamo davvero molto soddisfatti perché si è riusciti a ricreare le condizioni ideali affinché i visitatori potessero pensare solo a divertirsi, pur in un contesto assolutamente sicuro. Ora, dopo tre giorni possiamo dire “Si può fare” senza in alcun modo snaturare lo spirito che anima Play sin dalla prima edizione.”
Ed è proprio questo spirito che siamo stati felici di aver ritrovato nel primo vero grande evento fieristico del “dopo Covid”. L’emozione è stata grande, e ci fa guardare con ottimismo al futuro, con la speranza che i prossimi “ritorni in scena” siano altrettanto trionfali!
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