Massimiliano Civica traduce e adatta al teatro moderno l‘Antigone di Sofocle. Spiega le sue scelte e il suo processo creativo al Festivaletteratura di Mantova.
Introduzione all’Antigone di Massimiliano Civica
Partiamo dalle basi. Chi è Massimiliano Civica? Si tratta di una figura di spicco nel teatro italiano, vincitore del Premio Lo Straniero, del Premio Hystrio-Associazione Nazionale Critici Teatrali e tre volte dell’UBU per la miglior regia. Per questo è così interessante vedere la sua traduzione e interpretazione teatrale di un gigante classico come Sofocle, in particolare l’Antigone.
A Festivaletteratura Civica spiega il suo processo di traduzione. Ha infatti scelto nel 2017 di tradurre Antigone poiché considera Sofocle uno dei grandi geni dell’umanità e per lui “prima di essere un lavoro, la traduzione è conoscenza”. Per due anni dice di essere stato in ascolto di questo grande del passato, portando questo processo all’estremo: quando qualcosa gli sfugge non è Sofocle che sbaglia ma Massimiliano non vede.
Alla fine del processo di traduzione, spiegato durante l’intervista con Elia Malagò, arriva l’adattamento teatrale. I due personaggi principali, Creonte e Antigone, sono interpretati rispettivamente da Oscar De Summa e Monica Demuru. Nel cast vediamo anche Monica Piseddu, Francesco Rotelli e Marcello Sambati. Le rappresentazioni si sono fermate dopo l’Arena del Sole di Bologna, a gennaio 2020, prima di partire veramente. Civica spera di poter riprendere ad aprile 2021 al Teatro Argentina di Roma.
L’attualizzazione dell’Antigone
Massimiliano Civica traduce e adatta al teatro moderno l’Antigone e nel farlo compie una scelta stilistica molto audace: Creonte è rappresentato come un partigiano e Polinice prima di morire era un fascista. La scelta è subito spiegata: all’epoca dell’Antigone Polinice era il traditore di Tebe. La lotta di Antigone contro il nuovo re Creonte per la sepoltura di Polinice era scioccante per i greci. Presto però perde il peso drammatico. Antigone non è più una figura con difetti e polarizzante, inizia a diventare l’eroina. Ѐ quindi probabile probabile che molti di voi, che state leggendo ora questo articolo, immaginiate Antigone come la paladina della tragedia.
Tra la perdita di significato di “traditore di Tebe” e delle parti che “incriminano” Antigone considerate spurie e tolte da traduzioni moderne (anche da Camillo Sbarbaro) non è difficile immaginare il perché della scelta di Massimiliano Civica. La sua Antigone ha una nuova forza, con un potere visivo che provoca shock e sentimenti contrastanti: proprio come avrebbe fatto l’Antigone nel quinto secolo a.C.
Civica si definisce “contro l’attualizzazione”, un trend degli ultimi anni. La sua decisione serve a “ridare valore, peso, per le sensibilità odierne, se no non c’era tragedia” e la sua versione sottolinea la presenza della tragedia familiare all’interno della tragedia politica.
L’Antigone e la natura umana
Massimiliano Civica continua analizzando più in dettaglio ciò che Sofocle ci dice sull’animo umano. I personaggi principali, specialmente gli indiscussi protagonisti Antigone e Creonte, sono deinòs. Di solito deinòs è tradotto “meraviglia” o “qualcosa che fa paura”. Nella parola deinòs i due significati convivono.
La voglia di andare oltre i confini è sia il pregio che la condanna dell’uomo. I termini dell’uomo sono tra violenza e creatività, i greci non vedono vie di mezzo. La capacità di andare verso gli estremi è sia estremamente positiva che estremamente pericolosa. Sofocle dice che il carattere delle persone è un problema politico, non a caso Antigone rappresenta l’aristocrazia e Creonte è il re. Creonte e Antigone sono entrambi deinòs. Sono la stessa cosa, due facce della stessa medaglia.
Nella loro analisi dell’animo umano i greci guardano con occhi secchi, sono terribilmente oggettivi. Forse per questo l’Antigone continua ad avere successo anche oggi, portando analisi umane valide per tutti i tempi.