Martin Scorsese, in una lunga intervista rilasciata a Entertainment Weekly, è ritornato a parlare dei cinecomic. Il regista conferma e ritratta al contempo il pensiero non lusinghiero sui film Marvel oltre a parlare della creazione di The Irishman e del suo rapporto con gli studios. Sui cinecomic infatti chiarisce: “I film di successo, i grandi lungometraggi tratti dai fumetti, sono dei film in stile parchi tematici, per quanto molti di loro siano fatti bene, a tutti i livelli”. Il regista parla poi di una forma di arte diversa: “Si tratta di una forma di cinema diversa o totalmente di un’altra forma d’arte. Speriamo che ci siano delle sale che programmino film diversi da quelli”.
Riguardo la pellicola che vede protagonisti Robert De Niro e Al Pacino, sottolinea come non sarebbe stato realizzato con la collaborazione di uno studio tradizionale. “Non sarebbe accaduto. Uno studio tradizionale è orientato verso la cifra più alta che può incassare, comprensibilmente. Penso che qualcosa sia andato storto”. Il motivo è chiaro. “C’è davvero poco spazio per questo tipo di film. Dicono ‘Oh, puoi girare film indipendenti’. Ma in questo modo si mettono le persone ai margini. Si mette l’arte ai margini”.
L’analisi di Scorsese è molto profonda. “Spero che un film come il mio possa far cambiare il modo in cui la gente percepisce un film. Devono prendersi il tempo per vederlo. Oggi tutto è veloce, così veloce”, ammette. Il regista poi prosegue: “È un pericolo non solo per il cinema, ma anche per la nostra cultura, per il nostro paese, per il mondo in cui vogliamo far crescere i nostri figli: accontentarsi della soluzione più rapida. Non dico che le persone dovrebbero per forza ingerire quella “medicina” che può essere una complessa opera d’arte”.