Ci sono film e registi destinati a camminare sul palco del Dolby Theatre durante la notte degl’Oscar sotto il suono degli applausi. La qualità della regia, della storia, della fotografia, della musica e degli interpreti per ottenere questo risultato sono essenziali; ma, come sempre, anche un pizzico di fortuna non guasta. Da un paio di anni a questa parte, gli addetti ai lavori che davvero vogliono puntare ad essere nominati sanno di non poter fare a meno di un singolare portafortuna vivente: Michael Stuhlbarg. Ebbene si, il segreto dietro una nomination agl’Oscar non passa per il giudizio dell’Academy ma per la presenza di un singolo attore nella pellicola. Lo assumi, gli affidi una parte e il gioco è fatto, prepara la smoking per la notte dorata.
Questa storia, di fantasia, sarebbe sufficiente a spiegare l’incredibile coincidenza che ha portato diversi film in cui Stuhlbarg ha recitato ad essere candidati (da puntualizzare che non sempre nella categoria Miglior film), ma mai come quest’anno questa “zampa di coniglio che respira” ha svolto così egregiamente la sua funzione fortunata.
Michael Stuhlbarg è un attore americano classe ’68 che ha un cognome sconosciuto ai più ma che sicuramente a vederlo la frase più ricorrente sarà: “ah, ma io questo l’ho già visto”. Sottotraccia compare in diversi film e serie tv di successo (Fargo, Broadwalk Empire), in ruoli sempre poliedrici che gli possano permettere di spaziare nelle interpretazioni. Inizia a muovere i primi passi recitativi a New York, dove studia, e all’inizio degl’anni Duemila decide di buttarsi nel mondo cinematografico intraprendendo i classici ruoli minori. Nel 2009 arriva il colpo di fortuna: i fratelli Coen lo scelgono come protagonista del film A Serious Man, ruolo che farà conoscere la sua bravura al pubblico e soprattutto ai registi con il giusto occhio. Da lì arriveranno diversi ruoli secondari in molte pellicole di successo, tra cui figurano: Hugo Cabret, Lincoln, Hitchock, Blue Jasmine, Steve Jobs, Trumbo e Arrival, tutti film candidati agl’Oscar (in diverse categorie).
Con quest’anno però sancisce la sua consacrazione a “portafortuna cinematografico vivente” segnando una splendida tripletta candidata agl’Oscar nella categoria Miglior film: The Shape of Water, The Post e Call Me by Your Name. Tutti film in cui non ricopre il ruolo del protagonista, rispettivamente lo scienziato “buono”, lo storico direttore del New York Times e il padre del protagonista, ma di cui sfrutta al massimo ogni singolo minuto del film. Ci si ricorda di lui anche se di lui non ci si dovrebbe ricordare.
Tre personaggi, tre sfaccettature del suo volto e tre personalità differenti che hanno portato registi del calibro di Spielberg e Del Toro ad affidargli piccole ma essenziali parti delle loro pellicole senza neanche sottoporlo ad un provino.
Attore capace di interpretare personaggi spietati per poi cambiare inquadratura e passare ad uno più comprensivo e affettuoso. Un vero trasformista, non nel fisico, ma nella mente e nel carattere.
Non è mai stato un attore da prima pagina, mai da palco ma perfettamente in grado di aiutare i colleghi ad emergere, a splendere, a “fortunarli”. E se non l’ha fatto di proposito è innegabile che, seppur americano, debba avere qualche antenato irlandese, probabilmente un leprecauno, altrimenti questa sua capacità non si spiegherebbe.
Perciò, registi e produttori, leggete bene, le statistiche non mentono: se volete avere qualche chance in più di essere candidati agl’Oscar assumete Michael Stuhlbarg.
N.B. Questo articolo non è stato finanziato da Michael Stuhlbarg.